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La necessità di votare anche per l'altra metà del cielo

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 08 giugno 2004

Diamo qualche numero in rosa: a Portoferraio su tre liste elettorali per un totale di 63 candidati, 14 soltanto sono donne, la percentuale complessiva è del 22% rispetto al 78% dei candidati maschi. Considerando soltanto la lista della sinistra, con 4 donne su 21 candidati, la percentuale si abbassa al 19%. Stessi numeri nella lista che sostiene Giuliano Fuochi, mentre 6 donne su 21 si trovano nella lista di Giovanni Ageno. Tra questo risicato 22% soltanto una candidatura sembra destinata ad un esito certo, in caso di affermazione della lista del centrosinistra, quella di Gina Truglio già indicata da Roberto Peria come una pedina della nuova Giunta, per le altre la competizione risulta piuttosto difficile. Da qui si può desumere che per Portoferraio il futuro non sarà affatto rosa, e che resteranno soltanto i muri della Biscotteria a rammentarci quella gentile sfumatura. La forza delle donne, se da una parte non deve essere affidata a provvedimenti di tutela speciale che in pratica finirebbero per sottolineare la loro debolezza come il bollino della mozzarella doc, dall’altra ha il sacrosanto diritto di essere rappresentata in maniera paritaria nel governo di una città. Non sempre le donne sono poco rappresentate per la loro scarsa reperibilità, o per la prepotenza dei compagni maschi. Facciamo un esempio: “L’isola e la città” è stata una delle novità più positive della politica elbana, aperta ai cittadini non contagiati dalle reti di partito, ma anche la sua collocazione nel centrosinistra, schieramento di solito più sensibile al pianeta donna, non ha prodotto nessuna candidatura al femminile, nonostante ci fossero donne decise e preparate. “Portoferraio domani” ha soltanto quattro donne, due delle quali Carolina Corbani e Tatiana Paolini considerate “di frontiera”, la prima sulla linea del tempo per i suoi diciott'anni appena compiuti, Tatiana per la sua appartenenza al movimento no-global, e per essere sciolta da ogni rigida convenzione. A loro è affidato il compito difficile di rappresentare la novità dei movimenti. Risulta perciò che gli schemi classici sono appannaggio degli uomini, forse proprio perché da loro modellati su misura. Le donne possono entrarci a patto che siano disposte ad indossare la cravatta e ad affilarsi i gomiti. Lo “zoccolo duro” è maschio, ed è al massimo un mocassino misura 43. Le altre, l’esempio “calzato” su Carolina e Tatiana può essere comunque esteso, devono come sempre dimostrare una doppia dose di coraggio, crearsi il proprio territorio strappandolo al mare, imporre dal di fuori un altro modello possibile. Questo dà anche la misura della novità che accompagna le candidature femminili, e sottolinea l’importanza della loro affermazione. Non si tratta soltanto di una democratica inclusione, significa in primis esplorare luoghi contigui, correggere il modello, ascoltare la voce dell’iceberg ferito dal Titanic. Spesso però le donne sono state prigioniere di loro stesse, ed anche quando avevano la possibilità di riscattarsi hanno preferito i fornelli al resto del mondo. Nelle liste adesso sono assai poche, non disperdiamo ulteriormente queste capacità, le donne a questo punto hanno anche il dovere civico di dare voce alle donne.


provincia pubblico frontera 29 settembre

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