Abbiamo già citato tempo fa uno stornello anarchico che abbiamo per l'ultima volta sentito dalle belle voci di Maria Torrigiani e di Pardo Fornaciari. "La casa è di chi l'abita - è un tristo chi lo ignora - il tempo è dei filosofi - la terra di chi la lavora" Ciò premesso abbiamo capito dopo la lettura del manifesto elettorale qui sotto sbeffeggiato dalla solita carognata del Cicino, che in fondo l'Ageniale pensiero è venato di anarchia. Chiunque, secondo il valentuomo vagheggiante una riconferma che riteniemo probabile come una vincita al superenalotto, perchè anche i ciuchi di norma ci cadono una sola volta, deve avere il diritto di costruirsi la sua prima casa. Singolare pensiero non esattamente impostato alla salvaguardia del territorio e del patrimonio naturale esistente, screziato anzi almeno da una logica urbanistica da far-west con spruzzi demagici. Siamo all'elegia del privatismo, del ragionare anteponendo l'egoismo dei singoli al bene della comunità, è la cosiddetta "urbanistica a domanda" che tante sciagure ha determinato. Perchè se si continua a costruire massicciamente in anni in cui la curva demografica è piatta come un'inglese spuppata significa che si continua a bruciare territorio lasciando vuote altre case costruite. A meno che l'agenio (ed i suoi consulenti betonieri) non pensino agenialmente ad una casa "usa e getta" tipo quelle effigiate nel manifesto ciciniano dei nuovi Parioli portoferraiese, il residence degli Orti che tutto il mondo c'invidia, nato come rifugio temporaneo dei diseredati dopo una delle tre cose buone della giunta Ageno (è incredibile ma sono riusciti pure, con quei cervelli, ad azzeccare qualche mossa): chiudere la Falconetta. Solo che per tappare una vergogna se ne è crata un'altra, e presto ci si dovrà porre il problema di rimuovere quelle deturpanti ed alienanti cose che surrogano le case. Ma per l'ageniale, l'emergenza abitativa degli ultimi e meno fortunati dei cittadini, la cancellazione rapida si quel ghetti non è probabilmente il problema più urgente, la traduzione di "casa" dall'agenialese è "villotta" al massimo le "nuove consumelle", "las casitas del barrio alto" avrebbe cantato Victor Jara prima che che quel porco (ops ci scusino i suini per la caduta di stile ed il paragone) di Pinochet lo uccidesse, i quartierini-bene di una borghesia nutrita di soap-opera e consumismo, ignorante ed emula dei ricchi ignoranti come il berluska, "tutta scena" come lui, figlia del craxismo più devastante, dell'Elba (pronunciato alla milanese con la "e" aperta) da bere, appunto, da consumare ciucciare spolpare, cementificare, portualizzare nel nome del Pajero, nel nome delle vacanze Thai (dove trombi la bimba e te ne vai), nel nome della coca non esattamente cola, nel nome (guccini-nomadi) del perbenismo interessato della dignità fatta di vuoto, la borghesia magari ciucciaostie ma tra la quale Dio è davvero morto. Meglio riderci su:
vignetta casa tutti