Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana: “Un successo delle Regioni e di chi vuole la tutela dell’ambiente” "Sono soddisfatto per questo risultato ottenuto. E’ un successo di tutte le Regioni e di quanti si sono mobilitati in difesa della correttezza delle procedure e della tutela dell’ambiente”. E’ questo il commento del presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, alla notizia del ritiro da parte del governo dell’emendamento che cancellava di fatto l’istituto dell’intesa Stato e Regioni per le nomine dei presidenti dei Parchi nazionali. Un’iniziativa, ricorda Martini, che l’esecutivo aveva preso proprio per imporre proprie candidature alle presidenze dei parchi toscani. “Naturalmente siamo solo a metà dell’opera - ha proseguito Martini - Adesso ci aspettiamo che il governo ritiri anche l’emendamento che sopprimeva l’intesa con le Regioni per le nomine delle autorità portuali. Attendiamo dimostrazioni di coerenza”. Dello stesso tenore le prese di posizione che iniziano ad arrivare dagli ambientalisti ed in particolare dal "nazionale" di Legambiente: “È la vittoria della legalità”, non ha altre parole Antonio Nicoletti, responsabile aree protette dell'associazione del Cigno Verde, per commentare il ritiro dell’emendamento che avrebbe garantito il potere di nomina dei presidenti dei parchi italiani direttamente al Ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli. “Un provvedimento – continua Nicoletti - che avrebbe rappresentato uno schiaffo al federalismo, alla sussidiarietà e alla leale collaborazione tra lo Stato e gli enti locali. Se la norma fosse passata in via definitiva dalla Camera, infatti, l’istituto dell’intesa fin qui conosciuto sarebbe stato degradato da attività di co-determinazione con le amministrazioni regionali, in una mera attività consultiva non vincolante”. Fin qui alle dichiarazioni, ma circola anche in ambienti fiorentini e romani un'altra ricostruzione della vicenda, o meglio un elemento aggiuntivo che farebbe inquadrare la clamorosa marcia indietro di Matteoli, non solo come il frutto delle pressioni esercitate dal centrosinistra e dagli ambientalisti, ma determinata anche da uno scontro interno alla maggioranza ed allo stesso governo. Sembra infatti che l'approvazione dell' "Emendamento Barbetti" abbia fortemente irritato il Ministro dei Lavori Pubblici Lunardi. Sarebbe stato contestato agli uomini di Matteoli di aver "usato" lavori della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, in ordine al decreto legge sulla funzionalità di alcuni settori della pubblica amministrazione, per introdurre in maniera surrettizia la norma che in pratica liberava le mani al Ministro dell'Ambiente.
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