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Il Verbo di Coluccia (trapassato remoto)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 25 aprile 2004

Caro Rossi, è colpa tua. Caduto nell’errore romantico degli stessi Padri costituenti, che decisero sventatamente che nella nostra Repubblica dovevano poter parlare tutti (art. 21 Costituzione), dai spazio proprio a tutti (bastava aggiungere una piccola clausola: “Tutti –meno Coluccia- hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola…”, e si sarebbe stati a posto). Perché Coluccia (benché lì si parli chiaramente di “pensiero”) se ne approfitta, mandando ogni giorno una fotocopia della lettera del giorno prima; e a noi, clandestini difensori del popolo e briganti di strada, tocca a intervenire. Coluccia, che ha snaturato il nobile motto della Benemerita appropriandosene: “Uso a obbedir parlando e parlando morir”, insiste nel ‘calambour’, e chiama “percorso nuovo” nientemeno che “un’alleanza segnata da un’asse preferenziale tra DS, Margherita e SDI, pur aperto al confronto con le altre forze di sinistra”. Ma quali? Visto che lo contrappone “al cartello elettorale di sinistra antiageno o di mera testimonianza della trascorsa opposizione” (come se quel “percorso nuovo” cinque anni fa non avesse portato alla sconfitta elettorale rendendo necessaria la “trascorsa opposizione”). E insiste: “Già con la scelta della candidatura di F. Scelza la maggioranza riformista dei DS di Portoferraio, uscivano da questa logica ed avviavano … un processo politico nuovo per far maturare anche negli altri potenziali partners orientamenti politici adeguati all’obbiettivo del governo della città” (tralasciamo la pugnalata alle concordanze verbali), dove l’elemento di novità sarebbe proprio Scelza, che avrà anche tanti difetti ma non certo quello di essere un homo novus (per lei, Grittini). E chiaro allora che “tutti gli attacchi venuti successivamente a questa candidatura non erano altro che i tentativi di settori della sinistra che andavano dal Correntone Ds (Aprile), a Rifondazione, passando per Verdi, Comunisti italiani, di bloccare questo ‘nuovo processo politico’”: è noto infatti che quei marpioni del Correntone, di Rifondazione (per non parlare dei Verdi e dei Comunisti italiani) stanno brigando per conservare le posizioni di potere di cui godono da sempre a Portoferraio, e temono ogni novità. Continuando nei paradossi, Coluccia pasticcia confondendo insistentemente le elezioni europee e il progetto Prodi con le amministrative, e ripasticcia definendo “nuovo percorso” la riorganizzazione dell’Ulivo (ma come fa a essere nuova una “ri”-organizzazione?); e stigmatizza l’idea “molto confusa” di “assemblare tutte le cosiddette forze della sinistra” (perché lui come le definirebbe?) “dai partiti ai cosiddetti movimenti della società civile” (perché lui come li definirebbe?) “con un centro, inteso come area moderata, in un insieme che, presumibilmente, una volta messo alla prova del governo e delle scelte concrete finirebbe per evidenziare le effettive e diverse visioni di indirizzo programmatico e di contenuto con il rischio della instabilità e dell’immobilismo”. Qui ha ragione: nell’ipotesi da lui caldeggiata (lettera del 20.04) è difficile percepire “diverse visioni di indirizzo programmatico e di contenuto” rispetto alla destra oggi maggioritaria, potendo così beneficiare dell’effetto mimetico che confonde il nemico e gli strappa qualche voto; mentre con la “cosiddetta sinistra” le diverse visioni cominciano a essere sempre più evidenti. E infatti, nella lettera del 21, la cosa diviene più chiara: “Provate ad immaginare una coalizione così fatta che dovrà non solo stilare la lista con criteri di selezione, oltretutto, che discriminano posizioni riformiste e inventandosi querelle inesistenti di tipo morale, stilare un programma elettorale di governo partendo da visioni diverse e contraddittorie sul punto strategico dello sviluppo e dei rapporti con le forze economiche e sociali della città e che poi una volta elette dovrebbero governare e durare per cinque anni”. Ma subito dopo un altro ribaltamento logico: “La prima (Ulivo, non triciclo, corregge) … mira ad una ricomposizione unitaria e di governo del centrosinistra (cioè quella che ha perso le ultime elezioni); l’altra al perpetuarsi di una frammentazione e divisone ancorata al terreno della mera testimonianza ed alla eterna opposizione” (dogma di fede: nessuna ragione lo sostiene, ma l’ha detto il riformista/conservatore Coluccia). Dopo la critica segue la parte propositiva: “qualcosa si sta muovendo. Mi auguro che la Margherita … esca dall’indecisione ed incertezza per perseguire con fermezza questa linea e quindi auspichiamo che favorisca questo nuovo processo, superando incomprensioni sulla natura di questa alleanza”. Forse voleva scrivere “incomprensibilità”, tanto è vero che la Margherita ha già detto di no. Poi esagera: “La recente presa di posizione dello SDI elbano, va senza dubbio nell’auspicata alleanza riformista, DS, Margherita, SDI, senza dimenticare anche l’aggregazione di aree liberalrepubblicane e che potrà segnare una prospettiva politica nuova non solo per Portoferraio, ma per tutti i comuni dove si vota”. Ecco l’ingordigia. Non gli bastano le masse di elettori dello SDI (ogni giorno ci domandiamo a nome di chi parla il mite on. Boselli, ogni giorno intervistato almeno due volte dai telegiornali di Berlusca, chi sa perché), ma vuole anche le schiere dei liberalrepubblicani; e si è lasciato scappare il Patto Segni, che con un ribaltoncino forse impinguerebbe la sua allegra macchina di guerra. Nella lettera del 21, va detto, recupera poi anche “quelle forze e movimenti disponibili nel centrosinistra e che verso i temi dello sviluppo e della qualità della vita, si misurano con visioni e sensibilità parziali e settoriali, ma pur sempre importanti e stimolanti”: cosa si può volere di più? La conclusione è patetica. Intanto annovera fra “le forze politiche elbane” anche il povero SDI, al pari di DS e Margherita, che è un po’ troppo anche per il mago Silvan. E poi tradisce il senso di tutta la sparata lasciandosi imprudentemente sfuggire un particolare: “Infatti le forze politiche Elbane, in particolare Ds Margherita e Sdi, nei molti tavoli di trattative che ancora sono in corso, sulla composizione politica delle alleanze, alcuni tuttora aperti, come Capoliveri, CampoElba, Marciana, altri CHE SI RITENGONO già chiusi, come a Rio nell’Elba” (è proprio vero che la speranza è l’ultima dea) “potranno trarre una indicazione utile dalla vicenda di Portoferraio per riposizionare la propria linea politica”. Infine una minaccia: “Sarebbe un bel contributo per ricomporre un quadro politico unitario di governo del centrosinistra all’Elba, dopo anni di divisione e di opposizione autoreferenziale ed inconcludente”. Che è come dire: “Facciamo come s’è fatto l’altra volta a Portoferraio, e così si perde anche Marciana, CampoElba e Rio nell’Elba”. Già, giacché l’opposizione autoreferenziale e inconcludente si sono trovati a farla gli stessi che oggi vogliono ancora imporre i loro voleri, perché dopo aver perso tutto non si sono ancora levati di torno. E neanche Coluccia: Usi a obbedir parlando e parlando morir. Requiem.


Primula Rossa Fiori Piante

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