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La muerte no acallarà nuestra voz

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 14 marzo 2004

Nella mazzetta di giornali che possiamo permetterci al sabato per le letture del week end questa settimana ci mettiamo anche Europa. Ci inorridisce l’incrocio delle stragi: quella della Madrid col lutto del giorno dopo e la foto della fiumana che alle 19:00 ha invaso la capitale, Barcellona e tante piazze iberiche tra le quali quella di Vitoria, capoluogo basco; e quella che in alto a sinistra si insinua e ci dice che nessuno è colpevole per la strage di Piazza Fontana di venerdì 12 dicembre 1969. Poi, a pagina 3 il titolo, lecita domanda di giustizia degli spagnoli: “La verità sulle stragi. Subito”. Beffarda a pagina 8 la risposta della giustizia agli italiani: Trentacinque anni dopo, Piazza Fontana resta senza colpevoli… L’intima speranza è che i giudici spagnoli non subiscano pressioni politiche, si attengano ai fatti e indaghino con cura, perché non vorremmo che individuare ora un colpevole, utile o meno ai vari fronti politici, ci faccia rivivere l’assurdo brancolar nel buio degli investigatori di Piazza Fontana: dalle prime accuse all’anarchico Pietro Valpreda (ah.. questi anarchici insurrezionalisti sempre nel mezzo), alla misteriosa morte di Pinelli, ai collegamenti con la cellula neonazista padovana di Freda e Ventura, il ruolo dell’intelligenza statunitense (ossimoro?), alle faide dell’Esercito e della Difesa ecc.. Triste la giustizia negata ai parenti delle vittime costretti a ciondolare per trentacinque anni nelle aule di tribunali dove si vuol forse far credere loro che l’unica certezza è che una bomba una mattina si alza va a fare un versamento in banca e forse spintonata mentre è in fila per raggiungere la cassa arrabbiata scoppia! E’ proprio vero, in questi momenti si finisce per scaziare (neologismo: scazzare con dimensioni spaziali). Visto che la giustizia ci è negata dopo 35 anni e dato per assimilato che nei sistemi democratici giustizia da soli non è bene farla, dotiamoci almeno di strumenti che ci permettano di farci un’idea sì da individuare il bene e il male, il cattivo e il buono. E’ per questo che mi sento in dovere di fare quanto mi è possibile segnalando una lettura che potrebbe far luce su un periodo buio dell’Italia e che possa servire da monito ai giudici spagnoli. Si tratta di Piazza Fontana – 12 dicembre 1969: il giorno dell’innocenza perduta, di Giorgio Boatti edito da Einaudi e del quale è da consigliare l’edizione aggiornata al 1999. Pubblicato nel 1993, e stato per molto tempo non disponibile a seguito di una querela a Boatti da parte di un ex terrorista nero in una lunga vicenda giudiziaria, giunta a conclusione nella primavera del 1999 con sentenza di assoluzione. Piazza Fontana tornò proprio nel 1999 ai lettori in una nuova edizione, aggiornata sino a quel momento, poco prima del processo del febbraio 2000. E’ una dimostrazione di una “storia italiana niente affatto chiusa e di un passato da non eludere, col quale occorre fare i conti per ridefinire l’identità collettiva del Paese e sancire un nuovo patto di fiducia fra i cittadini e lo Stato”. Posso assicurare che non è il solito reportage o la solita sequela di avvenimenti con la somma delle vittime che porta alla pena della dimensione stragista. L’opera di Boatti è un costante riscontro oggettivo di inspiegabili omissioni, dimenticanze, reati, connivenze che con un po’ di attenzione possono essere ascritti ai responsabili, forse con minori dubbi di quelli che quest’ennesima sentenza ci lascia dentro. La muerte no acallarà nuestra voz (striscione steso davanti al treno esploso giovedì nella stazione di Atocha e la cui foto ci ricorda indimenticabili immagini italiane: Italicus e 904).


Spagna Bandiera

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