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Le miniere e la memoria

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : lunedì, 01 marzo 2004

Giuseppe Paoli fu Adolfo, classe 1886, entrò in miniera nel 1894. aveva 8 anni. Ne uscì nel ’46 a 60 anni. Contadino part-time, per 51 anni piegò la schiena sul Calendozio, a Rio Albano, sul Pistello, alle Conche, alla miniera del Rosseto, ai Pozzi Fondi, allo Zuccoletto, in Vigneria . Mori nel ’56 a 70 anni, “consumato” dalla miniera, per l’ “Asiatica” o molto probabilmente per complicazioni da silicosi. Come tanti altri da Rio (non c’era famiglia senza un minatore) , partiva alle cinque del mattino, a piedi col ”tizzone”, pane e fichi secchi per quei quattro soldi che non bastavano mai, sperando che non piovesse, che non suonasse il “consolato”, o tutti casa quel giorno, senza paga. La sera in campagna con il “guaglione” a zappare la vigna e l’orto. Venivano a Rio, in quegli anni, da Marciana e da Portoferraio a cercare lavoro. Un secolo di lavoro duro, di lotte e di sudore, di vittorie e di sconfitte, di caduti. La miniera è stata la principale risorsa di questi paesi , di Rio e Rio Marina, di Capoliveri, dell’Elba. I ricordi, le memorie ancora vive, la cultura di questi paesi, insostituibile e indimenticabile, anziché valorizzati e tramandati, sono stati venduti. Le strutture di Rio Albano, i manufatti edilizi, i Voltoni di Rio Marina, il “Burò”, i tralicci delle funicolari del Portello e di Vigneria, le Polveriere, Calamita, residui di una archeologia industriale unica, il territorio intatto fin’ora protetto, testimonianze di un storia di lavoro millenaria, non resteranno in eredità alle nostre Comunità. Eccetto il Comune di Rio nell’Elba, il silenzio dei Comuni e degli Enti interessati è abissale. Che fare?


miniere rio spiaggia

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