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Convegno sulla scuola delle isole minori: una scuola laboratorio

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : venerdì, 26 marzo 2004

Dal 19 al 21 di marzo si è tenuto a Carloforte –nell’Isola di San Pietro in Sardegna– il III congresso del SIMI, il consorzio che riunisce le Scuole delle Isole Minori Italiane, che ha avuto come tema “LA SCUOLA DELLE ISOLE MINORI: UNA SCUOLA LABORATORIO”. Le scuole delle isole minori hanno, come è evidente, caratteristiche, problemi e difficoltà del tutto peculiari rispetto alla generalità delle scuole ‘continentali’, anche delle più piccole e isolate, perché la distanza dalla terraferma o da altre isole vicine diviene talvolta un ‘gap’ insormontabile. Se già per l’Elba –che rispetto a tutte le altre piccole isole ha una dimensione ragguardevole e servizi pressoché completi– si presenta il problema del pendolarismo dei docenti e del loro continuo avvicendarsi, con detrimento della continuità didattica; e il problema del raggiungimento della sede scolastica per gli studenti è praticamente spostato a livello di Università; per le isole piccole e piccolissime pendolarismo e avvicendamento degli insegnanti sono macroscopici, e il problema del raggiungimento della sede scolastica si pone talvolta a livello di scuola primaria, molto spesso a livello di scuola media inferiore, quasi sempre a livello di scuola superiore, sempre a livello di Università. A questo si aggiunge la necessità di ricorrere di frequente alle pluriclassi e ai CPE (centri di preparazione agli esami, con alunni –talvolta uno solo– che stanno nelle scuole delle loro isole seguiti da due-tre insegnanti statali per tutte le materie; e che poi danno l’esame di terza media in Continente con altri insegnanti e con nuovi compagni, e con tutti i problemi di ambientamento): così lo Stato assolve all’obbligo costituzionale di dare scuola a tutti i cittadini (che il Ministro ha cambiato in “diritto-dovere”, limitandolo ai cittadini e non impegnando lo Stato). Dopo, nella assoluta maggioranza dei casi, dovendo trasferirsi in Continente o in un'altra isola più grande per seguire la scuola secondaria superiore, subentrano difficoltà economiche insostenibili, e si abbandona la scuola; e gli alunni che la proseguono trasferendosi poi non tornano nelle proprie isole, dove peraltro non troverebbero impiego con le specializzazioni ‘continentali’: e nelle piccole isole finisce per restare una popolazione poco scolarizzata (salve le debite eccezioni, è ovvio), spesso destinata all’analfabetismo di ritorno che certo non costituisce elemento dinamico per lo sviluppo della comunità isolana. E poi anche i salutari interventi di aggiornamento e di formazione degli insegnanti non trovano applicazione sul territorio, perché terminata l’attività formativa sovente si trasferiscono. Il tema del Congresso (al quale della scuola elbana era presente la prof. Claudia Danesi, dell’I. C. di Marciana Marina) ha proposto un’idea guida per avviare la soluzione dei problemi ricordati, senza ovviamente dimenticare la necessità di interventi strutturali –normativi, economici e tecnologici– che vanno precisati, progettati, proposti e ottenuti dallo Stato e dagli Enti Locali. La scuola-laboratorio è una scuola che si radica nel territorio, lo studia, lo descrive, ne intravede le modificazioni, ne progetta il futuro, preparando i suoi giovani a divenirne amministratori, gestori e imprenditori intelligenti e competenti. La scuola-laboratorio diviene centro di una attività che coinvolge tutta la comunità adulta nel suo progetto educativo, trasformandola in una società autoeducante (nella linea del “long life learning”, l’educazione permanente) e perciò stesso capace di ‘motivare’ i giovani allo studio. La scuola-laboratorio può divenire centro motore di un progetto di isola-laboratorio (argomento svolto dalla relazione di chi scrive), cioè di un progetto che veda offrire le peculiarità naturalistiche, storiche, culturali, folcloriche del territorio a un pubblico selezionato e tuttavia amplissimo, quello delle gite d’istruzione a livello europeo, per dei soggiorni di studio che dilatino all’inverno e alla primavera la “stagione”, e non solo sotto il profilo delle attività economiche ma anche sotto quello, altrettanto importante, del ‘popolamento’ delle isole nelle stagioni che oggi sono davvero “morte”, degli scambi di conoscenza e di cultura fra gli abitanti residenti e gli ospiti “motivati”. La scuola-laboratorio è anche sede di sperimentazione didattica, per neutralizzare le difficoltà di cui si è fatto cenno, almeno in relazione agli alunni: si tratta di verificare la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie per integrare ‘a distanza’ piccoli o piccolissimi gruppi di alunni con gruppi classe situati in altre sedi, sviluppando le metodologie didattiche dell’‘e-learning’. E in tal modo le piccole isole cessano di essere scuole di “serie B” (o C, o Z) per divenire, come ha detto il direttore generale del Ministero dell’Istruzione ing, Musumeci, presente al Congresso, “scuole di Serie A +”, fornendo metodologie che potranno intervenire nella definizione delle modalità di svolgimento della scuola (specialmente della scuola secondaria superiore) su tutto il territorio nazionale, anche dove non sussistano condizioni di isolamento: pensiamo alle specializzazioni formative, che possono essere sviluppate in un istituto ed erogate ad altri istituti che ne svilupperanno a loro volta di diverse, moltiplicando l’offerta formativa e razionalizzando i costi. Per tutto questo il SIMI costituisce un’occasione importante, un luogo di incontro e di confronto (come è avvenuto nei giorni del Congresso, in cui si sono sentite le voci di molte realtà differenti: testimoni di difficoltà, di angosce, ma anche di entusiasmo e di volontà positive), e un luogo di progetto: dalle scuole delle Isole Minori deve svilupparsi concretamente la definizione di protocolli normativi (incentivi alla stabilità degli insegnanti in sede, per esempio), e di progetti operativi sulla sperimentazione: e nel Congresso si sono costituite commissioni di lavoro permanenti (cui partecipa anche l’elbana Danesi), che dovranno appunto dare concretezza agli spunti e alle idee emersi nel corso dei lavori. L’omogeneità sostanziale delle condizioni e dei problemi, assieme alla diffusione sul territorio (anzi sul mare) nazionale induce ad agire tutti insieme per realizzare una ‘forza contrattuale’ significativa nel rapporto con gli Enti Locali (12 Province, 7 Regioni) e lo Stato, forza contrattuale che è condizione necessaria perché le idee divengano realtà nuove. Il SIMI ha due partner importanti: l’ANSPI (Associazione dei ‘Sanitari’ delle Piccole Isole), che è l’omologo nel campo dell’altro fondamentale ‘servizio’ pubblico, e che si muove in mezzo ad omologhe difficoltà operative, ma svolge un’attività già operante con significativi risultati (erano presenti a Carloforte il dott. Scirè e l’elbano dott. Donigaglia, presidente e vicepresidente dell’Associazione, che hanno portato testimonianze, informazioni e soprattutto indicazioni progettuali); e l’ANCIM, Associazione Nazionale dei Comuni delle Isole Minori (rappresentata al Congresso dal dott. Schiano, vicepresidente; e dall’elbano assessore di Portoferraio prof. Nurra), che è l’interlocutore fondamentale per ogni proposta operativa nell’ambito dei servizi sui territori. Le sinergie tra queste associazioni sono la strada maestra verso un futuro maturo e consapevole delle nostre isole.


manifestazione contro moratti portoferraio autogestione

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