Parecchie delle persone che nelle scorse settimane hanno appreso che stavamo lavorando sul progetto di un nuovo giornale, ci ha posto la domanda: “Ma ci sarà A Ridosso?”. Abbiamo risposto invariabilmente in maniera negativa, forse contro il nostro interesse perché il titolo di quella rubrica era entrato nel lessico politico e giornalistico elbano, fino a creare addirittura neologismi in derivazione, come il verbo “aridossare” il cui valore semantico potrebbe corrispondere a “prendere per il culo qualcuno in scala variabile tra l’amabilità e la ferocia”. No, per rispetto ad un’altra testata, non useremo “A Ridosso” per definire il semicorsivo che propineremo quotidianamente ai nostri lettori, lo chiameremo “A sciambere” (pronunziare “a sciàmbere” please), che specie nell’oriente (già rosso) elbano sta a significare l’andarsene in giro disimpegnato e zuzzerellone. Questo perché spesso, arrivati a questo punto del giornale, dopo aver scritto di cose serie, avremo voglia di “ruzzare” e magari di strappare un sorriso a chi ci legge. E iniziamo subito spiegando il gustoso etimo dell’espressione “A Sciambere”, nata in un tempo in cui nel versante del ferro si viveva soprattutto cavando minerale dalla crosta terrestre, ed i primi turisti erano considerati dei bizzarri rompicoglioni. Uno di questi evidentemente francofono si aggirò a lungo nel versante riese cercando dove riposare le stanche membra, e poiché era di modeste pretese, continuava a chiedere nella sua lingua se gli interpellati disponevano di una camera da fittare: “Avez vous une chambre?”. Questo “chambre” reiterato, il continuo vagabondare che per i locali era senza costrutto, e l’essere male in arnese del soggetto (che evidentemente nutriva per l’eleganza del vestire una considerazione inferiore di quella del contemporaneo stilista franco-pugginco Balmain), concorsero a fargli affibbiare il nomignolo di “Sciambere” ed a produrre la conseguente espressione che rimase scolpita nel lessico insulare. E là rimarra nei secoli dei secoli. Amen.