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Controcopertina: Osservazioni di Legambiente al progetto Teseco porto a S.Giovanni

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 01 giugno 2004

In relazione alla domanda presentata dalla società TESECO il 17/2/04 ai sensi del DPR 509 del 2/12/97 di concessione per le aree demaniali e per uno specchio di acqua in località San Giovanni nel comune di Portoferraio, accompagnata dal progetto per realizzare strutture per il diporto nautico redatto in base al Piano di coordinamento dei porti e degli approdi turistici (PREPAT) di cui alla LRT 9/8/1979 n.36, e al piano di localizzazione delle aree portuali del Comune di Portoferraio, questa Associazione osserva quanto segue: Nel corso di un incontro pubblico organizzato il 24 aprile 2004 nella sala conferenze del centro De Laugier a Portoferraio dalla soc. TESECO, la società stessa ha chiarito definitivamente la natura dell’opera proposta che è ed intende essere un vero e proprio Porto Turistico e non Approdo Turistico, così come è, al contrario, affermato più volte sia negli strumenti urbanistici del Comune di Portoferraio e nel Piano dei Porti e degli Approdi Turistici della Regione Toscana. Se così fosse verrebbe a decadere il presupposto il base al quale il Consiglio Provinciale di Livorno ha espresso parere favorevole al Piano Strutturale del Comune di Portoferraio e alla realizzazione di un Approdo Turistico a San Giovanni. Del resto che, non solo nominalmente, si tratti di un nuovo Porto Turistico e non di un Approdo lo dimostra lo stesso progetto che non tiene conto del riuso delle strutture esistenti ma prevede un intervento massiccio teso a creare una struttura completamente nuova ed avulsa e completamente diversa dallo stato attuale del porticciolo e della frazione di San Giovanni. Questa anomalia, da sola, sembrerebbe inficiare la validità dell’intero progetto, ma ci permettiamo di sottoporre alle SS.VV. anche le seguenti osservazioni: Mancanza di documentazione Gli schemi grafici del progetto TESECO non contengono i seguenti documenti: -navigabilità (rotte di ingresso e delle evoluzioni interne); -accessibilita' portuale e viabilita' interna ed esterna -planimetria dei parcheggi auto; -strutture a terra (piazzali, edifici, servizi); -planimetria con zonizzazione delle funzioni; Presentazione della richiesta di realizzazione di un Porto Turistico Ci si chiede come è possibile, se l’autorità concedente è il Comune e pertanto la domanda di concessione deve essere presentata all’Amministrazione comunale competente per le aree demaniali, che la richiesta di concessione della società Teseco sia stato avviata dalla Capitaneria di Porto sulla base del DPR 2 dicembre 1997, n.509, e non dall’Amministrazione Comunale competente per iniziare il procedimento di valutazione dell’intervento e convocare la conferenza dei servizi. Piano comunale dei porti Il “Piano comunale di localizzazione delle aree portuali del Comune di Portoferraio” prevede esplicitamente che: “Dovrà essere preventivamente approvato dall’Amministrazione Comunale un progetto unitario sia delle aree a terra che delle opere a mare per valutare complessivamente l’intervento.” (…) “Per la parte concernente le opere marittime o comunque legate alla portualità si procederà a norma di quanto previsto dalla legge regionale toscana 11 agosto 1997, n.68 e al DPR 2 dicembre 1997, n.509.” Il progetto presentato dalla Società TESECO è al contrario totalmente mancante delle previsioni riguardanti le opere a terra, senza le quali è impossibile valutare l’impatto ambientale e paesaggistico sia delle opere a mare che dei servizi e degli eventuali fabbricati previsti a terra. Quindi il progetto presentato dalla TESECO è mancante di dati essenziali per un esame esaustivo della proposta ed anche per la sua approvazione. Contrasto con il Piano Regionale dei Porti Il “Piano regionale di coordinamento dei porti e approdi turistici della Toscana”, nel caso di nuove previsioni di porti o approdi turistici, richiede una relazione programmatica contenente uno specifico progetto di fattibilità relativo all’opera che si intende realizzare, tale relazione costituisce una verifica di ammissibilità dell’intervento che tra l’altro deve contenere: -la definizione di massima della situazione meteo-marina che caratterizza il tratto di costa interessato dal progetto; -la definizione dei profili delle opere a mare conseguenti la relazione meteo-marina relativa; -la relazione geologica di dettaglio relativa alle eventuali aperture di darsene interne; -la verifica ambientale e urbanistica del grado di impatto determinato dalle nuove opere e degli effetti indotti nonché delle reali possibilità di soddisfare gli standard previsti dalle direttive con particolare riferimento alla viabilità e alle opere di parcheggio; -la previsione di massima dei costi e delle modalità di reperimento delle risorse finanziarie; -qualora gli impianti vengano realizzati tramite opere foranee la normativa di attuazione relativa al progetto di massima dovrà indicare la quantità, la qualità e la provenienza dei materiali di cava necessari per la realizzazione delle dighe. Il progetto presentato dalla Teseco non consente di valutare, come richiesto dal Piano Regionale, l’ammissibilità del Porto Turistico ma è solamente mirato a dimostrare la fattibilità tecnica dell’opera e non prende in considerazione il forte impatto sul paesaggio, sul territorio e sull’ambiente che con un’opera del genere si andrebbe a realizzare. In particolare non sono da evidenziare i seguenti aspetti: Bonifica del Piazzale di San Giovanni Il Piano Provinciale di gestione delle bonifiche dei siti inquinati Luglio 2003 elaborato sulla base della Legge Regionale n. 25/98 Adottato dal Consiglio Provinciale con delibera n° 247 del 18.12.2003 include Portoferraio tra i siti che necessitano di bonifica (Sito n. 12 Codice Provinciale LI051 denominazione Ex CESA-ESAOM Comune Portoferraio Classifica Piano Regionale Bonifiche Br. Ter.) Tanto che il Cantiere ESAOM CESA S.p.A. Portoferraio Livorno ha ricevuto finanziamenti (Costo investimento 2.433.500.000, Contributo ammesso 608.375.000) per la bonifica dei siti inquinati in base al Regolamento CEE 2081/93 Ob.5/b mis.6.2b. Gli scavi effettuati in località Casaccia dall’Esaom per l’ampliamento del Cantiere navale hanno portato ad un cumulo di 30.000 mc. di fanghi contenenti sostanze classificate tossiche e nocive. Una parte (20.000 mc.) è stata stoccata a San Giovanni, andando a costituire un grande piazzale sul mare. Lo smaltimento dei fanghi è avvenuto sulla base dei risultati di una Conferenza dei Servizi tenutasi il 16/11/1998 che indica come prioritario il recupero ambientale del Sito di San Giovanni. La stessa delibera del Comune di Portoferraio che autorizza lo smaltimento dei fanghi recita: “Premesso che a seguito di scavi, effettuati dalla Soc. ESAOM CESA s.p.a., relativi a lavori di ampliamento di un cantiere navale fu effettuata in loc. Casaccian l’asportazione, dal fondale e dal litorale marino, di materiali fangosi provenienti, con ogni probabilità dagli insediamenti pregressi delle attività siderurgiche e di cokeria esistenti sull’area per molti decenni; Considerato che il riporto di tali materiali, successivamente miscelato ad inerti di demolizioni edili, ha costituito un cumulo stoccato in loc. Casaccia, del volume di circa 30.000 mc., dei quali una parte è stata successivamente trasportata in loc. San Giovanni in un’area della precitata soc.” Quindi, prima di ogni previsione di utilizzo, o stoccaggio di materiali, del piazzale di San Giovanni occorre effettuare precedentemente la bonifica dello stesso dai materiali inquinanti stoccati provvisoriamente, così come previsto dalle risultanze della Conferenza dei Servizi del 16/11/1998. Il progetto TESECO non fa menzione di questo, anzi, intende utilizzare l’area per lo stoccaggio dei fanghi di risulta dell’escavo per la realizzazione del Porto Turistico. Ambiente e salvaguardia degli acquiferi San Giovanni è un’area importante dal punto di vista faunistico, interessata da migrazioni e stazionamento di uccelli acquatici e da un delicato equilibrio che ha dato vita alle attività termali ed è la naturale continuità ed il polmone di salvaguardia della Zona Umida dello Schiopparello-Le Prade compresa nel Sito di Interesse Regionale B07 IT5150101, al quale è esteso l’obbligo di adozione delle necessarie misure di conservazione che è riferito ai siti della rete Natura 2000, aree che gli ambientalisti chiedono da sempre di includere nel Parco Nazionale. San Giovanni è un’area a “pericolosità idraulica molto elevata” e con acquiferi di grande importanza ed altamente vulnerabili, tanto da essere ricca di pozzi la cui acqua viene usata anche per uso domestico, così come ben evidenziano le cartografie allegate al Piano del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Un porto turistico del tipo di quello proposto dalla TESECO e le altre opere e strutture a terra per rendere economicamente sostenibile la realizzazione di una tale e costosa opera (parcheggi, strutture di servizio, magari un bel villaggio per i diportisti…) stravolgerebbero e distruggerebbero irrimediabilmente tutto questo, mettendo in pericolo la stessa risorsa idrica in una zona che viene definita: “vulnerabile alla maggior parte degli inquinanti in varie condizioni di rilascio nell’ambiente, impatto sull’acquifero praticamente immediato”. Inoltre il progetto ed il relativo lo studio geologico non prendono in considerazione l’effetto di intrusione salina nella falda freatica del previsto dragaggio a mare. Impatto paesaggistico Il progetto propone opere di enorme impatto paesaggistico, con l’occupazione dell’arenile che verrebbe quasi interamente banchinato e con la realizzazione di una colossale diga alta m. 3.20 sul livello medio del mare e con una larghezza variabile sul piano di fondazione tra i 35 m e i 45 m. che cancellerebbe la vista della città medicea e del golfo di Portoferraio. La realizzazione di una tale opera snaturerebbe completamente le peculiari caratteristiche ambientali e paesaggistiche dell’abitato esistente. Il progetto non sembra tener conto della presenza di importanti emergenze storiche e archeologiche come l’edificio ottocentesco del Mulino, la villa e la cappella seicentesca di San Marco e il relativo podere e l’area archeologica romana delle Grotte. Per tutto questo appare in contrasto con il Codice dei beni culturali e del paesaggio, approvato con decreto legislativo n. 41 del 2004 e che all’Articolo 142 tutela i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare e le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del Codice. Cortina verde E’ singolare la scelta di cercare di mitigare l’impatto paesaggistico del Porto Turistico attraverso la piantumazione di alberi sulla diga, aumentando così il già forte effetto cortina sul paesaggio di fronte alla frazione di San Giovanni. Anche la scelta delle essenze arboree (eucalipti e pini) è singolare, si tratta di specie alloctone e che, nel caso degli eucalipti, si comportano come vere e proprie pompe d’acqua e sono molto fragili rispetto all’azione del vento. Quindi tutto sconsiglierebbe la realizzazione di questo strano boschetto pensile sulla diga. Rischio idrogeologico Il progetto di Porto Turistico non tiene conto che il Comitato Tecnico di Bacino “Toscana Costa” della Regione Toscana ha individuato, nell’ambito dell’applicazione della legge n. 167 del 3/8/1998, le aree a pericolosità di inondazione elevata e molto elevata, tra queste anche l’intera zona di San Giovanni che viene ricompressa nella “Pianura di Portoferraio: area a pericolosità idraulica molto elevata estesa a gran parte della pianura connessa con le esondazioni del fosso della Madonnina, del fosso della Concia, del fosso del Bucine e del fosso del Melo. Le situazioni a rischio più elevato si localizzano in corrispondenza degli insediamenti antropici a bordi NW ed E della pianura” Si fa presente che nella cartografia allegata alla Del.G.R. del 2002 “Aree soggette a misure cautelari” la zona oggetto di richiesta di concessione risulta in piena zona blu (vedi cartografia) e che, già prima del nubifragio del 4/9/2002 che ha pesantemente interessato l’intera zona di San Giovanni, la stessa area era censita e cartografata tra quelle a forte rischio e comprese fra quelle soggette a misure cautelari. Si fa inoltre rilevare che la Delibera n. 1054 del 30/9/002 della Giunta Regionale recita: “Art. 1 - nelle aree di cui alla cartografia allegata, anche qualora le stesse ricadano all’interno di aree vincolate ai sensi della L. 677/96 o vincolate ai sensi del DL. 180/98 convertito con L. 267/98, sono consentiti esclusivamente gli interventi relativi alla mitigazione del rischio idraulico-idrogeologico. Sono altresì consentiti gli interventi di manutenzione su edifici nonché di restauro senza aumenti del carico urbanistico così come definito dalla L.R. 52/99 e, limitatamente alle sistemazioni del terreno quali piazzali ecc., previo parere favorevole dell’Autorità idraulica ai sensi dell’art. 89 comma I punto c) ultimo periodo D.L. 112/98”. Quindi il progetto TESECO non considera l’esistenza e la conclamata pericolosità idraulica del Fosso del Melo e del Fosso del Condotto e progetta addirittura di intubare e deviare ad angolo retto il Fosso di Fonte Murata. Inoltre, nel Progetto di Porto Turistico non vengono indicate opere di regimazione delle acque e di mitigazione del rischio idraulico, al contrario si propongono soluzioni che ostacolerebbero con l’intubamento e la deviazione delle foci il deflusso naturale dei fossi, con il probabile effetto di aumentare la già elevata pericolosità idraulica ed incrementando il rischio idrogeologico. Inoltre, il progetto prevede di realizzare una banchina più alta della strada che andrebbe ad occupare e sostituire l’attuale spiaggia, senza però prendere in considerazione gli effetti che la grande struttura avrebbe sul deflusso delle acque. Materiali di costruzione Secondo la TESECO il materiale per la realizzazione delle dighe dovrebbe essere “in massi naturali, ricavabili dalle cave di prestito elbane”, ci si chiede quali siano i siti elbani dai quali si intende ricavare l’enorme quantità di materiale occorrente per realizzare il Porto Turistico, visto anche che la grande cava di Colle Reciso è prossima alla scadenza della concessione, quindi tale previsione appare in contrasto con il piano cave della Regione Toscana. Effetti meteomarini Lo studio meteo-marino non sembra prendere in considerazione l’impatto delle opere da realizzare sui tratti costieri adiacenti ed anche degli effetti derivanti dal restringimento e dalla deviazione delle foci dei fossi che sboccano nell’area indicata per la realizzazione del Porto Turistico. Inoltre non si tiene conto che il fronte d’onda che frange su una diga di forma circolare come quella prevista si trasformerebbe, producendo correnti parallele alla diga, con probabile aumento del fenomeno erosivo già presente nella zona di costa davanti al Mulino iniziato in seguito alla realizzazione della diga attualmente esistente. Parcheggi e viabilità Il progetto TESECO è completamente mancante di dati sulla viabilità ed i parcheggi espressamente richiesti dalla normativa vigente. La viabilità provinciale esistente e la strada di accesso alla frazione di San Giovanni non sono dimensionate per consentire un ulteriore carico derivante dalla realizzazione di un Porto Turistico ed un loro ampliamento, oltre ad avere costi economici rilevanti, comporterebbe un forte impatto ambientale e paesaggistico ed uno snaturamento dell’intera area di San Giovanni Dragaggi Il progetto prevede un massiccio dragaggio del fondale per 116.300 m³ (da realizzare metodicamente anche in seguito alla realizzazione del Porto Turistico per impedirne l’insabbiamento) e di stoccare i fanghi scavati nell’entroterra e poterli riutilizzare, ma non prende in considerazione i recenti dati del Ministero dell’ambiente sulla presenza nel mare di Portoferraio (prelievi eseguiti nella cosiddetta area di bianco dell’isola d’Elba) di sedimenti contaminati da cromo (100.833 microgrammi per Chilogrammo contro un limite di legge di 50.000 mocrg./kg.) e da di nichel (71.398 microg/kg contro il limite di 30.000 microg/kg) confermano un fatto già noto e preoccupante che, tra l’indifferenza di tutte le istituzioni elbane, LEGAMBIENTE cercò già di far comprendere al tempo della querelle sui fanghi di Piombino. Questi dati sono il lascito di antiche attività industriali (altiforni, Cromofilm, ecc.) che hanno pesantemente scaricato proprio nella rada di Portoferraio, e dei vecchi lavori portuali con scarichi di fanghi poco fuori le coste portoferraiesi. Se, come probabile, si riscontrassero in parte dei sedimenti oggetto del dragaggio concentrazioni di tali inquinanti questo renderebbe il materiale inidoneo allo stoccaggio ed al riuso. Si sollecitano quindi ulteriori indagini in tal senso. Dissalatore Il progetto prevede che gran parte delle risorse idriche ad uso del Porto Turistico vengano prodotte attraverso un dissalatore ma nel progetto non vengono descritte le caratteristiche di tale impianto, la sua ubicazione, le misure di mitigazione dell’inquinamento acustico e come e dove verrà smaltita la salamoia prodotta dall’impianto stesso, la quantità di energia necessaria per il funzionamento del dissalatore ed i costi di realizzazione e di funzionamento. E’ evidente che in mancanza di dati è impossibile determinare l’impatto dell’impianto di dissalazione sull’ambiente, il paesaggio e la qualità della vita della frazione di San Giovanni. Qualità delle acque portuali Il progetto non prende in considerazione la necessità di precise misure contro l’inquinamento delle acque provocato dalle acque di sentina e delle acque di primo lavaggio dei piazzali compresi quello di parcheggio,.. Il bacino portuale così come vorrebbe realizzarlo la TESECO impedirebbe il naturale ricambio delle acque con stagnazione e conseguenti problemi di igiene e di qualità biologica dell’area marina, tanto che lo stesso progetto prevede pompe meccaniche per consentire un riciclo delle acque ma con elevato consumo energetico ed impatto ambientale. Il tutto in un tratto di mare dove è ancora presente una numerosa popolazione di attinie e che ospita una colonia di cormorani unica all’Elba ed accanto ad un’area umida che conserva ancora notevoli valori floristici e faunistici. Per questi motivi LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano invita le SS.VV. a respingere la richiesta presentata dalla società TESECO del 17/2/04 ai sensi del DPR 509 del 2/12/97 di concessione per le aree demaniali e per il mare territoriale in località San Giovanni nel comune di Portoferraio e, nel caso venisse integrata degli elementi mancanti, a sottoporla ad un nuovo procedimento amministrativo in base al DPR 509/1997.


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