Ci preoccupa a partire dal nome “Soprintendenza” una parola ottocentesca, rindondante e pallosa, gonfia come una mongolfiera, se poi uno ci mette tutti gli attributi: Ai Beni Ambientali Architettonici etc., si capisce il grado di efficienza che tale strumento potrà avere. Ci spieghiamo con un’esempio pratico: mettiamo che si stia eseguendo uno scavo da sanzionare per qualche violazione di competenza della Soprintendenza con poetica licenza; sul cantiere si presenterà un tizio che esordirà: “Buongiorno, sono il dott. Tal dei Tali incaricato dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali etc...”, insomma prima che il tipo abbia finito di declinare le generalità quelli hanno finito lo scavo e scaricato tre betoniere di calcestruzzo. Ma, dopo svariate incazzature per i non interventi della Soprintendenza (affreschi di Nello Francesetti imbiancati, antenne sul Falcone e appunto al Puntale), e dopo esserci imbufaliti per alcuni interventi (Grolit sbraciolabimbi alle Ghiaie e in piazza a Marciana Marina, veto sul Canile a S.Martino) ci ha definitivamente chiarito il pensiero la spontanea dichiarazione di un semplice cittadino che partecipava al corteo contro le antenne, che ha così finemente argomentato circa il ruolo di salvaguardia esercitato dalla Venerabile Soprintendenza su quell’obbrobrio del Puntale dell’Acquaviva: “ .. a me m’hanno fatto gira’ i coglioni per il colore della facciata della mi’ casa perché dicevano che non andava bene, invece ‘sti cazzi ritti no .. questi so’ carini… un begiù (bijou)” . Pensate ci sia altro da aggiungere? No eh.