Torna indietro

Non facciamo di Pianosa l'ennesimo "caso"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 14 luglio 2004

Con Pianosa mi pare che stia montando un nuovo “caso” elbano, del quale proprio non c’è bisogno. E mi dispiace che all’origine ci siano prese di posizioni di amici non bene informati, che propongono notizie non bene informanti. Mi riferisco agli interventi di Legambiente e dei Verdi su “Elbareport” (e all’eco rilanciata, per la verità con maggiore prudenza, da “Repubblica” nei giorni scorsi) sul biglietto di ingresso alla parte dell’Isola oltre il Muro delimitante la parte carceraria, che il Comune di Campo ritiene di dover far pagare a titolo di recupero spese per il mantenimento di alcuni servizi. “Suggeriamo al Parco di riprendersi la titolarità sull’Isola protetta, rimodulando in accordo con la Comunità del Parco (da rimettere in piedi rapidamente) modalità e qualità dell’accesso all’isola piatta”, dicono i Verdi. Ma il Parco non ha nessuna titolarità su Pianosa, e non ha facoltà di rimodulare alcuna modalità, più di quante non ne abbia riguardo alla strada di Monte Perone o alla cabinovia di Monte Capanne. “La delibera ed il biglietto hanno tutto per essere definiti un vero e proprio abuso di potere, con il Comune che si arroga compiti di salvaguardia, controllo del flusso turistico e regole di comportamento che riguardano Enti superiori ed in particolar modo il Parco Nazionale che è l’unico a poter fissare regolamenti che concernono il proprio territorio, oppure a dare il necessario nulla-osta per qualsiasi iniziativa si intenda fare nell’Area Protetta”, dice Legambiente. Ma il Comune ha compiti di salvaguardia e controllo del flusso turistico e di regole di comportamento, poiché ha la responsabilità della incolumità e della salute di coloro che si trovano sul proprio territorio; e il Parco non è certo Ente superiore del Comune (questo è un non senso sotto il profilo costituzionale) e non possiede alcun territorio, definendo esclusivamente aree in cui esercita la tutela e la protezione, e avendo facoltà di intervenire (anche preventivamente) laddove individui attività svolte in contrasto con le finalità che lo hanno istituito. Il governo del territorio resta di competenza dell’Amministrazione Comunale, fatte salve le prerogative riservate dalla Legge all’Ente Parco. L’intervento di Legambiente enuncia poi una serie di punti su diritti attribuiti all’Ente Parco, e che non risultano assolutamente applicabili al caso di Pianosa. Nell’Isola, infatti, la situazione è estremamente particolare. Forse è utile rammentarne i termini. La Pianosa è interamente demanio dello Stato. Ma vi insistono dei “diritti di uso civico” (inalienabili, imprescrivibili, irrinunciabili, a norma di legge) quantificati con delibera della Regione Toscana, organo competente, in una misura definita fra un ottavo e un mezzo del bene, che diventerà demanio comunale. La mancata definizione della parte da trasmettere al demanio comunale rende impossibile ogni cessione di altre parti della Pianosa a chicchessia. L’intera Isola è stata data in concessione governativa al Ministero di Grazie e giustizia per uso carcerario a partire dall’Unità d’Italia; l’uso carcerario è terminato nel 1998, ma la concessione non è stata interrotta se non con deroghe temporanee, dati gli oneri che sarebbero derivati al Demanio dello Stato per un uso non istituzionale del bene: infatti, in questo caso, il Demanio è tenuto a pagare all’Amministrazione Comunale le tasse che tutti i cittadini devono pagare, ovvero l’ICI e la TARSU computata su tutte le superfici edificate calpestabili. Nessuna parte dell’Isola può essere data in concessione a chicchessia, salvo che non si tratti di Ente Pubblico e ai soli fini istituzionali, se non mediante pagamento di un canone di affitto che corrisponda al valore di mercato del bene concesso. Ma anche nel caso di concessione a terzi che non siano Enti pubblici il Demanio è tenuto al pagamento dell’ICI e il beneficiario a quello della TARSU. Per questo non è stato possibile attribuire il territorio della Pianosa all’Ente Parco, poiché esso non è un Ente pubblico, ma un Ente di diritto pubblico; e questo comporta la necessità del pagamento del canone che è molto oneroso. A suo tempo era stato raggiunto un accordo per la concessione del Demanio della Pianosa al Comune di Campo nell’Elba, Ente pubblico, il quale proprio per questo avrebbe potuto corrispondere un canone pari a un decimo di quello di mercato. Ma l’Amministrazione decise poi di non valersi di questa prerogativa; e definì con il Demanio dello Stato, la Regione Toscana, la Provincia di Livorno, l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano un protocollo d’intesa per la utilizzazione dei beni demaniali dell’ex struttura carceraria dell’Isola di Pianosa, siglato il 29 marzo 2000, che definiva provvisoriamente alcune azioni programmatiche, in attesa della definizione degli assetti proprietari dell’Isola. A seguito di quell’accordo l’Amministrazione redasse una proposta di intervento, rimasta in gestazione per lungo tempo in relazione a una scala di priorità interna, e che sembra adesso voglia realizzare attraverso una serie di azioni graduali, con l’accordo e in collaborazione con gli Enti e i soggetti interessati. Da questo si può dedurre che l’iniziativa del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano di imporre un biglietto di accesso alla Pianosa secondo le norme richiamate da Legambiente non è applicabile, poiché riguarda l’accesso a un bene che non è nella disponibilità dell’Ente Parco insistendo su una proprietà demaniale statale e su una proprietà demaniale comunale su cui esso non ha alcuna concessione (è come se intendesse far pagare il biglietto per salire a Perone, per intendersi); né l’invocazione del Regolamento del Parco appare congrua, poiché l’Ente non ha facoltà di normare le attività che si svolgano all’interno delle proprietà demaniali comprese nel Parco Nazionale (altrimenti avrebbe avuto titolo d’intervento anche quando la concessione era attribuita al Ministero di Grazia e giustizia). Delle cose che sono venuto dicendo pur con la necessaria sommarietà sono informato direttamente, avendo seguito a suo tempo la questione di Pianosa per conto dell’Amministrazione come consigliere comunale di Campo nell’Elba, avendo partecipato a tutte le trattative che hanno prodotto il protocollo d’intesa del marzo 2000, avendo poi partecipato (dopo aver lasciato il Consiglio Comunale) all’elaborazione della proposta di intervento nella mia qualità di direttore del GAL LEADER II. Del biglietto d’ingresso deciso dalla presente Amministrazione non so e non mi esprimo, limitandomi a prendere atto della motivazione addotta dal Sindaco, che vuole ribadire la titolarità del Comune sul territorio della Pianosa. Se questo, come dice Legambiente, corrisponde alla volontà di “creare momenti di scontro con il Parco” non so: ma di certo so che questi momenti non ci sono stati sotto la presidenza di Tanelli, con il quale la collaborazione è stata piena; come so che non sono stati la causa dell’arenarsi dei protocolli d’intesa, causa che forse va piuttosto ricercata nella modesta volontà di procedere da parte di tutti coloro che si erano impegnati. Agli amici di Legambiente suggerirei prima di tutto di chiarirsi le idee sull’effettiva pertinenza di compiti, prerogative e poteri delle diverse parti in causa: quanto all’invocazione del Ministero dell’Ambiente “per riportare il Comune di Campo nell’Elba alla ragionevolezza ed al rispetto delle normative vigenti e delle prerogative che spettano per legge ad ogni Ente”, mi pare che sia un po’ come affidare le pecore alla custodia del lupo. Date retta, è sempre meglio affidarsi alle leggi, e semmai ai Tribunali.


pianosa 5

pianosa 5

pianosa case paese

pianosa case paese

pianosa il faro

pianosa il faro