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Le seconde case, i poveri e il “turismo di qualità”

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : lunedì, 15 marzo 2004

Secondo un'indagine di un professore universitario pagato dal Comune di Campo nell’Elba, le presenze di turisti all'Elba, nel periodo estivo, sono molto più numerose di quelle comunicate dalle fonti ufficiali. Vi sarebbe cioè un sommerso importante che sfugge ad ogni controllo. Queste presenze sarebbero addirittura superiori a quelle degli alberghi e dei residence, o almeno a quelle che vengono denunciate. Dovrebbe essere una buona notizia, tale da rincuorare coloro che ripetono che all'Elba vengono sempre meno turisti. Ma paradossalmente non è così, come vedremo. Intanto, chi sono e dove vanno questi turisti? Si tratta di famiglie che, non potendosi permettere una vacanza in albergo, si sistemano, alla meglio, in case private. Sono turisti che, per risparmiare, vanno a fare la spesa nei supermercati, come fanno a casa loro, e che affollano pizzerie e rosticcerie. Si tratta di una fascia sociale che non dispone di molto denaro, ma che, avendo una notevole consistenza (stando ai dati), contribuisce in modo determinante al fatturato complessivo dell'intera macchina turistica dell'isola. Questo tipo di turismo porta un vantaggio diretto agli elbani che hanno uno o due appartamentini, che cercano di raccattare qualche briciola dalla grande torta turistica e che lo considerano un legittimo risarcimento all'aumento del costo della vita indotto dal turismo. Briciola che non viene, comunque, grattata dalla grande fetta che tocca agli albergatori, non essendo, questa, una clientela alberghiera: se non venisse all'Elbaandrebbe a trovare case private da qualche altre parte. Stando così le cose, ci troviamo di fronte ad un fenomeno positivo anche da un punto di vista sociale, perché permette ad una fascia debole della società di portare i figli al mare, pur non disponendo dei mezzi per soggiornare in albergo, e permette una più equa, anche se minima, distribuzione del reddito all'Elba. Ma purtroppo questo tipo di turismo non piace a tutti, così come gli effetti che esso produce. Non piace agli albergatori perché, se è vero che non toglie loro nulla, è anche vero che non porta loro una lira. Anzi, se i clienti del sommerso non venissero, per gli alberghi e residences, sarebbe un vantaggio: i loro clienti troverebbero le spiagge liberate da famiglie e bambini vocianti, il traffico più scorrevole, i tavoli liberi nei ristoranti semivuoti; in più troverebbero i camerieri non accaldati e disponibili, il proprietario servizievole. Insomma, troverebbero tutto ciò che si aspetta il “turista di qualità”. Gli albergatori cercano il cliente migliore (più ricco) per dargli ciò che desidera. E questo si può capire. Ma, e questo è meno comprensibile, non piace neanche al responsabile dell'Apt, Dott. Umberto Gentini (il cui compito è quello di far venire più turisti), che da anni va ripetendo che bisogna regolamentare il fenomeno, perché alcune persone vanno via scontente e non ritornano più. Avrebbe ragione se non ci fosse, però, un mistero: i clienti che non ritornano, non sono quelli degli appartamenti ma quelli degli alberghi, come si deduce dai dati ufficiali. Non piace, questo turismo popolare, povero e merendaio, neanche agli ambientalisti, perché vedono nell'affollamento estivo un pericolo per l'ambiente, e si vedono poi costretti a portare i bambini delle scuole a raccattare cartacce ecc. Non piace neanche agli amministratori che vedono i centri storici invasi dalle auto, con conseguenti problemi per i parcheggi , e che si trovano ad affrontare i consueti problemi come, ad es., la carenza idrica e le difficoltà per lo smaltimento dei rifiuti. Non piace nemmeno al segretario della Cna (livornodipendente), Sanna, che invoca, pure lui, il “turismo di qualità”. Il fatto è che dopo essersi liberati dal mito dell’allungamento della stagione (ritenuto poi una cazzata dallo stesso Presidente regionale, Martini) e da quello del “turismo di nicchia” (risultato poi “di minchia”), ci pasciamo ora del nuovo mito del “turismo di qualità”. Preparandogli coscienziosamente l’ambiente con spiagge sporche, sanità con il brivido, un ambiente degradato, nonostante il parco, e acqua al boro. Gli elbani che affittano le case ai peones del turismo sommerso avevano, fino alle ore 15.45 di venerdì 13, almeno la solidarietà dei partiti della sinistra estrema che vedevano in esso quello che rimaneva del mitico proletariato urbano: una specie di aggiornamento del" lumpen proletariat" dei loro sogni giovanili. Ma hanno perso anche quella, perché a quell'ora ha parlato un consigliere regionale di Rifondazione Comunista, di cui ci sfugge il nome (ma che certo non passerà alla storia), il quale, circondato da rappresentanti locali, ha detto che questo settore va messo sotto tutela. Bisogna farlo, secondo lui, perché, chi affitta lo fa in nero ed evade. E questo non è giusto e gli deve essere impedito. Così, apparentemente, si coniuga oggi in un albergo di Porto Azzurro, dopo un lauto pasto e l'evangelica visita ai carcerati, il nuovo verbo rivoluzionario di Rifondazione Comunista a favore dei più deboli. I poveri dovranno farsene una ragione: per loro, ormai, non c'è più pietà. Né motivi di speranza.


capo bianco panorama spiaggia

capo bianco panorama spiaggia