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Controcopertina : Altri interventi e considerazioni sugli arresti a Portoferraio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 03 giugno 2004

La follia del potere e della politica di Marino Garfagnoli dei Verdi Arcipelago Toscano La perversa spirale del malaffare si abbatte si di un’isola abbandonata a se stessa dalla classe politica e dagli amministratori locali; politici e amministratori, nella maggior parte dei casi, troppo presi dal governare il proprio orticello e presi per niente dal governare il territorio e progettare il futuro sostenibile per questa terra. Un’isola lasciata in mano all’incompetenza, all’improvvisazione, spesso alla corruttela che sta inquinando pesantemente il suo tessuto sociale. Le grande battaglie degli ambientalisti, ricordo per prima quella grande contro la costruzione della mega-centrale a carbone a Piombino, hanno sempre e comunque fatto riferimento ad una costante: l’inadeguatezza della classe politica, sia a destra che a sinistra a governare questa terra. Abbiamo richiesto più volte che si avviasse rapidamente il processo di semplificazione amministrativa in modo da ridurre il numero dei comuni, ridurre il numero degli amministratori (169 per 30.000 cittadini residenti), per evitare che in ogni comune dal più grande al più piccolo poche manciate di voti, poche famiglie potessero controllare le pubbliche amministrazioni attraverso il controllo del consenso, attraverso lo scambio di favori e la tutela di interessi privati; abbiamo chiesto che le scelte riguardanti il territorio venissero discusse con le associazioni di categoria con quelle ambientaliste, con i cittadini. A cominciare dai rifiuti, passando per la gestione delle risorse idriche e per finire a quelle urbanistiche. Niente di tutto questo è avvenuto in questi anni, ogni comune è andato e sta andando avanti per la sua strada, ogni sindaco diviene il fulcro di un potere sordo alle indicazioni che vengono dal tessuto sociale, ma che riesce a sentire solo chi ha più potere e chi è portatore di interessi economici forti. Nemmeno con la grande novità del Parco Nazionale, impantanatosi subito nelle logiche di potere figlie del nepotismo politico, siamo riusciti a modificare questa situazione Non sempre c’è bisogno della magistratura per criticare scelte sbagliate; nel corso di questo ultimo ventennio abbiamo da sempre segnalato che le leggi di protezione ambientale non venivano applicate nel rilascio di molte concessioni urbanistiche, (i nostri amministratori divenivano sempre più bravi per aggirare gli ostacoli normativi); questo non significa che tali scelte nel merito e nel metodo fossero sostanzialmente sbagliate, anche se dal punto di vista legale non fossero illegittime. All’insipienza politica si mescola, l’ignoranza della complessità dei fenomeni che interessano la società e il territorio, la scarsa cultura urbana e urbanistica e così tutta la pianificazione, tutti i piani di qualsiasi genere e tipo, da quelli sociali a quelli urbanistici divengono la semplice sommatoria di quegli interessi che ogni amministrazione, in questa logica, si trova costretta a tutelare. Non è giusto per la nostra gente, non è giusto per la nostra isola, non giusto per quella parte sana di cittadinanza che lavora onestamente che produce onestamente e che onestamente ha scelto di vivere su questa isola meravigliosa. Non è giusto per le generazioni che nel passato hanno sfruttato le risorse di questa terra, per quei contadini che nel versante occidentale ci hanno lasciato un patrimonio inestimabile di storia e di cultura, non giusto per le generazioni di minatori che si sono spezzate le schiene nelle nostre miniere. E’ vero che molti hanno beneficiato di questo sistema: il concetto che dobbiamo far costruire le seconde case per poi affittarle (senza la minima professionalità e qualità) è così “mantenere i figli agli studi” ha prodotto, insieme a tanti altri fattori, quelle spirali di perversione che inquinano la società. Ma non è così per tutti. E’ giunto il momento di voltare pagina, è giunto il momento di fare appello a tutte le forze sane di questa nostra società insulare per costruire il nostro futuro sostenibile e tutti insieme sfruttare i grandi strumenti a cominciare dal Parco Nazionale e le grandi potenzialità culturali economiche e territoriali che la nostra isola fortunatamente ancora ha. La Tortuga di Franco Gialdinelli Il primo incipit che mi era venuto in mente era una cosa del tipo: “Sono di sinistra da sempre...”, ma poi ho ricordato che prima di arrivarci è stato necessario un passaggio adolescenziale in cui ho capito sia che socialisti e socialdemocratici già al tempo poco o nulla avevano a che fare con la sinistra, sia che i comunisti, in realtà, non mangiavano i bambini, né tanto meno gli adolescenti come me; per fortuna la decisiva virata a babordo avvenne prima del raggiungimento da parte mia dell’età del voto, nonostante la mia classe sia stata la prima a votare all’età di diciotto anni. Allora, semplicemente: sono di sinistra, sono elbano, ho quarantasette anni e vivo a Varese da quasi due; leggo quotidianamente Elbareport, ma leggo anche Repubblica; da quando sono qua, è la seconda o terza volta che succede che rumori di scatti di manette attorno a polsi eccellenti elbani siano così fragorosi da essere percepibili fino nel Varesotto. Per il fatto che sono di sinistra, quindi, qualcuno potrebbe pensare che la mia reazione di fronte alle notizie apparse su Elbareport e sulla stampa nazionale sia stata di maligna soddisfazione: “Era ora! Finalmente hanno avuto quello che si meritavano, sgombrano il campo e lo lasciano a persone più degne di loro!”. Temo che questo eventuale qualcuno si sbaglierebbe di grosso. Le prime notizie di quello che stava succedendo domenica a Portoferraio mi sono arrivate tramite sms: due giornalisti amici miei, uno di Repubblica Milano, uno di Radio Popolare Network, che mi prendevano in giro, con la dovuta bonarietà, per la tangentopoli elbana di nuovo ascesa agli “onori” delle prime pagine nazionali. Ora dovete sapere che di solito, quando dico che sono elbano a persone appena conosciute, la reazione è del tipo: “Ma che fortuna! Un posto troppo bello! Ma perché sei venuto a finire quassù? Ma ci torni?”, ed io non faccio nulla per scoraggiare questi atteggiamenti, anzi, ammetto di tirarmela anche un po’: molto spesso mi mostro orgoglioso della mia elbanità. Non oggi, non in questi giorni. In questo momento mi sento più come un italiano che, trovandosi all’estero, si sente (giustamente) prendere in giro o si vede guardare un po’ così perché il Presidente del Consiglio del suo paese è un pluri indagato per certi reati, è stato condannato per altri, è circondato da una schiera di funzionari e collaboratori (che poi sono quelli che ci governano assieme a lui) con delle formidabili pendenze giudiziarie, abusa regolarmente e spudoratamente dei suoi poteri e se l’è sempre cavata perché si è semplicemente fatto leggi su misura per cavarsela. Cosa fa un italiano all’estero in questa situazione? Si vergogna, perché Berlusconi, anche se tende a scordarsene, è il Capo del Governo di tutti gli italiani, non solo di quelli che la pensano come lui e che l’ hanno votato: lui rappresenta l’Italia ed è l’Italia tutta ad apparire disonesta in conseguenza delle sue malefatte, non solo lui. E quindi, tanto più per i fatto che sono lontano, mi vergogno, mi sento deluso e imbarazzato per il fatto che l’isola degli Etruschi, l’isola di Napoleone, l’isola di Del Buono, Pietri e Brignetti, la Perla del Tirreno, sta seriamente rischiando di oscurare, agli occhi del resto d’Italia, tutti questi appellativi con quello molto meno nobile di Tortuga, l’Isola dei Pirati, un po’ come quando la Milano da Bere da un giorno all’altro divenne Milano Ladrona. Il primo maggio è passato un anno dall’ultima volta che ho messo piede sull’Elba, forse in agosto un salto riesco a farlo. Posso sperare che per allora un qualche timido segno di cambiamento ci sia stato? O devo aspettarmi relitti semiaffondati di navi predate in rada e bandiere con teschio e tibie che garriscono lugubremente sui bastioni del Falcone e dello Stella? Con affetto e nostalgia Vorrei spezzare ancora una Skoda di La Primula Russa (noi no) A metà novembre ci occupammo del sindaco Ageno e della sua maggioranza in relazione alla questione Ghiaie: “Vorremmo spezzare una Skoda (una Lancia sarebbe troppo) in favore del sindaco Ageno, accusato delle colpe più indegne per la vendita delle Ghiaie. Sia chiaro: la decisione in sé è dissennata; ma la finalità che vi è nascosta può costituire un’attenuante da far pesare nel giudizio finale. Dunque, veniamo ai fatti (…) Insomma: Ageno non ‘poteva’ rifiutarsi di porre in votazione la vendita delle Ghiaie, altrimenti la sua Giunta sarebbe caduta e tutti se ne sarebbero andati a casa. Capite? Ha agito così solo per non farla morire. La sua colpa, se è colpa, è solo quella: “accanimento terapeutico amministrativo”. Si può essere d’accordo o in disaccordo: ma Ageno è medico, e deve rispondere solo alla sua coscienza se decide di non staccare le ‘macchine’ che tengono in vita questa Amministrazione dall’elettroencefalogramma ormai piatto. Ha voluto dargli un altro momento di vita artificiale, ma orami la condanna è segnata”. Lo confessiamo: eravamo stati generosi, perché ci rifiutavamo di credere che un maturo signore, stimato e rispettato, potesse contaminare con interessi personali e privati la sua attività di uomo pubblico, anzi di rappresentante di una città. Ci rifiutavamo e ci rifiutiamo, e ci rifiuteremo fino a sentenza contraria. Ma siccome le Skoda (usate) costano poco, vorremmo spezzarne un’altra, per dire che il dramma che stiamo vivendo non ha Giovanni Ageno (con gli altri compagni di questa sventura giudiziaria) per protagonista, non è un fatto personale, anche se le responsabilità di fronte alla legge sono sempre e solo personali. Vogliamo dire che ciò di cui è accusato (ma non condannato, sia chiaro) il Sindaco di Portoferraio è capo d’accusa di una cultura della politica propria di una parte politica, di recente aggregazione ma che ha occupato il potere a tutti i livelli e che a tutti i livelli ragiona e agisce così; di una cultura che vede la politica come gestione aziendale, confondendo la ‘cosa pubblica’ come proprietà privata, e la ‘tratta’ come tale: la compra, la baratta, la vende in relazione al profitto che ne può ricavare nell’immediato, e “domani è un altro giorno e si vedrà”, come diceva il poeta. Ageno a parte, non sta facendo così l’onorevole Ministro per l’Ambiente con i Parchi Nazionali (compreso il nostro)? Ché, a dispetto dei santi, delle leggi e della Corte Costituzionale, ha detto che ci vuole mettere il Barbetti e che ce lo metterà? E intanto lo foraggia con milionate di Euro come se piovesse? Non sta facendo così il creativo Ministro per l’Economia, che “trasferisce” pezzi di terra e di storia al Coni (le nostre miniere) infischiandosene di ragioni d’ogni genere che vengano opposte? Non sta facendo così l’ineffabile Presidente del Consiglio dei Ministri, che si fa fare le leggi su misura, ma non di nascosto, anzi palesemente e battendo i piedi se l’opposizione interna o esterna alla sua maggioranza alza la testa? Non sta facendo così il padrone di tutti, l’“Incredibile Bush”, che spende miliardi di dollari pubblici e centinaia di migliaia di vite di suoi compatrioti, di nostri compatrioti e di povera gente che la storia sembrava aver gia punito abbastanza, per garantire i suoi personali interessi, quelli della famiglia, degli amici di famiglia, degli “Amici degli amici” che tengono Famiglia pure loro? Questa parte politica di “parvenus”, come dicono i francesi, che disprezza tradizioni e regole; che riceve a casa propria gli ospiti di Stato come se lo Stato che ospita fossero loro; che fa le corna nelle foto di gruppo dei capi di governo, non per cialtroneria ma per disprezzo di quei cerimoniali vetusti e tutto sommato inutili; che parla dei dibattiti parlamentari come di “lungaggini” da eliminare, e non si cura delle continue contraddizioni in cui cade, perché considera gli interlocutori incapaci di intendere e volere, o quantomeno incapaci di ricordare; questa parte politica, da noi incarnata in Ageno ma anche in Febbo, in Landi, nei Galletto e nei Pesce, nei Filippi e nei Giusti e nei Coppedelli, e negli altri che per brevità non ricordiamo ma che possiamo trovare nelle liste degli “avvisati di reato” per i fatti elbani che hanno infangato la nostra immagine pubblica dalla scorsa estate a ieri; questa parte politica è la vera responsabile del degrado nel quale ci troviamo. Ageno, se mai fosse colpevole, lo sarebbe in numerosissima compagnia. Non è una consolazione per nessuno. E meno ancora lo è il fatto che quella parte politica abbia emuli appassionati anche in parti politiche che si dicono opposte e che dovremmo considerare più inclini al senso dello Stato e della “cosa pubblica” per una loro decennale tradizione di governo o di opposizione. E ancor meno consola il ricordo più recente di una banda di affaristi e di arrivisti e di piduisti che aveva usurpato il nome di un grande partito e di una grande tradizione, banda poi travolta dalla giustizia dello Stato (già, anche allora), e ora riemergente con figure “emergenti” fra i nuovi padroni del potere. Dei delitti e delle pene si occupa la Magistratura. Dei giudizi si occupa la Storia. Ai cittadini il compito di occuparsi della Democrazia, badando bene a chi scelgono a rappresentarli, senza sentimentalismi e senza giustizialismi, ma con retto sentire e attento senso di giustizia. Per non piangere domani sul latte versato. Arresti eccellenti e civiltà politica Di Graziano Rinaldi Faccio parte di quelle tante persone che hanno contribuito alla nascita della lista di sinistra a Portoferraio e che sostengono Roberto Peria. Se c’è una cosa di cui sono contento dopo gli arresti del sindaco Ageno e degli altri, è che nella riunione di lista organizzata poche ore dopo l’incarcerazione del primo cittadino, neanche per un momento ha prevalso il compiacimento o la soddisfazione nel vedere far fuori per altre vie che non fossero il civile confronto politico il nostro principale avversario. Al contrario, pur nelle più svariate sfumature, c’era una sincera preoccupazione e il rispetto per la sorte umana dei nostri concittadini e delle loro famiglie, che nulla toglieva alla gravità delle accuse, né concedeva alcunché all’avversione che noi proviamo verso questo modo di far politica. E’ stato, a mio avviso, un segno di rinnovata politica partecipare alla compostezza e alla preoccupata serenità con cui è stata affrontata la questione, con l’unanime decisione di non cedere al dileggio che potesse infierire sull’umiliazione già subita dai nostri avversari, per continuare, nei pochi giorni di campagna elettorale rimasti, a parlare con gli elettori di cosa e come vogliamo fare per Portoferraio e l’Elba se saremo eletti; senza cedere all’ipocrisia di dirci sorpresi per quello che è successo, perché da molto tempo sapevamo e alcuni consiglieri comunali, ora in lista con Peria, avevano pubblicamente denunciato circostanze, fatti e persone oggi al centro delle indagini della Magistratura. Avremmo preferito avversari liberi, con i quali confrontarci sui contenuti e sul metodo del governo di Portoferraio: non piace una competizione elettorale con un candidato in manette, anche se questo non diminuirà la legittimità di governare dei vincitori. Sarebbe stato auspicabile che questi provvedimenti fossero stati presi o molto prima o dopo le elezioni, ma evidentemente, nella loro necessaria autonomia, i magistrati avranno deciso di agire solo nel momento in cui potevano contare su prove concrete, prima di formulare così gravi accuse che di nuovo ci hanno negativamente riportato alla ribalta della cronaca nazionale. A questo proposito, per quanto si possa essere preoccupati della caduta d’immagine dell’isola, dobbiamo anche constatare la piena maturità delle nostre istituzioni democratiche, tanto che se anche profondamente violate trovano al loro interno i modi e gli strumenti per correggersi. E’ questo che dovrebbe farci ben sperare, insieme al civile rispetto umano verso le persone coinvolte e al desiderio di tanta parte dei nostri concittadini di voltare pagina. La politica non rientra nella mia vita di Signora Sognatrice La politica non rientra nella mia vita, io sono una sognatrice,in questa giornata che tutti definiscono terribile, ho sentito continuamente vociferare: "Non era il momento! Potevano farlo prima!" (scusate, sto parlando dell'alleggerimento, momentaneo certamente, di persone che forse non si sono accontentate molto!), i cittadini sono sicuramente smarriti! Non conosco nessuna persone coinvolte personalmente e non metto in dubbio la loro .....non so dire cosa. Vorrei comunque chiedere. C'è un'ora,un giorno,un tempo per essere moralmente corretti? L'onestà ha delle sfaccettature? Queste persone non sono criminali, la legge forse non coerente o meglio l'interpretazioni delle leggi sono talmente vaste che vediamo assassini agli arresti domiciliari, ecc. Io credo che approfittare della fiducia dei cittadini e del piccolo potere che questi signori hanno avuto in questi anni non è paragonabile ad essere criminali! E' comunque un comportamento che necessita di riflessione, forse avranno qualche giorno per farlo.


pacaelmo da lontano

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