Nessun allarmismo e nessuna chiusura preconcetta. Ma bene ha fatto la Provincia di Livorno ad esprimere cautela sui progetti di nuovi impianti del gas. Bene ha fatto a proporre che venga avviata la procedura di valutazione dell’impatto ambientale, rivendicando la propria competenza in materia. Una questione che interessa tutto l’Alto Tirreno e sulla quale è bene che anche gli abitanti dell’arcipelago siano correttamente informati. Di cosa si tratta? Nelle ultime settimane a Livorno si è aperto un confronto, anche istituzionale, sulla proposta della società Olt del gruppo Falck che vuole realizzare una grande piattaforma di rigassificazione in mare aperto, a circa venti chilometri dalla costa. Un progetto che prevede una nave ancorata e appositamente modificata che dovrebbe trasformare il gas liquido portato da altre navi. Il gas verrebbe poi trasportato sulla costa attraverso un condotto. Si tratta di un sistema alternativo ai tradizionali gasdotti. Ma c’è dell’altro: a pochi chilometri da Livorno, e precisamente a Rosignano (Vada), si sta valutando un altro progetto, presentato dalla Solvay (insieme a Edison e a BP) che prevede la costruzione a terra di un terminal di rigassificazione per trasformare il gas liquido in metano. Il rifornimento tramite navi verrebbe agevolato dal prolungamento dell’esistente pontile. A Livorno, il dibattito è forte e appare improbabile, viste le distanze, la realizzazione di entrambe le strutture. Per la localizzazione del futuro impianto occorre valutare attentamente l’impatto ambientale (ed è opportuna la valutazione congiunta dei due progetti) e i fattori di sicurezza. Non si possono trascurare alcuni elementi: che l’area interessata è di particolare interesse naturalistico riconosciuto da un accordo internazionale (il Santuario dei Cetacei), che Livorno e Piombino sono considerate aree a rischio industriale, che non mancano fattori di pericolosità del porto di Livorno. Servono garanzie sia sulla sicurezza dell’impianto (rischi propri di una simile struttura) sia sulle conseguenze dovute all’aumento del traffico di navi. Quali potrebbero essere le ripercussioni sull’ecosistema marino, sulle correnti, la flora e la fauna? E sull’economia del turismo (anche diportistico)? Quale compatibilità con il modello di sviluppo dell’Arcipelago? Certamente, non è facile affrontare problemi simili. Proprio per questo è opportuna l’iniziativa che la Provincia ha assunto e che è condivisa da Ministero, Regione ed altri enti. Un’attenzione che dovrà sempre più crescere perchè, con la liberazione delle produzioni energetiche (e non solo di queste), aumenteranno le richieste di impianti. I rappresentanti della Margherita in Provincia intendono tenere alta l’attenzione su questi temi, consapevoli – come amava affermare Gianfranco Merli – che è necessario coniugare ad alti livelli energia, economia ed ecologia.
Nunzio Marotti