Tutto è cominciato in autunno a casa di Tatiana che, una domenica pomeriggio, invitò una ventina di persone di varia estrazione politica nella sua casa pittoresca arrampicata nel centro storico per una merenda che poi si tramutò in cena trasformatasi in riunione e infine in un comitato elettorale. Tutti uniti da un comune sentire e da una voglia di fare per contribuire al miglioramento della pessima situazione in cui versava Portoferraio (era il periodo della vendita delle Ghiaie...). In seguito si cominciò a pensare alle elezioni e allora iniziò la lunga e proficua era delle riunioni per stilare il programma, direttivi di partiti, assemblee pubbliche, movimenti in fermento; ognuno, con la sua peculiare identità, portatore di contributi originali e di idee diverse ma condivise. Sono convinta che la ricchezza e la forza di questa sinistra stia proprio nella diversità delle posizioni che alla fine, però, si contaminano un pò tutte e si controllano a vicenda, di modo che una forza non prevalichi sull’altra. E’, questo, un equilibrio delicato faticosamente raggiunto, dopo circa due mesi in cui quasi tutti hanno dato il peggio di sé, fermando i lavori, litigando su problemi tuttavia seri che comunque andavano discussi e affrontati. E’ stato il periodo stressante delle notti lunghissime e delle telefonate-fiume. Roberto Peria, nei momenti di maggiore accanimento e quando sembrava che tutto andasse a rotoli e la divisione appariva l’unica soluzione praticabile, è stato forse uno dei pochi che non ha mai smesso di credere nell’unità della coalizione del centro sinistra, che a tanti, me compresa, sembrava ormai un’utopia, viste le posizioni rigide. Poi, nel giro di pochissimi giorni, qualcosa è cambiato, e questo cambiamento in parte è venuto dal basso, dalla pressione della gente per strada che, estranea ai travagli interni, reclamava a gran voce l’unità, l’unico modo, a detta dei più, per far cambiare le cose e per tentare di vincere, per dare la possibilità anche a chi non ha voce di essere rappresentato. L’unità è stata un segno di maturità, caro Gigi, una dimostrazione che in fondo l’orgoglio personale o di partito qualche volta può essere sacrificato quando il fine ultimo è il bene comune. Non è stato facile per nessuno e tanti rospi, per citare Nunzio, alla fine sono stati ingoiati. In fondo, però, l’unità di intenti c’è sempre stata, il programma è condiviso da tutti e nessuno aveva l’intenzione di escludere i D.S. da questo processo. E’ stato il gioco delle 10 componenti a far sì che non ci siano state forzature. Ora finalmente il clima si è decisamente rasserenato, tutto quello che si doveva dire è stato detto e si comincia a lavorare sul serio, con un flusso continuo di persone che gravitano intorno alla sede di “Portoferraio Domani”. E non è solo questione di poltrone. Mi chiedo qual è la forza e i motivi che spingono Rosa, dopo aver passato un’intera giornata a pulire ed accudire i suoceri anziani, a faticare ancora per preparare un ottimo sugo di polpo per i candidati, le famiglie e gli amici dei candidati. Mi chiedo perché Gianfranco passa tutto il suo tempo libero alla sede, per far sì che resti aperta dalle 8 alle 20, mentre Massimo Zottola-Trottola si dà un gran da fare per risolvere i problemi tecnici. C’è chi trapana, chi scrive al computer, chi attacca i manifesti, chi pulisce, chi progetta. Si respira un clima di vitalità, di entusiasmo e voglia di fare che da tanto non si vedeva. Penso sia cambiato davvero il modo di far politica. Tante persone che si impegnano solo per passione, o forse semplicemente perché stanno bene insieme e credono nel programma dove vengono prospettati scenari interessanti: finalmente le piste ciclabili, gli spazi per i giovani, l’assistenza agli anziani in una rete solidale e partecipata, la rivitalizzazione del meraviglioso centro storico, lo sviluppo sostenibile, le energie rinnovabili, ecc. Cose che fino ad oggi sembravano fantascienza e invece dovrebbero essere di normale amministrazione. Ce la faremo a vederle domani?
tatiana paolini