La locandina del “Tirreno” ci ha provocato un tuffo al cuore. Siamo passati veloci, e non abbiamo potuto leggere tutto; ma le parole erano chiare: “Dopo il crollo elettorale si dimette… Forza Italia”. “Ci siamo!”, abbiamo pensato. “Sta’ a vedere che finalmente il senso di dignità ha vinto, che il realismo politico, che il pudore hanno fatto breccia nell’animo indurito dall’orgoglio di chi si credeva eterno vincitore, eterno padrone, eterno dio della politica italiana. Abbiamo immaginato stagioni nuove, di ricerca e di dialogo, di riforme e di leggi fatte per tutti, di istituzioni al servizio dei cittadini e non più indifferenti ai loro sentimenti e alla loro storia. Abbiamo visto rinascere un costume antico e ormai disusato, di chi sa ritirarsi quando sente di non essere più al suo posto, di non poter rappresentare più una forza per far procedere le proprie idee o almeno gli interessi che rappresentava. “A quest’altra edicola ci si ferma”, abbiamo detto. E intanto pensavamo non dico a LUI (non è pensabile una cosa del genere), ma a Bondi, a Schifani, a Scajola (a Cicchitto no, perché se non glielo ordina il suo “maestro” non si muove). E sognavamo di tutti quelli che, a destra e a sinistra, avrebbero potuto imitare il fulgido esempio, avrebbero potuto invocare il precedente illustre. A tanti davvero, vicini e lontani. L’altra edicola. Siamo rimasti in silenzio. Il dimissionario era Mario Dini, coordinatore elbano di Forza Italia. La realtà ha stracciato il sogno e ripreso il sopravvento. Per carità: l’ing. Dini ha compiuto un bel gesto, e ne siamo contenti per lui. Ci sforziamo di credere che forse peserà sulla coscienza di quei tanti altri che avevamo evocato. Ma forse siamo solo degli ottimisti incoscienti.
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