Tempi di un governo che mira a riprodurre anche nella scuola la propria idea di società nella quale solo chi è più forte e più furbo merita di andare avanti. Per questo, mentre si propongono sperimentazioni inconsistenti, non si pensa neppure a investire nella scuola pubblica; perché non serve un luogo in cui almeno si prova a colmare gli svantaggi sociali, a rendere patrimonio comune le differenze, a esprimere un valore condiviso di cittadinanza, a offrire un’istruzione dignitosa diffusa. Eppure così si pregiudica la stessa possibilità per ognuno di dare pieno sviluppo alla propria persona e di contribuire al benessere collettivo, di esercitare criticamente i propri diritti. E’ questione sostanziale di democrazia, insomma. Ma è anche questione sociale e nodo cruciale per lo sviluppo: è tutte queste cose insieme inscindibilmente. Il mondo dell’impresa, in questo quadro, deve avere un ruolo attivo, non corporativo, in grado di misurarsi con l’interesse generale del paese. Ci sono evidenti sgni di involuzione del sistema produttivo nazionale a cui non basta continuare a rispondere con le ristrutturazioni che sono state il leit motiv almeno degli ultimi 25 anni. E questo riguarda tanto la grande che la piccola impresa diffusa o distrettuale. Per tutti questi motivi anche nel mondo dell’impresa dovrebbe esserci preoccupazione per il trattamento riservato da questo governo alla scuola, all’università, alla ricerca.
sanna