Rio Elba, Domenica 21 Marzo equinozio di primavera 2004, "Cipolla" ha riaperto il suo ristorante, e gli unici clienti ai tavoli oltre noi sono Antonio Giovi ed i suoi familiari che festeggiano: "Tonietto" ha compiuto 80 anni. Antonio Giovi ha trascorso una vita in miniera dove ha raccolto anche tanti "scherzi" (così si chiamano qui le particolari cristallizzazioni dei minerali) che poi, come hanno fatto altri "ragazzi della miniera" ha regalato al locale museo. Parliamo un poco col lucidissimo Tonietto, ricorda nostri parenti che abiatvano qui, altri che lavoravano in miniera con lui alla Perona ed alla FerroMin. Poche frasi, capaci però di riportarci all'orecchio della mente gli schianti della volata di mine, la sordità degli attimi successivi, e poi il ritmo da rock duro dei martelli demolitori pneumatici, i gemiti della roccia ferita sotto il graffiare delle benne, degli escavatori. Riguardiamo poi la foto sfuocata che non gli fa molta giustizia, e ci viene da pensare che, articolo miniere elbane, c'è la generosità di chi come Tonietto ha regalato del suo per preservare la memoria, la storia, e c'è la cialtroneria di chi ha predato del nostro: l'Isola, come i pirati che rasero al suolo Grassera a qualche centinaio di metri da qui, come i governanti cinici ed ignoranti che svendono con brani di suolo delle miniere la cultura di un popolo che ha strappato il pane alla vena del ferro. Al tavolo, mentre si attende il dolce (la "torta" lo dicono i milanesi) nella parte più distante del tavolo i nipoti di Tonietto parlano, ma senza molta partecipazione, di quel calcio-baraccone che ha prodotto centinaia di miliardi di debiti, i "chiodi" derivanti da ingaggi vergognosi, in un mondo dove una settimana di calci ad un pallone di un ragazzotto, costano quanto tutti gli stipendi di Tonietto. I debiti dei presidenti vanagloriosi, ricchi e scemi che Berlusconi vuole ripianare anche "regalando" le nostre miniere al fallimentare governo dello sport, quella fonte di sperpero quel carrozzone clientelare che è il CONI. E sulla piazza di questo minuscolo paese, che morde la roccia come un granchio per restarci attaccato, si incrociano questioni "epocali". Dove stia il cuore di Tonietto si capisce dal fatto che un paio dei nipoti discoli cercano di farlo incazzare cantando "Forza Italia". Ma Tonietto, non abbocca neppure un poco alla provocazione "de li bamboli", guarda e ridacchia, ne ha visti dal 1924 ad oggi di "padreterni", di prepotenti, finire seppelliti dal disprezzo e dal ridicolo della storia. Guarda ancora giù verso la valle e verso il mare, con occhi chiari e sereni.
Tonietto