Casa, trasporti, corsi di formazione. Sono alcuni dei problemi più urgenti della polizia penitenziaria che i rappresentanti della Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil hanno esposto oggi nel corso di un incontro con il presidente Claudio Martini. “Nei limiti delle nostre competenze e disponibilità – ha assicurato Martini – sono d’accordo nell’avviare una logica di collaborazione, che ci porti a venire incontro alle esigenze che ci esprimete. Fate una sorta di ‘mappa’ dei principali problemi, poi metteremo insieme una piccola task force, per giungere a un protocollo generale che io mi impegno a portare in giunta”. La Toscana – hanno ricordato i rappresentanti della polizia penitenziaria – è una delle regioni con la più alta densità di carceri: 19 istituti. E la regione in cui si soffre di più il problema del sovraffollamento: circa 1.000 detenuti in più (3.600 detenuti su una capienza di 2.600), e circa 600 agenti in meno. “Questo non è una problema di competenza della Regione – hanno chiarito Stefano Bianchi, Cgil, Paolo Caselli, Cisl, e Mauro Lai, Uil – Ma ci sono invece altre questioni su cui la Regione potrebbe invece darci una mano: per esempio, il problema abitativo, quello dei trasporti, o quello della formazione”. Su un totale di 3.000 persone – 2.600 poliziotti e 400 amministrativi – l’80% viene da fuori regione. “Molti hanno interesse a stabilizzarsi sul territorio – hanno detto i rappresentanti sindacali – e quella della casa è la prima questione”. Secondo problema, i trasporti: buona parte dello stipendio di 1.000-1.100 euro se ne va in viaggi. Altra questione delicata, la formazione: “Facciamo corsi per imparare a sparare – hanno detto – ma non, per esempio, per imparare le lingue, che invece sarebbero molto utili, vista la multietnicità della popolazione detenuta”. A Martini hanno chiesto un impegno politico per la soluzione di questi e altri problemi: “Ci preme che ci sia una sensibilità anche da parte della Regione, perché cresca un’attenzione diversa su questi temi”. “I problemi sono tanti e diversi – ha osservato Martini – Il rischio è che la domanda si spezzetti in tanti rivoli, con tanti interlocutori diversi. Proviamo invece a mettere insieme le diverse questioni, a definire una sorta di intesa globale. Per i settori in cui abbiamo competenze e strumenti (diretti o in convenzione) possiamo trovare soluzioni, ma è fondamentale avere un quadro complessivo”. I rappresentanti delle guardie carcerarie si sono impegnati a stilare un documento che riassuma tutti i problemi; un tavolo tecnico comune troverà poi le soluzioni. Il tutto confluirà in un’intesa-quadro, che Martini porterà in giunta.
carcere ingresso porto azzurro