Torna indietro

Famiglia intossicata: ma del termoconvettore non si occupa nessuno?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 18 gennaio 2003

Una volta tirato un sospiro di sollievo per le condizioni di salute degli intossicati (solo la piu’ anziana della famiglia è ancora in ospedale, ma per altri problemi) è giusto chiedersi come evitare tragedie simili. Quello che meraviglia la Famiglia Fabbri, protagonista dell’episodio, è che nessuno sta agendo in tale direzione. “Una volta chiarito che tutti stavamo bene –afferma Pino Fabbri- ho subito ragionato sul fatto che molte altre famiglie sono in possesso di un apparecchio simile”. L’apparecchio è stato infatti acquistato presso un grande negozio di Portoferraio. Si tratta di un c.d. “termoconvettore” alimentato a gas che diffonde all’esterno dell’abitazione i prodotti della combustione. La famiglia ne ha sempre fatto un uso “normale” procedendo ad una “normale” manutenzione. Fabbri insiste proprio su questo concetto di normalità: “ considerando che mia madre è una normalissima persona, una situazione simile può ripetersi molto facilmente”. Ed è questo a preoccupare maggiormente. Non ci sono state cause particolari esterne che possono aver fatto aumentare le probabilità dell’incidente. La parte interna (visibile soltanto smontando l’apparecchio) si è deformata. Anche se l’apparecchio fosse stato revisionato da poco, nessun tecnico avrebbe potuto prevedere il cedimento del materiale del radiatore. Forse i dieci anni di anzianità sono stati determinanti, ma allora sarà bene sollecitare la casa costruttrice a verificare la resistenza all’usura. Ma la Famiglia Fabbri tiene a sottolineare un aspetto: “Vogliamo che sia chiarissimo che non ci interessano risarcimenti o azioni penali – afferma Laura Valleri Fabbri, madre del ragazzino rimasto intossicato- la nostra è una preoccupazione dovuta ai rischi che forse altri stanno correndo. Ma ci chiediamo se solo noi dobbiamo avere tale pensiero o se non spetti a qualche autorità pubblica farsi carico del problema. Possiamo essere noi, oppure un nostro tecnico, a rispondere a certe domande ?” Il quesito è più che legittimo. Molti si sarebbero aspettati l’immediato sequestro dell’apparecchio visto che “Sette persone sono rimaste intossicate di cui tre in maniera grave”. Ed il comportamento del Sig. Fabbri è stato coerente con il livello dei suoi timori: si è rivolto ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco e all’ASL: “Si. Ma purtroppo senza ricevere risposte concrete se non quella di rivolgersi ad un tecnico privato per far analizzare la stufa.”. Probabilmente si è mal interpretata la reale volontà delle vittime dell’incidente, ma resta il fatto che la tragedia sfiorata (davvero per un pelo) della Famiglia Fabbri pare non essere servita a niente e forse oggi, in chissà quale posto, la tragedia potrebbe ripetersi. L’attuale normativa sta imponendo a molti cittadini una notevole mole di adempimenti burocratici riguardo alle caldaie. Ma per certi tipi di dispositivi (assai diffusi, si pensi alle stufe catalitiche) non c’è nessun obbligo ? Davvero tutti stanno facendo il loro dovere? Qualcuno sicuramente sì: le vittime dell’episodio portoferraiese.


ospedale

ospedale