Legambiente Arcipelago Toscano ha già efficacemente risposto all’inconsistente attacco calunnioso che le è stato portato in questi giorni, non voglio aggiungere una parola in più, se non che é chiaro che quanto scritto in precedenza non era rivolto al Teseo Tesei ed al suo Presidente. Vedo però che, dalla manifestazione di “Profondo Blu” dell’agosto scorso a Marciana Marina, molte cose sono cambiate. In quell’occasione LEGAMBIENTE, ed io personalmente, disse che, nell’ambito del regolamento dell’Area Marina Protetta, poteva essere pensata (per l’Elba) una deroga che permettesse ai residenti l’esercizio della pesca subacquea in aree zona C, con modalità e regole da verificare insieme. Quel che dissi fu condiviso in gran parte dalla rappresentante del Ministero dell’Ambiente, che invitò però alla prudenza ed alla gradualità. Da parte di alcuni subacquei presenti (e da qualcuno con toni di derisione e disprezzo che culminarono in interventi demagogici e pomposi che, sotto un narcisismo ormai senile, nascondevano l’assoluta ignoranza della questione) venne detto che questo non era vero, non era possibile, e che nessuna Area Marina Protetta lo permetteva. Oggi l’amico Coletti, dopo aver letto leggi e decreti, ci chiede perché diciamo che la Pesca subacquea è proibita nelle A.M.P., Non è vero, dice più o meno il Presidente del Tesei, avete torto e non conoscete leggi, decreti e regolamenti . Mettiamoci d’accordo: o avevamo torto ad agosto o lo abbiamo ora. Tutte e due le cose insieme non sono possibili. Oppure qualcun’altro aveva torto ad agosto e faceva solo disinformata propaganda. Noi non pensiamo che Coletti voglia fare disinformazione, ma nella sua risposta a Legambiente, scrive: “Io ho fatto una ricerca per vedere i risultati di altre Riserve o AMP ed ha verificato che i divieti posti a difesa dell’ambiente possono essere scavalcati pagando sulla base di apposite tariffe. Per esempio cito la tariffa del Parco de La Maddalena che prevede: - € 5,00 per una immersione (con aumento del 20 % sul normale prezzo di mercato); - per transitare, ancorare ecc... nelle zone vietate con imbarcazione fino a 6 metri f.t. € 12,00 al giorno oppure € 78,00 con abbonamento mensile; Per le imbarcazioni di 25 metri bastano €.100,00 al giorno oppure € 1.800,00 al mese; - la pesca sportiva si può praticare con € 207,00 annue. - La pesca subacquea è ammessa anche ai non residenti pagando 52,00 € al mese. Ne consegue che il vero risultato finale non è la difesa dell’ambiente ma un bel guadagno. Credo che l’ambiente vada difeso mettendolo a disposizione di tutti ma in certi casi come a La Maddalena è riservato a chi ha soldi”. Ma La Maddalena non è un’area marina protetta, è un Parco Nazionale terrestre a cui sono state affidate aree a mare. Sono d’accordo con Coletti: quelle tariffe sono una vergogna, è un modo di gestire un Parco che a LEGAMBIENTE non piace, e lo abbiamo detto più volte a chiare lettere. Per questo anche alla Maddalena ci vuole un’area marina protetta vera e propria, senza balzelli che monetizzano - non i servizi che sono giustamente a pagamento in tutti i Parchi Marini europei - l’uso e l’abuso dell’ambiente permettendo a chi paga di fare cose che altri non possono fare. Scrive Coletti: “Credo che il Mazzantini abbia capito che la paura dei pesci ed i controlli siano banalità insostenibili, ma lui ne dice un’altra: “Non si può proporre un Decreto che permetta la pesca subacquea perché è espressamente vietata dalla Legge”. Io posso pensarla e capirla anche in un’altra maniera, ma ciò che conta non è quel che piacerebbe a me, quel che vale sono le linee, i decreti, i regolamenti e le posizioni fino ad oggi adottate dal Ministero dell’Ambiente e dagli Enti Gestori delle Aree Marine Protette (non da LEGAMBIENTE), e questi dicono che la pesca subacquea in apnea è stata fino ad oggi discriminata e vietata perché: - nelle aree marine protette è vietato introdurre armi, intese in senso lato (e se i fucili subacquei non sono classificati come armi dalle normative in materia è una lacuna che fino ad oggi non è stata utilizzata come appiglio) - è sportiva e non genera reddito diretto, salvo che ai bracconieri c’è molta letteratura scientifica nei parchi marini del mondo, che la descrivono come più impattante della pesca sportiva da fermo, perché non è considerata selettiva e si rivolge in special modo alle specie predatrici, che sono al vertice della catena trofica, generando uno squilibrio ecologico; - c’è uno studio del parco di Port Cros (ma anche le esperienze consolidate delle Medas e di altri Parchi marini che ci vengono continuamente portati ad esempio da espertoni locali) che dimostra che per l’indotto economico di un parco una cernia viva vale 10.000 volte una cernia morta. - è difficile da controllare: le capitanerie di porto non dispongono di subacquei operativi a bordo delle proprie unità in servizio di routine non esiste tesserino, licenza o documenti del genere, come per la caccia di conseguenza non esistono dati attendibili sul numero di apneisti con fucile e lo sforzo di pesca in questa deregulation è logico applicare il principio di precauzione… Alcune di queste cose sono condivisibili, altre mi lasciano perplesso, il dibattito mi pare apertissimo, proprio per questo noi non abbiamo mai assunto un atteggiamento di chiusura integralista e siamo disposti, se all’Elba l’estensione e la zonazione dell’AMP saranno una cosa seria, a sperimentare con il regolamento deroghe per tratti di mare elbano. Ma questo parziale e settoriale punto di vista non poteva certo essere compreso in un documento congiunto con tutte le più importanti associazioni ambientaliste (WWF, LIPU, Marevivo, CTS), e che si rivolge al Ministro dell’Ambiente, per chiedere l’istituzione di un’AMP nell’intero Arcipelago Toscano che riguarderà anche i 60.000 ettari di mare già protetti e dove la pesca subacquea è già vietata. Le associazioni ambientaliste chiedono semplicemente al Ministero di istituire, finalmente e dopo oltre 20 anni che se ne parla, una vera Area Marina Protetta con una logica di tutela, graduale ma certa, e di sviluppo sostenibile delle attività economiche compatibili. Per questo chiediamo che rappresentanti dei pescatori locali e Diving Center entrino nella “Commissione di Riserva”. Coletti scrive anche: “Purtroppo io quella Legge non la trovo e prego il Mazzantini di indicarmene il numero e l’articolo. Io ho fatto una ricerca sul sito minambiente.it cliccando poi su “Settori d’Azione”poi su “Difesa del Mare”, e quindi su “Aree Marine Protette” ed infine su “Normativa”. Ho trovato che la Legge quadro sulle aree marine protette (L. 6 dicembre 1991, n. 394) ed ho visto che i divieti che prescrive sono per tutte le forme di pesca sportiva senza discriminazioni riservate alla pesca subacquea; Nello stesso sito ho letto i Decreti istitutivi di tutte le A.M.P. ed ho verificato che in nessuno di questi ci sono le discriminazioni in questione: Chiunque può andare a vedere che con i seguenti D.M. istitutivi di AMP è consentita la pesca sub: Isole Egadi D.M. - 27/12/1991 -Ustica D.M. - 12/11/1986” Risposta: a Ustica la Pesca subacquea è vietata con ordinanza comunale, infatti era il Comune il gestore dell’Area Marina Protetta “Isola Tremiti D.M. - 14/07/1989” Risposta: il decreto è vecchio di 15 anni; il regolamento in fase di emanazione sta per vietare la pesca subacquea. ”Isola Ciclopi D.M. - 07/12/1989” Risposta: nel decreto nuovo, in fase di registrazione, la pesca subacquea è vietata. ”Isola Mal di Ventre D.M. - 06/09/1999” Risposta: nel decreto nuovo, vigente da 6 mesi, la pesca subacquea è vietata Quindi, in realtà, un esame più attento ed aggiornato dei decreti e dei regolamenti dimostra che la pesca subacquea è consentita da sole 2 AMP su 22, (solo 2 su 26 con le 4 Aree Marine Protette in fase di istituzione), e in 1 parco nazionale con estensione a mare su 2 (nel nostro Parco Nazionale dell’ Arcipelago Toscano la pesca subacquea è già vietata!). Questi decreti riguardano particolarmente regioni a statuto speciale ed Aree Marine Protette costituite proprio sulla base di questa particolarità e risentono di un complicatissimo iter amministrativo e politico (di cui tiene conto il DPR istitutivo) difficilmente riconducibile alla nostra realtà. Quindi la futura AMP dell’Arcipelago Toscano sarebbe la prima grande Area Marina Protetta di una Regione a statuto ordinario dove potrebbe essere possibile esercitare attività di pesca subacquea in alcune zone C. E’ chiaro che una novità come questa esige rigore, condivisione delle scelte, fiducia reciproca, capacità di gestione, certezza ed efficacia dei controlli. Le troppe parole a vanvera spese in questi mesi da certi personaggi e da qualche politico e Amministratore Locale, gli insulti e le calunnie, non aiutano certo ad andare in questa direzione. Resta la nostra disponibilità e l’invito al Teseo Tesei ed al suo presidente a riprendere un dialogo tra persone serie, si potrebbe così avviare un confronto, anche a livello nazionale, per la regolamentazione del settore (registrazione, tesserino o licenza…) che potrebbe essere una delle cose che permetterebbe di affrontare con cognizione di causa la questione dell’impatto della pesca subacquea nelle aree marine protette.
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