I segretari dei quattro partiti della Casa delle Libertà di Rio Marina hanno consegnato alla stampa un comunicato congiunto sull’operazione Coni-acchiappa-miniere. Dopo un mese silenzio, però, intervengono solo per esaltare l’operato del senatore Bosi che, a loro dire, è l’unico che in questi anni si è mosso in difesa delle miniere elbane, e si spingono fino a riconoscere il “valore storico” del lavoro fin qui compiuto e ritengono come il conferimento al Coni di alcuni immobili (ma non sono praticamente tutti? ndr) non produca alcuna lesione agli interessi della popolazione di Rio Marina. Ai “4 cavalieri dell’apocalisse” risponde, forse inconsapevolmente, l’On. Pino Lucchesi (ieri DC e oggi FI) il quale scrive: “capisco la tendenza a minimizzare, anche per un dovere di solidarietà di Governo, ma nel caso si tratta di una vera e propria cessione patrimoniale ed è assolutamente chiaro che –se pure con i vincoli richiamati da Bosi- il Coni potrà disporre liberamente dei beni, ovviamente anche attraverso l’alienazione degli stessi”. Questo tira-e-molla fra i dirigenti della Casa delle Libertà fa nascere dei forti dubbi anche fra quanti, tre anni fa, giubilarono il senatore Bosi, essi ricordano come il motivo ricorrente di quella campagna elettorale fu che i terreni espropriati dalle società minerarie dovevano ritornare ai loro legittimi proprietari. Mentre, fra molti riesi, crescono le preoccupazioni per una situazione che rischia un ennesimo “ingessamento”, e ci si chiede perché non sia accolto l’appello di Lucchesi là dove sostiene: “sarebbe buona cosa cambiare registro per farne una battaglia unitaria, abbassare il tono e cercare soluzioni migliorative in maniera, come si dice, bipartisan, con una forte iniziativa della Regione e degli Enti territoriali, tutti assieme”. In questo quadro il Presidente del Parco Minerario ripete quasi fino alla noia, da “piaggese duro” quale si vanta di essere, come l’accordo di Palazzo Chigi doveva essere applicato perché consentiva di procedere, non solo alla messa in sicurezza (unica cosa finora fatta - ndr), ma anche alla riqualificazione e valorizzazione del parco minerario. Era previsto che questo avvenisse, ricorda Marchetti, sia tramite finanziamenti ministeriali, sia con i fondi derivanti dalla vendita di beni demaniali privi di interesse ambientale e culturale quali, ad esempio, il Villaggio Paese di Vigneria e il complesso della Villa di Capo Pero.
il Palazzo del Burò miniere Rio Marina