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A Sciambere: La patente (urbanistica) a punti

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 05 marzo 2004

Se qualcuno all’uscita di una pizzeria dopo aver mangiato una “aglio, cipolla, acciughe, capperi e salamino piccante” innaffiata con un bel boccale di Bunderzuppe Weis Bier vi piantasse un ruto (rutto in italiano) a 15 cm dal naso, vi incazzereste di sicuro. Se eventualmente, alle vostre proteste, quello rispondesse facendo la vittima, dicendo che state attentando alla sua libertà di rutto o peggio, che lo volete fare morire di fame perché si sa che chi mangia prima o poi rutta, vi incazzereste come iene. Non ci pare molto dissimile la questione della “prima casa” così come la intendono molti nostri concittadini, nel senso che se il diritto alla casa è uno di quelli realmente inalienabili, non abbiamo mai letto in nessun articolo e neanche in un codicillo il “diritto di realizzazione di villino monofamiliare sul mi’ terreno come, quando e dove cazzo mi pare”, che ci pare troppo esteso per essere un corollario del diritto alla casa. Anzi la realizzazione di una schifezza cementizia è maleducazione ben più grave, poiché le peggiori flatulenze prima o poi si dissolvono nell’aere, le case restano. E’ partendo da questo che riteniamo almeno eccessive le preoccupazioni di “salvare la prima casa” espresse dal centrosinistra portoferraiese (che per i nostri gusti non si distingue troppo da quello che afferma l-ex Vicesigaro) in un comune dove già potrebbero trovare un tetto circa 30.000 persone, a fronte delle 12.000 scarse che vi si aggirano. Di case nella ridente cittadina di Portoferraio ce ne sono già così tante, che per riempirle tutte a dovere i ferajesi in età riproduttiva dovrebbero trombare e figliare come coniglioli ininterrottamente per i prossimi venti anni. Ora vorremmo spiegare a compagni ed amici una cosa che a noi pare elementare, ma evidentemente non è stata ancora ben compresa, la differenza tra la durata di un uomo e quella di un edificio. Già perché un essere umano sta al mondo un’ottantina d’anni in media, una casa “dura” anche dieci volte di più, da cui dovrebbe discendere un conto della serva: se tutti nella loro vita si costruissero una nuova casa, al prossimo ricambio completo generazionale a Portoferraio avremmo 12.000 appartamenti in più, che finirebbero per sembrare troppi perfino ad una ideale giunta Berlusconi – Caltagirone – Di Pede – Pardi – Xxxxxx (sennò s'incazza) – Ageno – Betoniera . Immaginiamo l’obiezione: “Ma no .. riguarda solo chi dispone di terreno ..” a cui si può controbiettare che intanto così si premiano i più abbienti, e poi si stabilisce una specie di automatismo per il quale il diritto di proprietà diventa anche diritto ad edificare, un’urbanistica a domanda, da acquisire a fette come la mortadella. Se vivessimo in un paese serio (periodo ipotetico della irrealtà) un programma di governo sensato sarebbe quello che disincentivasse le nuove costruzioni, premiando chi NON costruisce, sostenendo la riacquisizione ed il restauro del patrimonio esistente a riportando la gente dove le case ci sono (vuote). E’ inutile versare lacrime sulla Piazza Padella del tempo che fu, sul degrado del centro storico (e non solo), sulla trasformazione di interi quartieri in spettrali residence estivi, quando si è favorito la costruzione di altri spettrali residence per i residenti sradicati, senza un negozio, un’edicola, un tabaccaio, una bettola, un bar, senza un cazzo di servizio, in una casa dove devono vivere e schiantare, salvo il tempo necessario per appecoronarsi tutti insieme nel corteo automobilistico che va gioioso verso il nuovo iperquartiere degli acquisti, a Nocentinia. Chi ha pilotato l’urbanistica negli ultimi 25 anni a Portoferraio, se esistesse una patente urbanistica a punti, dovrebbe andare a piedi fino al 2100, dovrebbe almeno avere il pudore di tacere quando si parla della gestione del territorio.


Portoferraio dalle Grotte

Portoferraio dalle Grotte