Caro Leonardo, ho letto con molta attenzione le tue considerazioni relative al mio documento del 22 gennaio scorso e devo confessare di esserci rimasto un po’ male, perché, quando ho scritto quel contributo, potevo avere mille cose per la testa, ma non certamente quella di fare del marketing di me stesso. La sola idea che tu possa averlo pensato mi provoca profondo disagio, anche perché la questione tocca alcune corde sottili del mio modo di essere che cercherò di spiegarti brevemente. Il fatto è che non si può non notare come, in questi ultimi anni, la politica sia diventata sempre più una sorta di regno della prassi, in cui le idee ed i valori contano sempre meno. Su tutto domina il pensiero economico e persino lo scenario in cui si muovono i soggetti della politica viene talvolta chiamato "mercato politico". Da ciò deriva la tendenza ad applicare un pragmatismo degenere, che porta -nei suoi aspetti più comici- a considerare il politico una sorta di "rappresentante o venditore di idee", con tanto di "kit del candidato", oppure -nelle sue forme più tragiche e distruttive- a considerare la ricerca del consenso, dei voti e del successo l'obiettivo principale se non unico ed allora tutto diventa giustificabile, si può fare o dire qualsiasi cosa, accettare qualsiasi compromesso e comunque arrivare a mettere sullo stesso piano il consenso clientelare e quello derivante da motivazioni ideali. Caro Leonardo, io odio questa concezione della politica e la ritengo pericolosa per la democrazia, perché uccide il confronto, cancella la progettualità, trasforma le argomentazioni in slogan ed i cittadini-elettori in soggetti passivi di mediatiche campagne pubblicitarie, quasi sempre illusorie e false. Pur essendo il tuo intervento più una provocazione che altro e pur essendo comunque tutto sommato positivo e simpatico, capisci perché ci sono rimasto male? Perché mi hai, seppur velatamente, accusato di aver fatto una cosa che odio profondamente e che urta con i miei valori. Quel contributo del 22 gennaio, in realtà, era schematico perché, come direbbe la mia adorata consorte sono portato, per forma mentale, ad elencare, contestualizzare ed "incasellare", tutto in un modo pallosissimo. Nient'altro, te lo giuro. Precisato questo, debbo tuttavia dire che nella tua analisi viene sollevato un problema centrale, su cui val la pena di soffermarsi: quello della comunicazione. Ebbene, caro Leonardo, come penso che non dobbiamo scimmiottare l'avversario inseguendolo sul terreno di inaccettabili pratiche e logiche para-aziendalistiche, altrettanto penso che il centrosinistra debba imparare a comunicare meglio. Per questo mi piacerebbe conoscerti, nella convinzione che potresti darci qualche utile consiglio in proposito.
peria roberto consiglio comunale