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Non serve una terza compagnia di navigazione

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : lunedì, 06 gennaio 2003

Vorrei uscire dal coro unanime delle voci che inneggiano alla terza compagnia navale come panacea dei guai nei collegamenti con il “continente”. I disagi nei collegamenti non dipendono dal numero delle navi, ma da altri fattori: Assenza di coordinazione fra gli orari dei traghetti e gli orari dei bus Campiglia-Piombino; Assenza di coordinazione fra gli orari dei bus Campiglia-Piombino e quelli dei treni. Scarsa coordinazione fra gli orari delle navi delle due compagnie, con conseguenti sovrapposizioni di fasce orarie in cui nessuna nave parte. Prezzi delle navi (ma anche dei treni !) troppo alti; Concentrazione eccessiva delle navi su Portoferraio rispetto a quelle su Rio Marina-Porto Azzurro (e virtualmente su Marina di Campo). Queste circostanze non cadono dal cielo, ma sono la conseguenza di precise scelte (perché non credo si tratti di incompetenza né disattenzione) da parte di chi amministra le Ferrovie, l’ATM, la Toremar e la Moby Lines. Non riesco a credere che le autorità portuali, i Comuni elbani, la Provincia, l’associazione Albergatori, ecc., non abbiano il potere di imporre ai responsabili la soluzione dei problemi suddetti. Pochi giorni fa si è svolta una Conferenza dei Servizi al cui ordine del giorno c’era qualcosa del genere: mi auguro che ne derivino risultati concreti. Tengo però a ribadire che il numero delle navi non ha motivo di aumentare, se non tutt’al più di una corsa notturna, e che al limite potrebbe avere un senso aggiungere aliscafi ma non traghetti. Questi ultimi inquinano il mare molto di più e incentivano l’afflusso di macchine sull’isola. Ora, tutti sanno che nella stagione turistica l’Elba è sovrassatura di automobili, per cui bisognerebbe potenziare la rete dei trasporti pubblici piuttosto che favorire lo sbarco di sempre più numerosi mezzi privati. Concludendo, l’ingresso di una terza compagnia di per sé non risolverà i problemi. Questa illusione affonda le radici nell’ idealizzazione della legge della concorrenza, che purtroppo non è sempre sinonimo di gara al progresso. Ciò che s’impone è invece un controllo sull’operato degli imprenditori da parte della collettività (e degli organismi che la rappresentano), affinché l’iniziativa privata sia finalizzata al bene comune, cosa che le cieche leggi di mercato non garantiscono affatto.


Marmorica toremar navi

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