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I sogni di Giada nella Bidonville degli Orti

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 26 maggio 2004

Giada preferisce rimanere a scuola, può giocare senza cadere nella pozzanghera maleodorante, non soffre il freddo o il caldo, non ci sono gli insetti fastidiosi. Casa sua è troppo piccola, a metà tra un camper ed una capanna: “non è fatta con i mattoni come le altre case”. E’ già una signorinella Giada, ha quasi 9 anni e tra poco non entrerà più nella minuscola camera dove lo zaino ruba la metà dello spazio. Periferia sud di Portoferraio, quartiere Orti, dove (come direbbe Vasco Rossi) non arrivano gli angeli. Intorno ai containers è appena stata tagliata l’erba, perché in giro si vedevano troppi serpenti. Giada è la più grande dei quattro bambini che vivono nel “quartiere”, gli altri tre sono molto piccoli, non può giocarci insieme, non può andare in bicicletta perché oltre alla fogna straripante sulla strada sterrata passano veloci la polvere e le auto, poco più in là c’è un micidiale incrocio che immette sulla variante, impossibile attraversarlo per andare a giocare nei giardini di Carpani. Non invita mai nessuna compagna di scuola perché si vergogna, e poi nella cameretta per due non c’è posto. Giada è nata all’Elba, ha la pelle scura e i capelli ricci, parla portoferraiese ed ascolta i cartoni in arabo, i suoi genitori vengono da Casablanca e da due anni abitano nel container messo a disposizione dal Comune di Portoferraio. “Abitavamo alla Falconetta, adesso con questa sistemazione, che ci avevano assicurato essere provvisoria, il nostro punteggio per la graduatoria delle case comunali è addirittura diminuito.” Non hanno neppure la fortuna di essere cittadini elettori e di riuscire a strappare, in prossimità delle amministrative, qualche spicciolo di promessa per un miglioramento delle loro condizioni. I containers sono disposti a rettangolo, all’esterno accanto a frigoriferi e lavatrici ci sono cavalli a dondolo e vasi da fiori, ci abitano una decina di nuclei familiari disagiati, ed i disagi spesso complicano i rapporti tra i vicini. La provvisorietà sembra infinita, passano gli anni ma le assegnazioni di alloggi più dignitosi non arrivano: “E’ molto difficile vivere in quattro in una situazione del genere – ci dice un padre marocchino di due bambini piccoli – più che extracomunitari ci sentiamo extraterrestri. Non ho un lavoro fisso, quando ho uno stipendio arrivo a 900 euro il mese”. Dal Comune nessuna particolare attenzione per un quartiere ad elevato rischio sociale ed ambientale, “si è rotto un tubo, sono arrivati ad aggiustarlo soltanto dopo 15 giorni.” Nella bidonville portoferraiese Giada continua a studiare, è allergica ai cani e ai gatti ma da grande vuol fare la veterinaria.


container orti

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container interno orti

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container esterno frigo orti

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