“No a un patrimonio di serie A, tutelato, e uno di sere B, cedibile. L’intero patrimonio storico, artistico, culturale e paseaggistico del nostro Paese va protetto.” Questo quanto dichiarato in una nota da Roberto Della Seta, Presidente nazionale di Legambiente, all’annuncio dell’entrata in vigore del Codice Urbani già dal Primo Maggio prossimo. “Valutiamo positivamente – si legge nella nota di Roberto Della Seta - l’introduzione nel testo del Codice Urbani della Convenzione Europea del paesaggio e la realizzazione concertata dei piani paesistici tra le Regioni e le soprintendenze. Rimane la nota dolente della scarsità di risorse per le soprintendenze e la confusione nella interpretazione delle norme”. “Resta però una occasione perduta – sottolinea ancora Della Seta – quella del mancato confronto tra enti e associazioni che sarebbe dovuto avvenire prima della effettiva entrata in vigore della normativa. Diviene quindi molto più che urgente avviare un tavolo di concertazione a cui partecipino le associazioni ambientaliste, con lo scopo di studiare ed attuare modifiche al provvedimento del Ministero dei Beni Culturali. Il Codice Urbani com’è adesso – continua Della Seta - è l’esatto opposto di quanto dichiarato dal Ministro, cioè uno strumento unico e certo per difendere e promuovere il tesoro degli italiani. Di unico e certo per ora c’è solo la divisione del patrimonio del Bel Paese in uno di serie A ed in un altro di serie B, quest’ultimo svendibile per far cassa”. A sottolineare con forza la richiesta di Legambiente di un tavolo di concertazione sul Codice Urbani sta la recente messa in vendita di 12 penitenziari storici. “L’operazione dei 12 istituti di pena storici – commenta ancora Roberto Della Seta – parcheggiati provvisoriamente alla Patriomonio dello Stato spa, in attesa di essere venduti, ha come obiettivo quello di far cassa per finanziare programmi di nuova edilizia penitenziaria. Il rischio che si corre non rivisitando attentamente il Codice Urbani è quello di alimentare in maniera incontrollata questo tipo di soluzioni che non fanno sicuramente il bene del nostro Paese. Come si fa infatti – conclude Della Seta – a garantire la corretta conservazione e tutela del nostro patrimonio storico, culturale, artistico e paesaggistico se l’obbiettivo principale è e resta quello di fare cassa?”.