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Francesco Bosi: Regione e Provincia cerchino di comprendere meglio l'Elba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 10 gennaio 2003

L’incontro di martedì scorso a Portoferraio, dei sindaci elbani con il Presidente Martini e gli amministratori provinciali e regionali, è stato un evento senza precedenti, che sarebbe stupido liquidare frettolosamente con etichettature di comodo. Personalmente ero presente e ne sono stato lieto, anche se non ho potuto prendere la parola per una fastidiosa raucedine, frutto di stagione. Debbo dare atto al Sindaco Ageno di avere sinteticamente rappresentato, con molta dignità e capacità, l’opinione più diffusa fra i primi cittadini di questa grande isola tirrenica; la maggiore fra le isole italiane dopo Sicilia e Sardegna. Gli interventi del Presidente della Provincia di Livorno, e quello del Presidente della Regione, pur con diversi accenti, mi sono apparsi corretti e rispettosi delle problematiche loro rappresentate. Mi decido a dare la mia opinione, per iscritto, anche perché mi hanno stupito alcuni resoconti di stampa che hanno voluto presentare il confronto come una specie di sculacciata di Martini ai soliti sindaci elbani. E’ il vecchio schema manicheo di una sinistra, elbana e non, per la quale è tutto bene quello che viene dalla Provincia e dalla Regione, e tutto male quello che viene dai Sindaci, che di sinistra in gran parte non sono. Forse anche in questa incapacità di analisi risiede il fatto che la sinistra all’Elba sia minoritaria. Ha fatto bene Ageno a porre la questione centrale dell’autonomia dell’Isola come strumento istituzionale per governare la specificità di un territorio che richiede strumenti decisionali dimensionati a misure di scala diverse da quelle che si applicano “sul continente”. Penso per esempio agli ambiti territoriali per la gestione dei servizi: acqua, rifiuti, trasporti, sanità etc., ambiti che non tengono conto di un elemento decisivo: la separazione creata dal mare. Il tema dell’autonomia, che viene costantemente posto per ragioni anche storiche e culturali, si arricchisce di significato quando a questa si aggiungono insoddisfazioni e frustrazioni dagli atteggiamenti di scarsa attenzione e comprensione delle esigenze e delle diversità di chi amministra dimensioni di territorio più vaste. Perché, ad esempio, i pratesi vollero scindersi da Firenze ed essere Provincia? Martini, che era Sindaco di Prato, lo sa bene: dissero che Firenze non era in grado di apprezzare le loro specificità, le differenze. Lo stessa cosa accade per l’Empolese e per altri territori che, per ragioni diverse, si trovano a disagio nello schema di governo della loro provincia di appartenenza. Per non citare poi il contenzioso perenne fra Governo e Regioni. Perché tutto questo, dunque, non dovrebbe valere per l’Isola d’Elba? Sarebbe un grave sbaglio reagire negando il problema per partito preso o per difesa del proprio spazio di potere istituzionale. Del resto Martini e Frontera non mi sembra siano incappati in questo errore. La questione è complessa, non è di facile soluzione, ma è reale. Io non ho la ricetta pronta e mi limito a rivolgere qualche raccomandazione, a Regione e Provincia. Cerchino di comprendere meglio i problemi peculiari di un territorio insulare, senza cadere nell’errore di andare a limitare le facoltà di autogoverno, come spesso accade; cerchino semmai di usare duttilità e rispetto per le diversità. Si tratta di lavorare a modelli istituzionali, come la Comunità Montana, dotati di nuovi e maggiori poteri. Insomma ad un modello di autogoverno insulare della Toscana che coniughi le esigenze di funzionalità con la tutela dell’identità sociale e culturale. Intanto s’impieghino più risorse per allineare i diritti e le opportunità dei cittadini elbani a quelli del “continente”. Si eviti di decidere da Firenze o Livorno quale modello di sviluppo debbono adottare i comuni dell’Isola, quasi si trattasse di una riserva indiana. Soprattutto si eviti, com’è avvenuto per l’urbanistica, di impartire indirizzi e disporre il Piano di coordinamento, per poi contestare i Piani strutturali dei comuni che a quelle impostazioni invece si sono uniformati. Sarebbe facile giocare a scaricabarile fra Comuni, Provincia e Regione. Se ne vedrebbero delle belle, ma a che (ed a che cosa) servirebbe? Non certo ai cittadini, né alle istituzioni. Allora non resta che una più stretta, seria e rispettosa collaborazione. E’ questa la linea che intendiamo perseguire, per quanto ci riguarda.


Il SEnatore Francesco Bosi

Il SEnatore Francesco Bosi