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Quando il tempo è questione di sopravvivenza

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 16 febbraio 2004

In poche ore le cronache elbane hanno registrato due episodi accomunati da un dato: il decesso di un paziente per il quale si è fatto tutto il possibile ma per il quale si poteva fare certamente di più se si fosse disposto di una migliore organizzazione della complessiva "macchina" del pronto soccorso: Un'anziana signora ottantenne è morta sull'ambulanza in banchina a Portoferraio, poco dopo sarebbe stata imbarcata sul traghetto, non sappiamo se comunque se la sarebbe cavata, con un quadro clinico che parlava di un infarto del miocardio e di un ictus cerebrale in corso, ma anche lei, con meno fortuna dell'uomo che l'aveva preceduta qualche settimana fa, ha ripercorso la mini-odissea dell'appuntamento a La Pila con l'elicottero che poi non avrebbe potuto atterrare, costringendo i Volontari della Croce Verde ad invertire la marcia quando già stavano a Procchio ed a puntare su un traghetto per far guadagnare il continente ed una flebile speranza di scamparla alla signora. Ma ancora peggio è accaduto a bordo del Liburna, dove per mezz'ora (un tempo infinito in una crisi cardiaca) nessuno è stato in grado di sottoporre il sessantenne infartuato ad una pratica rianimatoria. Per quanto attiene al primo caso visto che dopo un'infinità di "giri di Peppe" si è puntato su una soluzione vera, razionale e perseguibile c'è solo da augurarsi che la piazzola di atterraggio H/24 sicura con tette le condizioni di luce e di vento, sia realizzata quanto prima alle Antiche Saline di Portoferraio nell'area retrostante il Distaccamento dei Vigili del Fuoco che debbono comunque assicurare il servizio antincendio dovunque l'aeromobile prenda terra. Ci è arrivato perfino Ageno, dopo che alcune persone come il Comandante dei Vigili del Fuoco Marco Gulinelli, la Responsabile del Servizio di Pronto Soccorso Dott. Daniela Laudano, il Governatore della Misericordia e chi firma questo pezzo hanno continuato per anni a sostenere soluzioni percorribili ed economiche, mentre si perdevano tempo e pure soldi dietro le ipotesi di un orrendo e pericoloso megatrespolo da piazzare in mezzo alle case, all'ospedale, o alla progettazione del "Gallittoporto" di Albereto contenuta nel Regolamento Urbanistico. Per tornare a quanto accaduto sul Liburna parebbe logico, che una comunità viaggiante di entità variabile come è quella dei passeggeri e dell'equipaggio di una nave che incrocia sulle rotte del canale, e tiene centinaia e centinaia di persone a distanza di anche un'ora dal primo presidio medico, disponesse sempre di strumenti asdatti e di personale in grado di tentare in emergenza manovre quali la rianimazione mediante respirazione artificiale e/o uso del defibrillatore. "Potrebbero - dice la Dott.ssa Daniela Laudano - a tale scopo essere addestrati anche elementi facenti parte degli equipaggi, con la frequenza a corsi come quelli che si tengono agli operatori del volontariato" Aggiungiamo che anche le associazioni di volontariato potrebbero adottare le navi a tale scopo, i volontari viaggianti potrebbero esserci nel caso si verifichino emergenze come quelle del Liburna, ma anche per far fronte ad altre minori ma numerose "patologie del traghetto" un mezzo che per suo conto è, per molte persone, una fonte di stress che induce malesseri più o meno importanti. Sarebbe un modo per qualificare maggiormente la nostra accoglienza ma soprattutto, ripensando ad un caso cone quello dello sfortunato signore riese ed alla sua morte in mezzo al mare non ci porremmo la inquietante domanda: "Ma se ci fosse stato a bordo un defibrillatore e chi sapeva usarlo, poteva salvarsi?"


elicottero sotto

elicottero sotto

defibrillatore

defibrillatore