Caro Sergio,“una piccola storia nobile”, piccola da non meritare davvero “due colonne su un giornale” se non si fosse all’Elba, dopo un anno come l’ultimo. Dunque. Un amministratore di un nostro Comune, dopo nove anni di Consiglio e cinque di Giunta nonché di Comunità Montana –non un personaggio da nulla, insomma– ha lasciato gli impegni istituzionali. Si è ritirato con semplicità come con semplicità a suo tempo si era dato disponibile: incarnando con semplicità quello spirito di servizio di cui spesso si parla e che meno spesso si vede. Ha lavorato bene e in silenzio, portando la croce delle responsabilità senza le delizie della ostentazione di un potere che non ha mai considerato cosa sua. Ha lasciato (per ora, ci auguriamo) gli incarichi ufficiali perché la politica non è un mestiere; e anzi, per chi la vive come lui, è solo una passione che induce a “tradire” il mestiere vero, quello che ti dà le risorse per vivere. C’è entrato nudo e nudo ne esce, senza che nessuno possa vantarsi d’aver ricevuto piaceri da lui o d’avergliene fatti: che è una cosa davvero bella e importante. Il suo “collegio” era un borgo in collina, dove per nove anni è stato quotidianamente martirizzato perché non faceva il “federale”, ma dove nessuno si deve esser pentito d’averlo scelto, visto che l’hanno voluto per due mandati. Perché “rappresentava” quel popolo: e anche questa è una cosa davvero bella e importante. Infatti, oltre l’insicurezza generata dalla babele dei valori e dei disvalori urlati dalle grancasse dei nostri tempi, oltre il continuo tentennare fra i propri piccoli interessi e la visione del bene comune, il nostro popolo elbano conserva nel profondo la capacità di discernere ciò che è buono e giusto da ciò che non lo è. E se chi si propone per rappresentarlo è capace di farne prevalere la parte migliore, allora si può pensare davvero a “un futuro senza avvocati e senza tribunali”, senza l’alibi del “così fan tutte”. Questo significa una grande responsabilità per gli eletti di questi giorni, poiché gli elettori finiscono per assumere le loro virtù e i loro vizi, almeno fino a quando qualcuno non riapre occhi e giochi, come è accaduto appunto ora. Un saluto e un augurio di buon lavoro a Giovanni: “qui se humiliat exaltabitur”. Per noi tutti, un minuto solo per compiacerci di questa “piccola storia nobile” di casa nostra.
bosco perone