E come potevamo noi … “cantare!” avranno pensato i più raffinati e meno assessori dei nostri lettori, pensando che ci stessimo “mollando dal fico” (trad. movendo all’avventura) verso la declamazione della nota lirica di Salvatore Quasimodo (no consigliere, in questo caso la “nota lirica” non è un Do di petto della Traviata, continui a consultare il bollettino dei protesti, è lettura più acconcia). Invece eravamo partiti per un “E come potevamo noi mancare!”, attacco suggeritoci dal ripasso delle cronache di ieri, notando che tra i molti turisti “di San Silvestro” che hanno raggiunto le nostre plaghe toscane, non erano assenti due esemplari dell’ordine dei primati, specie padana, sottospecie lombarda, famiglia “fava milanese a giro” che, tanto per movimentare la loro giornata vacanziera e purtroppo quella della Guardia Costiera, si sono messi in mare a Follonica su una caccola di barca a vela, mentre tirava una sciroccata che faceva volare tutti i parrucchini del circondario, anche quelli attaccati col mastice. Il logico risultato e che questi lupi di mare del Naviglio e di Tradate Brianza dopo poco hanno “scuffiato”, hanno posto cioè la loro barca con la chiglia e la deriva in alto e l’albero sottacqua, una manovra che in genere inumidisce non poco l’equipaggio, e che se fosse stata fatta ai danni di una delle barche che noleggiava Mario Castells (nostro antico maestro di arte velica) avrebbe comportato una punizione in perfetto stile marinaro (morso nell’orecchio e ripetute legnate date col “biagio” del timone sul groppone). I due sono stati alla fine salvati, dopo essere rimasti non poco in guazzo, e perciò transitando temporaneamente anche nello stato di “fava croscia” (leguminosa inzuppata) finchè non li hanno tirati fuori dai guai gli uomini della Protezione Civile ed appunto i Marinai della Capitaneria portoferraiese, che si sono dovuti sciroppare tre ore di scirocco (immaginiamo pieni di giubilo) per recuperare il maschio padano alla deriva. In altri tempi e su altra testata istituimmo il “Premio Fava Lessa dell’Estate” da attribuire a chi si fosse reso autore di imprese gloriose come quella appena narrata. Data la stagione e rammentando che esiste una varietà di melone dolce che si usa consumare di questi tempi, istituiamo immediatamente il premio “Popone Invernino” e sentenziamo che i primi vincitori sono questi due valorosi skipper della Val Brembana.