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La sinistra e la Giudola

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 10 marzo 2004

Il dramma storico della divisione della sinistra italiana, che tanti guai ha portato al nostro paese, si arricchisce, a livello elbano, di una nuova corrente che potremmo definire della Giudola. Quindi che non attinge, una volta tanto, ad immagini botaniche. La Giudola viene da lontano. Nata nelle acque basse delle paludi democristiane, ha mosso i primi passi e si è fatta le ossa avventurandosi, negli anni settanta, negli anfratti ideologici di un periodo complesso, riuscendo a rimanerne immune. La Giudola cresce in fretta affinando impegno e acume ed impara la dura legge di chi, alla ricerca di cibo, è costretto ad annusare le situazioni con prudenza. La Giudola sviluppa così uno straordinario spirito d'adattamento: nuota sull'onda dell'avemaria o delle canzoni goliardiche passando, con uguale disinvoltura, dal lambrusco all'acqua santa. Eppure la Giudola, con questi limiti, è stata una generosa incubatrice di talenti politici che, sbozzati dagli studi universitari pisani e appena “spellegriti” dalla vita di provincia, iniziarono subito la corsa per il potere. E lo hanno fatto aggirando l'ostacolo e confluendo, in gran parte, nella sinistra. Ma, al pari dei soci di certe società segrete, loro non sono mai stati comunisti o socialisti, ma solo Giudoloni. Vendere patatine fritte alla festa dell'Unità, non era un contributo, ancorché piccolo, per condurre la classe lavoratrice nel palazzo d'inverno, ma un passaggio obbligato che avrebbe permesso loro di entrare in quello comunale. Quando entrarono in gruppo nella sede storica di piazza della Repubblica i ritratti di Marx e Lenin rimasero impassibili, ma i vecchi militanti annusarono incenso e reagirono lasciandosi crescere i baffi, considerati ancora simbolo di purezza ideologica. Nel partito e negli enti e nell'industria la carriera fu istantanea. Non per la loro abilità nella lotta per raggiungere le poltrone, ma per l'idea di averle pretese prima di entrare. E una volta raggiunte non furono peggiori degli altri, per dire la verità. Fu, per loro, un periodo d'oro. I Giudoloni erano presenti in tutti i gangli della società: nella macchina amministrativa , nelle industrie locali , nella stampa, nel settore del turismo, nella cultura. Avevano in pratica preso il potere, mettendo in atto, loro cattolici, la teoria gransciana del blocco storico. E, ancora una volta, i vecchi militanti della sinistra che avevano lavorato duro per anni, subito discriminazioni e fatti tanti sacrifici masticarono male, ma soffrirono in silenzio, per il bene del partito. Così si faceva allora. Quello che sta succedendo oggi a Portoferraio, all'interno dei DS, con il duro scontro sulle candidature, appare incomprensibile se si analizzano i comportamenti alla luce delle regole che dovrebbero essere rispettate da chi vi milita. Specialmente in un partito che ha la storia dei DS. Ma appare tutto chiaro se li analizziamo secondo quelle della vecchia Giudola, così come sono state applicate con successo nel passato. Cos'è successo allora? E' successo, semplicemente, che per la prima volta la Giudola ha commesso un errore. Un errore grave. Ha pensato che, dopo 5 anni di astinenza, aveva il diritto di ritornare al potere. E fin qui potremmo anche capire: l'astinenza è brutta. Ma lo ha fatto muovendosi con le solite manovre, facendosi aiutare dai piombinesi, non tenendo conto delle regole e dimenticandosi che non poteva più contare sull'impunità e sull'impassibilità dei vecchi militanti, i quali non erano più sotto la tutela del partito, che si era completamente trasformato. Assopita nelle proprie certezze, la Giudola, quindi, non si era accorta di nulla. Il pesce che non capisce in che acqua nuota è un pesce rincoglionito. Ma, a causa di questo, la sinistra rischia ora di dividersi e di perdere le elezioni e la Giudola di rimanere senza acqua. Se si verificherà, sarà un'utile chiave per una nuova lettura della storia di Portoferraio degli ultimi 20 anni. Lettura che altri hanno già fatto, con chiarezza, in tempi non sospetti. Eppure lo scenario immaginato dalla Giudola non sarebbe stato, se realizzato, neanche tanto male, per essere sinceri: Franco Scelza Sindaco, direttore dell'Esaom, persona colta e intelligente; Giovanni Fratini come segretario generale, anche ex sindaco, grande conoscenza della macchina amministrativa e in più persona colta e intelligente; e si sarebbero imbarcati tutti i Giudoloni liberi, il dott. Massimo Scelza (direttore e proprietario, insieme al dott. Onorato, della storica testata del Corriere Elbano), anche lui con esperienza amministrativa, persona colta e intelligente e molto vicino a Onorato, uno dei più potenti armatori europei che con la crisi della Toremar tiene in mano le chiavi del canale in regime di monopolio, condizionando l'economia e la vita dell'isola; e poi il dott. Umberto Gentini, da sempre alla guida dell'Apt, con grande esperienza e persona colta e intelligente. E infine anche il dott. Meo, ex segretario comunale generale di Portoferraio, quindi grande esperienza della Casa Rosada e persona colta e intelligente; perché lasciarlo fuori? Da un punto di vista della qualità e del bagaglio di esperienze e amici potenti, sarebbe stata una bella squadra. I Giudoloni appaiono oggi un po' appesantiti, spelacchiati e sgualciti, ma sempre vispi. Che è quello che conta. Peccato che la Giudola, pesce innocuo, crescendo e bazzicando le acque alte si tiri dietro squali che, ormai da decenni, incrociano nella tratta Piombino Portoferraio e affiorano lenti e famelici nella baia (e anche sotto costa, da S. Giovanni alla Casaccia). Un vero peccato.


Giudola pesce sub

Giudola pesce sub