E’ strano, per me giornalista, trovarmi in prima pagina senza sapere perché. Forse sono i limiti della comunicazione “on line”: una lettera interna, una sorta di provocazione per avere dei chiarimenti (in un articolo non ci potevano essere tutte quelle domande) è stata pubblicata postuma, per un equivoco fra chi l’ha spedita ad Elbareport e chi l’ha ricevuta. Poi è stata commentata come se fosse un articolo di fondo. Da “opinionista” avrei scritto in un altro modo, perché “le parole sono importanti”, come dice Moretti, e le espressioni usate in un dialogo riservato non sono le stesse che si usano in un intervento pubblico. Per questo la replica di Carlo Rizzoli non aveva motivo di essere, visto che prende di mira sostanzialmente solo l’espressione “partito di zombi” riferita all’apparato DS (e non certo agli elettori, fra i quali a fasi alterne rientro pure io, e non ho l’abitudine di prendermi in giro da solo). Comunque, per quanto usate a mia insaputa, le parole usate sono in ogni caso le mie, e a parte la forma hanno anche un contenuto. Chiarisco una volta per tutte l’espressione “partito di zombi”, certo non molto elegante, così entro anche un po’ nel merito, stavolta con l’intenzione di farlo (nella lettera pubblicata mio malgrado non mi ponevo neanche il problema). Cos’è uno “zombi”? E’ un “morto vivente”. La prima cosa che manca da anni ai DS di Portoferraio (a questi mi riferisco, altrimenti il discorso si farebbe troppo complesso), e lo dico con l’amarezza del simpatizzante e dell’elettore, è qualcosa che assomigli ad una vera partecipazione, ad un confronto con la base, ad una discussione aperta con la “sinistra sommersa” a cui credo di appartenere. Manca cioè la linfa della democrazia, la “vita”, appunto, della politica (illuminante al riguardo è il colloquio di Peppino Impastato con il dirigente comunista ne “I cento passi”). L’estenuante trattativa che ha occupato tutta la stagione politica ne è la dimostrazione più lampante. I nomi stabiliti dall’alto e in solitario, in barba a tutti i discorsi sul metodo, sulla trasparenza, e quant’altro. I nomi che inevitabilmente hanno oscurato ogni discorso sui contenuti e, soprattutto, sulle responsabilità politiche del passato recente, perché è pura ipocrisia attribuire tutti i guasti della città (e dell’isola), che vengono da lontano, alla giunta Ageno. I nomi che sono stati avanzati, ritirati, scambiati, riproposti, che nemmeno al calciomercato. Dice: anche questo è politica. Vero. Sarà che da un po’ di tempo vivo a Foggia, dove la politica è diventata praticamente SOLO questo (qui la spaccatura a sinistra è avvenuta: abbiamo l’UDEUR di Mastella alleata con Rifondazione!). Sarà che da un po’ di anni “l’Elba è come la Puglia, solo che non si spara” (fonte riservata). Sarà che non mi dimentico l’assordante silenzio degli amministratori dopo l’estate degli scandali, ma resto dell’opinione che il segnale di rinnovamento che molti cittadini chiedevano, alla fine si è visto davvero poco. Caro Carlo Rizzoli, sarebbe stato molto meglio per me poter entrare davvero “nel merito”. Mi chiedo se sarebbe stato meglio anche per chi ci ha governato negli ultimi vent’anni.
presentazione vela Pubblico