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Controcopertina: Una sinistra non più sommersa

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 18 maggio 2004

Caro Rossi, prendo spunto dalla seconda lettera di Cesare Sangalli, quella “volontaria”, che esplicita senza equivoci il senso trasparente della prima, e in sostanza ne decodifica la tesi. Ho seguito tramite Elbareport le vicende delle liste portoferraiesi, e credo che alla fine le cose del centrosinistra siano andate abbastanza bene, mentre quelle del centrodestra abbastanza male. Potrei anche rallegrarmene; ma a questo caso applicherei volentieri il ragionamento che Sangalli riferiva al centrosinistra: sarebbe stato meglio che fossero state due “parti” a confrontarsi, senza che l’eventuale vittoria della ‘lista unitaria’ sia offuscata dalla spaccatura degli avversari, e senza che nessuno degli avversari eventualmente perdenti possa addurre la spaccatura avvenuta nella propria parte come alibi e copertura di sconfitte invece guadagnate sul campo. Per quel che riguarda invece la lista faticosamente unitaria e le osservazioni in merito di Sangalli, mi pare che proprio per le ragioni da lui enunciate debba considerarsi un risultato positivo. Dice: “La prima cosa che manca da anni ai DS di Portoferraio (a questi mi riferisco, altrimenti il discorso si farebbe troppo complesso), e lo dico con l’amarezza del simpatizzante e dell’elettore, è qualcosa che assomigli ad una vera partecipazione, ad un confronto con la base, ad una discussione aperta con la “sinistra sommersa” a cui credo di appartenere. Manca cioè la linfa della democrazia, la ‘vita’, appunto, della politica”. Ecco, ora non manca più. L’“estenuante trattativa” è, a mio modo di vedere, appunto il segno di una permeabilità, di una apertura al “non partito”, alla “vita della politica”; pur faticosa, perché il peso delle tradizioni tende, nel bene e nel male, a conservare l’esistente. Ora la “sinistra sommersa” non è più “sommersa”, e ha la possibilità di mostrare quanto vitale sia il proprio apporto nel mutamento dei metodi, da coniugare con la costanza delle idealità che vengono da lontano. E soprattutto hanno voce e possibilità di mostrare la propria vitalità anche coloro che per anagrafe non hanno avuto appartenenze tradizionali o sommerse, ma hanno incontrato per strada qualcuno cui accompagnarsi per percezione di sottile e profonda sintonia. Insomma per la lista unitaria la scommessa comincia ora: in nobile gara fra le diverse componenti per proporre e realizzare contenuti vincenti non per forza dei numeri ma per forza della qualità; in mobilissima gare per ricompensare la fiducia che gli elettori concederanno. Il rischio più grave che si è corso, a mio avviso, è stato quello di contarsi: non sono i numeri a muovere la storia, ma le idee e la capacità di realizzarle. Per formulare giudizi sul passato e sul presente non c’è modo migliore che creare dei paradigmi, dei termini di confronto costituiti da ciò che si è capaci di fare. Che è poi il passaggio dal moralismo all’etica.


provincia 5 aprile

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