Spirito di Corpo Sarà perché (lo abbiamo già scritto) Uberto quand’eravamo nel pieno degli ardori (politici) giovanili usava chiamarci “Il Matto delle Giuncaie” e quindi perché nutriamo una specie di “spirito di corpo” ma ci viene naturale, più o meno come l’esercizio del respirare lo schierarci nettamente dalla parte dei “picchiatelli”. Parliamo della nobile categoria dei matti che molto spesso patisce il dileggio e l’emarginazione sociale (per le bizzarrie che istigano i suoi componenti a non uniformarsi al benpensare) e che ha assai meno rappresentanti di quella degli scemi, che al contrario sono molto più numerosi, rispettati ed in diversi casi pure potenti, essendo riusciti a convincere il prossimo che essere mediocri, privi di fantasia, conformisti e superficiali è bello. I matti dispongono spesso del colpo d’ala, del fhash mentale che spiazza, di un’umorismo surreale molto spesso conscio e voluto. Come quello di Klaus che interruppe una furibonda lite tra Franco Oriolo e Adolfo Santoro sui contenuti di una trasmissione radiofonica con la quasi metafisica domanda: “A che ora parte l’aliscafo per Firenze?” E che dire dell’altro picchiatello che avvicinò una ragazza e dopo essersi impegnato in una lunghissima e non richiesta concione che aveva per tema “le maree abissali” terminò: “ .. ora visto che insomma, al limite, siamo qui, e te non hai nulla da fa’ e nemmeno io, ti volevo di’ una cosa che così .. insomma .. però anche al limite … si pipa? Perché vedi te .. al limite potresti anche dimmi … sai c’ho il fidanzato.. Ma perché, è più bello di me? Comunque, senza impegno, al limite arrivederci ..” E girò sui tacchi andandosene lasciando la bimba perplessa. Ieri ce ne hanno raccontata una davvero geniale di un pittore “di fori come un terrazzino” che vive in una plaga meridionale del nostro paese, il tizio è un valente artista ma che ha comportamenti davvero diversi da quelli della gente comune, vive barattando le sue tele, dorme per terra etc. Tempo fa il nostro, che risponde al nome di Carmelo si è recato a casa di uno dei tanti ciarlatani che vivono e prosperano in Italia, in attesa di una legislazione civile che persegua chi ingrassa speculando sul dolore, sui problemi e sulla credulità delle persone più semplici. Il tanghero in questione si fa chiamare con l’appellativo di Mago Indovino che precede il suo nome. Giunto davanti alla porta il picchiatello Carmelo ha bussato e da dentro il “maestro” ha chiesto: “Chi è?” “Come chi è – gli ha risposto da dietro l’uscio Carmelo – che cazzo di mago indovino sei?” e se n’è andato via.