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Controcopertina: Alcune soluzioni al rebus dell'urbanistica portoferraiese

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 11 luglio 2004

Nedo Volpini è stato un "urbanista militante" o meglio un militante dell'urbanistica a partire dagli anni '60, quando il termine "ecologia" era noto solo a qualche linguista, e la necessità della pianificazione dell'uso del territorio considerata dai più una sorta di bizzarria. Negli anni 70 il suo impegno come amministratore rappresentò una vera svolta nella politica urbanistica del Comune Portoferraiese. Dopo, soprattutto nei devastanti anni '80, tornò in voga quella "urbanistica a domanda" che ha impazzato alla caduta di Ageno senza soluzioni di continuità. Il tentativo di far crecere gli strumenti di controllo dalle necessità e dalle aspettative non sempre legittime di singoli cittadini, corporazioni e lobby: la negazione della politica di piano. Volpini sviluppa un intervento che i nuovi governanti portoferraiesi dovrebbero considerare: L’ultimo numero, ancora in edicola del settimanale “lisola” ,titola in prima pagina : Portoferraio – rebus dell’urbanistica. Affermazione quanto mai puntuale che descrive sinteticamente le condizioni in cui si è venuta a trovare questa importante disciplina nel nostro comune: indagini della Magistratura, ricorsi di associazioni e di privati pendenti davanti al TAR della Toscana, avverso alle norme urbanistiche Bene ha fatto la nuova Giunta a cautelarsi avvalendosi di un legale, esperto in diritto amministrativo, per avere un’indicazione autorevole sulla strada da percorrere ed operare in piena legittimità . Occorre però decidere senza attendere l’esito dei ricorsi, che potrebbe giungere anche dopo la fine del prossimo mese di settembre o addirittura attendere la conclusione delle indagini della Magistratura. Tra l’altro il TAR, anche accogliendo gran parte dei ricorsi, difficilmente annullerà l’intero Regolamento Urbanistico, mentre le indagini del Magistrato sembrano prevalentemente orientate a valutare eventuali irregolarità nella formazione del Piano delle aree portuali ed il Programma integrato per la rivalutazione della rete distributiva. Come è stato affermato, in più occasioni, dall’allora candidato Sindaco in campagna elettorale e successivamente la elezione a primo cittadino e confermato in vari incontri, la nuova Amministrazione intende dare rapida soluzione alle legittime richieste di “prima casa”, agli ampliamenti delle abitazioni ( a mio avviso da definire in modo puntuale rispetto alle norme generiche del vigente R.U) alla riqualificazione delle attività produttive, quanto mai necessarie in questo momento di fronte ad un calo netto delle presenze turistiche. In un incontro pre-elettorale questa corretta impostazione è stata condivisa anche dall’assessore regionale all’urbanistica Conti, il quale in risposta ad alcuni interventi, affermava: si modifichi il R.U. per rispondere alle esigenze sopra evidenziate e si operi per definire un Piano di Programmazione Strategica per il territorio dell’Isola d’Elba, così come sottoscritto da tutti i comuni, Provincia, Regione, PNAT, Comunità Montana ed ATO in data 30 sett. 2003. Tra l’altro l’ass. Conti precisava che mentre le scelte fondamentali per lo sviluppo della nostra territorio dovevano essere rinviate ad un Piano Territoriale, accettato e condiviso da tutti, nel contempo “la vita non si fermava” ed il R.U. vigente restava in vigore per tutte quelle parti che non sono state oggetto di ricorsi e che non contrastano con un corretto e razionale uso del territorio. In questa logica non rientrano certamente le scelte urbanistiche che attengono al Piano delle aree portuali e neppure il Programma di riqualificazione del commercio che hanno valenza di interesse comprensoriale, considerato che Portoferraio si configura ormai come centro dei servizi per l’intera isola. Se ho definito correttamente il quadro che abbiamo di fronte e le volontà espresse, è possibile procedere sollecitamente a: individuare sulla cartografia, se non è stato ancora fatto, le domande legittime, ripeto legittime, di “prima casa” che per la maggior parte interessano le aree ad “insediamento diffuso” secondo la dizione del vigente R.U.; definire un perimetro per raggruppare le domande tra loro e con eventuali abitazioni esistenti, per creare piccoli nuclei di edilizia residenziale rada, con caratteristiche urbane. Si determinano così delle “zone di espansione” con propri indici edilizi che, in rapporto al lotto di pertinenza, consentano di realizzare residenze comunque di dimensioni adeguate all’esigenze di un nucleo familiare tipo; individuare e se carenti realizzare, le necessarie infrastrutture di urbanizzazione ed in particolare la viabilità di accesso. La procedura di cui sopra, teoricamente semplice, ma che richiede tempi tecnici non brevi (adozione, pubblicazione, approvazione quando non comporti modifiche al P.S. ed allora i tempi si allungano) è perfettamente legittima, perché consente a tutti i proprietari delle aree delimitate come “zone di espansione” di poter costruire indipendentemente dalle loro condizioni sociali e quindi ha valore “erga omnes” . Nel definire le aree con il metodo prima descritto, sappiamo però che si favorisce una certa categoria di cittadini, Se qualcuno di questi proprietari decide successivamente di vendere il proprio terreno, il neo acquirente mantiene il diritto ad edificare. che è, e non può essere altrimenti, strettamente connesso alla proprietà dell’area.. A mio avviso ( non solo mio) non esiste altra legittima soluzione per risolvere il problema delle domande di “prima casa”. La confusa ed illegittima normativa del Regolamento Urbanistico, purtroppo vigente, confondeva invece problemi di carattere sociale con problemi di carattere urbanistico, contravvenendo ad un principio generale dell’urbanistica, determinando la situazione paradossale in cui ci troviamo e che era facilmente prevedibile. A tale proposito mi permetto di richiamare una mia precedente nota apparsa sul “lisola” in tempi non sospetti, agosto del 2002. Sono certo che i proprietari che si sono avventurati a presentare domande di costruzione, in base a tale normativa, sono stati preventivamente informati dai miei colleghi progettisti, delle difficoltà oggettive che avrebbero dovuto superare. Inoltre si debbono individuare razionalmente le aree da cedere in diritto di proprietà o in diritto di superficie alle cooperative edilizie, per rispondere ad altre categorie di cittadini che necessitano di un’abitazione ma che, o non dispongono di aree e/o non hanno le necessarie risorse per poter costruire direttamente, Risulta urgente la totale rielaborazione della normativa, sia per adeguarla alle modifiche prima individuate, sia per superare alcuni aspetti comici inseriti nel vigente Regolamento, come il dimensionamento delle abitazioni riferito alla composizione del nucleo familiare. Non è neppure ammissibile considerare ai fini del dimensionamento delle abitazioni solo i locali abitati permanentemente e quindi escludere cucine, bagni, ripostigli, corridoi etcc. (Immaginate gli abusi che ne potrebbero derivare!) così come previsto dall’art. 118 comma 4 della vigente normativa. In ultimo, ma non di minore importanza è necessario che le nuove norme siano scritte in modo semplice e di facile interpretazione, non solo dagli addetti ai lavori. (Si ricorda che la stessa norma del R.U. vigente è stata interpretata più volte in modo diverso dagli stessi redattori!) La normativa che ammette gli ampliamenti delle abitazioni deve essere meglio calibrata, mantenendo fermo il rispetto delle distanze dai confini e l’esigenza di aree di parcheggio, effettivamente utilizzabili a tale scopo, in rapporto alla complessiva volumetria dell’immobile. Al fine del miglioramento delle attività produttive ed in particolare mi riferisco alle attività ricettive alberghiere, deve essere sempre consentita la ristrutturazione degli immobili a parità di posti letto, così come la costruzione di strutture complementari, per rendere gradevole la sosta degli ospiti. L’incremento dei posti letto potrà essere ammesso in rapporto alla possibilità di realizzare strutture complementari che riducono la pressione antropica sulla costa, come previsto dalla normativa, in fase di adozione, della variante al P.T.C.. Queste modifiche al R.U., attese ormai da troppo tempo da numerosi cittadini, dovranno avvenire alla luce del sole, coinvolgendo fin dall’inizio le forze di opposizione e comunicando alla popolazione le decisioni che saranno assunte, tramite il Garante dell’informazione, come previsto nel programma elettorale. Se queste procedure, sommariamente indicate, saranno seguite, i nuovi amministratori potranno stare tranquilli perché non avranno nulla da temere. Rinnovo a loro l’Augurio di buon e proficuo lavoro.


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