Mentre faccio la coda al banco del pane, il mio orecchio si incolla alla conversazione in corso. Si parla di posteggi, o meglio, della mancanza cronica di posteggi da quando l’alto fondale ha fatto la cura dimagrante. Dopo le otto e mezzo, nove del mattino non c’è modo di trovare un buco libero, neppure tra i posti riservati agli autobus. A dire il vero, la prima volta che sono arrivata a Portoferraio alle 10, ho avuto la brutta sensazione di essere tornata a vivere in città, dove, in genere, si passa almeno mezz’ora a girare a vuoto prima di avere la fortuna di trovare un buco libero. Ma in città si finisce per accettare. Un’occhiata rapida all’alto fondale mi fa decidere per via Marconi. Mi sposto sulla sinistra della strada per imboccare via Marconi: giro, salgo e non appena ho raggiunto la posizione del non-ritorno, vale a dire che o scendo a marcia indietro o giro nel senso vietato, anche se solo per un pezzettino, cosa mi trovo davanti? Una bella barriera con il cartello di divieto d’accesso che chiude la strada. Nessun segnale in basso che mi avrebbe avvisata dell’inutilità della manovra, solo in alto, all’inizio di via Marconi e dunque non visibile dalla strada principale. Mi rassegno a fare marcia indietro, sperando che nel frattempo nessuno tenti di salire e mi dirigo verso l’alto fondale. Dopo tre giri a vuoto finalmente si libera un posto e mentre mi appresto a parcheggiare, dal lato opposto vedo una macchina che si avvicina e nello sguardo del conducente leggo un astio profondo, del genere “prova a fregarmi il posto e ti ammazzo”. Figurati se mi metto a fare a botte per un parcheggio, magari per qualcosa di più serio, ma per un parcheggio… Esco e mi dirigo verso il centro. Due stupendi posti troneggiano nei pressi della pompa di carburante per natanti. Che fortuna mi dico, ma appena sono davanti ai posti liberi capisco perché sono ancora liberi: l’ingresso del parcheggio, pur se regolarmente segnalato come posto macchina, è ostruito da un lampione. Ogni posto libero ha una sua ragione: lampione, palo, transenna…. Sembra che sia solo per macchine del genere micromachines, molto molto snelle. Ma non sarebbe bastato spostare la linea bianca di delimitazione in modo che l’ostacolo fosse posto lateralmente e non proprio nel mezzo? Sono passati quattro giorni e anche le macchine passano in via Marconi. Qualcuno ha spostato la barriera per lasciare libera una parte della strada. Io, beh ho finito per trovare posto alla villa dei Mulini, il passaggio obbligato attraverso le mura non invoglia a tentare quella via di salvezza. Ma non durerà a lungo, siamo solo a gennaio. Cosa succederà quando compariranno i primi turisti? Questa Elba che sa di città non mi piace. Preferisco l’Elba di casa mia, delle stradine e delle sterrate, dove ti tocca frenare perché una ballerina (non quella col tutù e le scarpine da ballo e nemmeno quella con abiti succinti del varietà, parlo di quei buffi uccellini bianchi e neri con la coda lunga che passano le giornate a attraversare le strade e nemmeno sulle strisce), perché una ballerina sta proprio finendo di attraversare mentre passi, e dei passerotti che fanno il bagno nelle pozzanghere e se hai la voglia di fermarti un attimo a guardarli trovi che assomiglino ai bambini che fanno la coda per tuffarsi dalla stessa roccia, dei merli e dei pettirossi che si spostano solo un poco più in là perché non gli va di essere investiti e dei rospi, che quando è buio non trovano di meglio che piazzarsi in mezzo alla strada e illuminati dai fari ti guardano con aria supplichevole: “baciami, baciami che divento un principe, baciami ti prego!”. Ma, visto la classe dei principi che girano e che a volte tornano, manco morta li bacio. Allora scendo dalla macchina e li faccio attraversare di corsa dicendo: “trovatene un’altra, magari monarchica, perché con me sei cascato male”….
cartello divieto di sosta
rospo