Sono all’incirca 200 i ragazzi che a partire dall’età di 6 anni frequentano la palestra di Viale Elba a Portoferraio per le attività sportive che vanno dalla pallavolo, ai corsi di ginnastica artistica, alle arti marziali. E la palestra serve anche la più grande scuola media dell’Elba per le ore di educazione fisica previste dall’orario scolastico. Un “gran capitale umano” direbbe il Ministro Moratti, abituata ad incasellare gli studenti nel conto profitti e perdite, e una grande responsabilità per gli insegnanti e gli operatori delle società sportive che si impegnano in attività che, al di là dell’agonismo, hanno il delicatissimo compito di educare i cittadini di domani. Peccato che ai numeri e all’importanza sociale del loro impegno non corrisponda una adeguata struttura dove poter praticare le attività sportive e ricreative. La palestra di Viale Elba è un edificio totalmente inadeguato e trascurato, una via di mezzo tra un museo abbandonato di attrezzature sportive “archeologiche”, e ambienti umidi, scrostati e privi di servizi. All’ingresso della palestra giace una spalliera semimbustata, sta lì da anni, aspettando che qualcuno pietosamente la inchiodi al muro, e una cavallina spagliata che invoca l’eutanasia. Gli spogliatoi sono privi di riscaldamento e di acqua calda. In uno di essi, in un angolo, sono ammassati materassi sventrati che offrono la gomma piuma sbriciolata a colonie di acari ed altri parassiti. Appoggiata al muro una panca sulla quale sedersi per spogliarsi, ma che durante le partite viene utilizzata per la panchina della squadra. I detersivi per le pulizie sono incustoditi in armadietti sbilenchi, la varechina è alla portata anche dei bambini più piccoli. Nello spogliatoio degli ospiti c’è soltanto un minuscolo gabinetto, senza luce né finestra e una panca barcollante inservibile come sedile, buona soltanto per metterci le borse sopra. La zona del campo è l’unica che possa ricordare una palestra, ma essendo la zona della tribuna soprastante inagibile da molti anni, il pubblico (molto numeroso al seguito soprattutto dei ragazzi più piccoli) non ha altra scelta che assieparsi in piedi dietro i giocatori, nei due metri scarsi di profondità tra il limite del campo ed il muro. La tribuna è infatti inservibile, non tanto per ragioni statiche, quanto per la mancanza di sicurezza della ringhiera che si affaccia sul campo da gioco. Gli interventi per la messa a norma dovrebbero consistere quindi in una balaustra cieca con una rete di protezione. Intanto si è deciso di isolare la tribuna chiudendo l’accesso con una porta. Ma tant’è che essa rimane spesso aperta per recuperare i palloni che inevitabilmente vanno a finire lassù, e la fitta polvere che ricopre le gradinate (vedi foto) turbina allegramente in aria sospinta dalla corrente che generano le finestre sempre aperte. I genitori si sono spesso lamentati delle condizioni indecenti in cui i loro figli fanno sport, e capita spesso di sentire giudizi poco lusinghieri da parte delle squadre ospiti che vengono dal continente per disputare le partite con i ragazzi elbani. “Ma non avete altro di meglio?” è la domanda più ricorrente in bocca dei continentali, e genitori e dirigenti delle società rispondono che sì, c’è il palazzetto dello sport “Monica Cecchini” ma le squadre e gli incontri sono numerosi e quindi occorre utilizzare anche quella palestra. Se il biglietto da visita con gli ospiti non è dei migliori, il problema maggiore è sicuramente quello della mancanza di un ambiente sano per i ragazzi che frequentano diversi giorni a settimana i corsi. Difficile anche far capire ai ragazzi l’importanza di cambiarsi le scarpe, di non sporcare e di rispettare le strutture pubbliche, quando tutto intorno parla di incuria e abbandono. Nel loro piccolo le società si attrezzano come possono, portando le sedie pieghevoli per offrire al pubblico qualche posto a sedere, occupandosi della piccola manutenzione, cambiando le lampadine mettendocele di tasca loro. Ma sono queste le politiche giovanili e sportive del comune più grande dell’Isola, è così che si convincono i ragazzi a non “ciondolare” più per strada, a socializzare, impegnarsi, e sacrificarsi per qualcosa che renda poi anche in termini di educazione e crescita consapevole? Il volontariato degli operatori, perché spesso di questo si tratta, non merita neppure un’imbiancatura delle pareti, o una panca in più per sedersi e togliersi la tuta? Cosa hanno da dire e da fare gli assessori allo sport e all’istruzione, oltre che chiudere e mettere lucchetti a quello che non va?
palestra vetri
materassi palestra
palestra tribuna
palestra soffitto