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A teatro a ragionare con Paolini di Porto Marghera

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 23 marzo 2004

20 marzo 2004: data in cui si intrecciano eventi importanti e tra loro in qualche modo collegati. E’ una data che parla di morte e che richiama la vita. E’ trascorso un anno dal primo bombardamento su Baghdad di questa seconda guerra del Golfo (quasi che attribuirle una denominazione storicizzata servisse a farcela sembrare più distante). Ne sono trascorsi 10 dall’assassinio della giornalista Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hrovatin, giunti forse troppo vicini ad un traffico a sua volta quasi innominabile. Alle 7 e 48 di questo 20 marzo, complice l’anno bisestile, è iniziata la primavera, simbolo stesso della speranza della vita che ricomincia. Alle 21:00 al Teatro Puccini ha preso avvio la seconda serata fiorentina dell’”orazione civile” di Marco Paolini che, dopo aver portato in scena due delle più grandi tragedie italiane (e sono tante…), Vajont e I TI-GI Canto per Ustica, si cimenta in tre fenomenali ore di resoconto sulla vicenda del petrolchimico di Petropolis, ovvero Porto Marghera. Anche con Parlamento Chimico un eccezionale Paolini ci offre l’opportunità di approfondire alcuni tratti della nostra vita repubblicana ed industriale, non fermandosi peraltro ad uno sterile per quanto utile racconto dei fatti, ma stimolando, con riflessioni, battute intelligenti e liberatorie, e lezioni di civiltà la coscienza e l’attenzione della sua vastissima platea. La storia del petrolchimico è strettamente e intimamente connessa con i passaggi cruciali della nostra storia, nella sfera politica ed economica: Marco Paolini è maestro nel mostrarne i legami e le colpevoli omissioni, così come, con chiarezza e semplicità, riesce ad avvicinarci al mondo di monomeri e polimeri, come il CVM, composto chimico alla base del comune PVC, e responsabile, secondo espliciti dati statistici, di subdole ed implacabili forme tumorali. Spietati furono anche i vertici dell’azienda chimica, nell’immolare ad esclusivo vantaggio di logiche di profitto e di potere la salute degli operai, il loro diritto ad avere informazioni sui pericoli cui andavano incontro nello svolgimento della professione. E quindi la loro dignità e la possibilità di percepire il sacrificio umano al quale erano inesorabilmente destinati, sempre che siano inesorabili una manutenzione ridotta ai minimi termini o il massimo sdegno delle procedure di sicurezza. Basti ricordare che della squadra di lavoro di cui faceva parte Gabriele Bertolozzo, l’operaio che ha prodotto al pubblico ministero Felice Casson le decisive basi documentali dell’inchiesta, all’agognato momento della pensione, restava in vita solo lui stesso. Non è del resto neanche lui vissuto a sufficienza per veder iniziare il processo, di cui conosciamo la sentenza di primo grado, emessa nel novembre del 2001: tutti assolti i 28 imputati per strage e disastro continuato. Il lavoro di Marco Paolini ha proprio il fine virtuoso di non permettere che il reato di disastro continuato, che simbolicamente si compie ogni giorno nella nostra vita, e che reca in sé il velenoso germe dell’abitudine, possa perpetuarsi nella coscienza e nelle menti dei cittadini, non schiavi! L’appello alla non rassegnazione è pienamente colto dalla platea che lo saluta con lunghi applausi ed il rimpianto, a fine rappresentazione, di dover spezzare il filo di pathos umano che ha magistralmente saputo instaurare con il suo pubblico. L’invito a restare sani diventa un imperativo morale, prima ancora che fisico. E intanto, a Piombino, da giorni le emissioni pulviscolari nell’aria sono intollerabilmente oltre i livelli di soglia. Per chi vuole approfondire: Bettin, Dianese Petrolkiller Feltrinelli Galli Il padrone dei padroni Garzanti www.marcopaolini.it


Paolini attore teatro

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