Da qualche anno in qua non siamo assidui frequentatori della spiaggia delle Ghiaie, che pur avremmo a portata di mano o meglio di piede essendo distanti pochi passi da dove abitualmente stiamo. Le ragioni sono molteplici, a partire dal tempo che scarseggia, seguitando con l'eccessivo affollamento delle Ghiaie, che una volta accoglievano solo portoferraiesi e rari ospiti ed ora strabuzzano di gente olezzante di mille olii dolciastri, nel conto va messa pure un po' di senile pigrizia, ma gioca il suo ruolo certamente anche la presenza che si è terribilmente infittita di una sottospecie anfibia tra le più prestigiose per il genere umano: La Fava Navigante. Orbene, sappiamo che vagheggiare i tempi andati è sbagliato e non pretenderemmo di tornare come da bimbetti a nuotare in comitiva fino allo Scoglietto sicuri di non essere fatti a fette dalle eliche di un motoscafo (anche perchè il fiato non c'è più), ma, stare sicuri per qualche metro oltre il limite delle palle in guazzo, non ci parrebbe una richiesta smodata. Ci pensavamo l'altra domenica quando eravamo in spiaggia e sottocosta è passato un tipico esemplare di Fava Navigante dalla Cala dei Frati al Gronchetto lungo la spiaggia a poche decine di metri dal bagnasciuga tutto fiero sul suo motoscafino, ritto per farsi vedere bene con un bel cappellino bianco lasciandosi dietro a forte velocità un coro misto progressivo nello sviluppo della spiaggia come una "ola" di "Ach Teufel!" e "Budelloditumà" Ma per il magico diportismo nautico che, a mezzo banchinamento cementificatorio di tutto il golfo, con lucrose speculazioni nelle aree a terra a vantaggio dei soliti noti, salverà la nostra economia, occorre sopportare. Parigi valeva bene una messa, quattro soldi sporchi di olio da motore, antivegetativo assassino e diportistiche deiezioni sparse in Rada, valgono bene il sopportare i rischi (nostri) connessi ai transiti di Fave Naviganti che neanche le mutande al nostromo saprebbero ammainare.