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Milena Briano: sui piani strutturali dei Comuni dell'Isola d'Elba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 28 dicembre 2002

Ho letto negli ultimi giorni alcune considerazioni generali relative ai piani strutturali dei comuni elbani, considerazioni che non so quanto possano essere condivise. Definire governo unitario del territorio gli otto piani strutturali credo sia un’affermazione azzardata in quanto la stesura di ogni singolo piano è avvenuta indipendentemente dagli altri, senza momenti di collaborazione né di confronto: mi sembra che ci sia solo stata una certa coincidenza temporale. Un aspetto positivo comune consiste sicuramente nella necessità per i piani di essere compatibili con il PTCP della Provincia e con il PIT della Regione e di considerare la presenza del PNAT, e quindi nella opportunità di voler trovare “equilibrio tra interessi locali e compatibilità sistematiche”. Governare insieme il territorio elbano, a mio parere, avrebbe dovuto e dovrebbe avere un altro significato: accettando pure la stesura indipendente dei piani strutturali da parte di ogni singolo comune, la seconda fase dovrebbe invece prevedere una rivisitazione dei singoli strumenti perché siano omogeneizzati, limati, resi compatibili gli uni rispetto agli altri, tutti rispetto al nostro territorio che non è una parte di continente qualunque ma è un’isola e quindi ha interazioni interne più evidenti e confini e risorse naturalmente più limitate. Anche l’analisi interna dei singoli piani mi lascia, tranne qualche rara eccezione, molte perplessità perché parole come ecostenibile, ecocompatibile, impatto ambientale, mantenimento delle risorse naturali,azioni di tutela, fruibilità , vincoli,…sono sì usate spesso a presentazione e giustificazione dei vari interventi, ma non corrispondono con altrettanta frequenza alla concretezza della realtà che quelle azioni produrranno sul territorio. Ci sono poi casi particolari, dove, proprio in nome della salvaguardia di un territorio definito sotto stress, ufficialmente poco si prevede per i cittadini dei prossimi anni, ma qualcosa in più, socialmente troppo, si riserva per non ben identificati interventi di immagine, collateralmente si programmano iniziative contrarie ad una gestione limpida del territorio mentre ancora si favorisce chi già ha avuto, approfittando magari di particolari posizioni pubbliche:certamente restituire quello che è già stato preso e usato è impossibile, e anche rinunciare a quello che non è ancora stato fatto ma è già programmato è difficile, ma limitare gli altri nelle richieste di domani è sicuramente più facile e immediatamente giustificabile dalle necessità di tutela delle risorse. Queste in alcuni casi mi sono sembrate le filosofie interne a qualche piano strutturale. Credo che gli strumenti urbanistici comuni di programmazione, le proposte regionali, qualche volta il lavoro certosino della provincia e sicuramente le sollecitazioni delle associazioni ambientaliste, di categoria e dei singoli cittadini consapevoli possano aiutarci a trovare la strada per passare da una utilizzazione un po’ primitiva e irresponsabile del nostro territorio ad una gestione corretta e lungimirante delle nostre risorse: i piani strutturali sono un passo su questa strada, ma la nostra andatura è purtroppo ancora incerta.