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Ladri a chi? Detto da chi?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 23 febbraio 2004

Dice che non si deve cadere nella spirale degli insulti, che bisogna ignorare la volgarità, non cedere alle provocazioni. Va bene. Dice che non si deve infierire su chi giustifica gli evasori fiscali e canta le facili ‘arie’ del qualunquismo antipolitico (“Così fan tutte”), perché lo fa solo per arginare l’emorragia di consensi, e in fondo è già un perdente. Va bene (forse). Ma almeno dire che ci vuole una bella faccia di… toast a parlare di ladri, quando (come ricorda quella specchiata persona che è il senatore Cossiga) si è passati con relativa rapidità da artisti di pianobar a miliardari (in euro), almeno questo sarà concesso? Potremo o no ricordare che, in ogni caso, la strepitosa fortuna è stata accumulata grazie all’intervento determinante di politici amici che poi i tribunali (ovviamente comunisti: c’era anche Di Pietro) hanno riconosciuto essere ladri, e con processi un po’ meno sommari di quelli intentati in televisione dalla suddetta faccia di toast? Sarà possibile ricordare l’adagio popolare che vuole esser ugualmente ladro chi ruba e chi porta il sacco? Perché quello che offende non è il contenuto, demenziale, delle parole pronunciate –nel quale si riconoscono perfettamente (chi sa perché?) i soliti Bondi, Schifani e, per ultimo ma non ultimo, il leghista Calderoli-, ma l’impudicizia che le fa pronunciare e ribadire con quell’aria sprezzante e severa. Qualche anno fa, in una non banale trasmissione di “opinione”, ad un certo punto veniva trasmesso un filmato che documentava qualche brillante mardolata “politica”, e subito dopo una splendida e dignitosissima Moana Pozzi attraversava completamente nuda il palcoscenico e domandava: “E sarei io a dovermi vergognare?”. Aveva ragione da vendere. Se la rotta tracciata è questa, prima di giugno ci si scandalizza anche Cicciolina.


Primula Rossa Fiori Piante

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