L’amico Gian Paolo Soria si lancia inopinatamente a difendere la scelta del Comune di Campo di mettere un ulteriore balzello di 5 euro per l’accesso ad una gran parte di Pianosa. Una fatica certamente degna di miglior causa e che dimentica una piccola cosa: dietro l’entrata di quel muro che il Comune tappa con quel biglietto ci sono anche beni e competenze e poteri che del Comune di Campo non sono e, soprattutto, nessuno dice che vuole andare a visitare i beni dei quali il Comune di Campo, sostenuto da Soria, si ritiene padrone. Nessuno chiede di entrare nei campi abbandonati dell’area agricola o di aprire le porte di fabbricati rivendicati dal Comune. Potremo discutere anni di questo – e lo abbiamo fatto – ma probabilmente io e Gian Paolo rimarremmo della stessa diversa opinione. Ma Gian Paolo Soria è persona intellettualmente onesta e mi sorprende che, per rafforzare i suoi ardui convincimenti, scriva: “Se questo, come dice Legambiente, corrisponde alla volontà di “creare momenti di scontro con il Parco” non so: ma di certo so che questi momenti non ci sono stati sotto la presidenza di Tanelli, con il quale la collaborazione è stata piena; come so che non sono stati la causa dell’arenarsi dei protocolli d’intesa, causa che forse va piuttosto ricercata nella modesta volontà di procedere da parte di tutti coloro che si erano impegnati”. Caro Gian Paolo, non so che film hai visto dal 1998 ad oggi o che sdolcinato romanzo d’appendice su Pianosa ti è stato raccontato, ma siccome io c’ero – sia nel Direttivo del Parco sia ad alcune importanti ed interminabili e nervosissime riunioni su Pianosa -, ti posso assicurare che la collaborazione “sotto la Presidenza Tanelli” non è stata affatto piena e che lo scontro, proprio sui temi che tu sollevi, è stato costante, faticoso e durissimo, con il Comune sempre pronto ed attivissimo a cogliere ogni pretesto ed occasione per sollevare problemi, rivendicazioni, ostacoli e cavilli. La storia degli anni della Presidenza Tanelli è costellata di Direttivi del Parco bloccati dal rappresentante del Comune di Campo per ore, ed addirittura per giorni, proprio sulle diverse interpretazioni dei rispettivi poteri, sulle rivendicazioni del Comune, sui soldi e la fruizione, sui tentativi di forzare la situazione, e fatto di interminabili riunioni senza nulla di fatto e di protocolli firmati e poi ignorati, ma magari, come si fa oggi, richiamati strumentalmente solo per mettere in difficoltà il Parco. Solo di una cosa non si parlava e sembrava non interessare il Comune: come difendere davvero l’enorme patrimonio ambientale di Pianosa. Gian Paolo Soria, se non mi crede, può chiedere agli altri componenti del Direttivo del Parco che erano ormai esausti fino alla nausea di discutere infinitamente e senza venirne mai a capo solo su due cose: Pianosa e i cinghiali. Se poi si vuole dire, per attirarsi alleati e simpatie politiche e per tentare di uscire da un vicolo cieco, che lo scontro è iniziato con il Commissario Barbetti lo si può anche fare, ma non è la verità, tanto è vero che la situazione di Pianosa non è stata mai risolta e che in tutti i numerosissimi momenti di polemica e di scontro su Pianosa che hanno costellato la storia del Parco il Comune ha sempre fatto la parte del protagonista testardo ed intransigente, sia con Tanelli che con Barbetti.
mazzantini umberto