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Continua con una nota del Circolo Tesei: il dibattito sulle Aree Marine Protette

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : venerdì, 13 febbraio 2004

Il Circolo Subacquei Teseo Tesei vuole con la presente fornire il proprio contributo in merito al dibattito che si sta svolgendo sull’istituzione dell’ area marina protetta nel territorio dell’Isola d’Elba. Fondato nel 1962, il ns. Circolo vanta oramai una blasonata storia che è passata dai primi successi agonistici di Campioni di fama internazionale e che continua attualmente con una giovane leva di ragazzi appassionati di pesca in mare. La legge quadro sull’istituzione delle aree marine protette consente al Ministero dell’Ambiente, dopo un’attenta valutazione delle istanze locali, attraverso le consultazioni delle Amministrazioni comunali interessate, tramite un proprio Decreto, di regolare il funzionamento di tali zone. Il dovuto assenso degli Enti locali e’ previsto in quanto ogni area destinata ad essere protetta, ha le proprie caratteristiche morfologiche e antropiche che necessitano delle regolamentazioni funzionali a tali caratteristiche . L’Isola d’Elba e’ un territorio altamente antropizzato che ha sviluppato nella sua storia tradizioni e culture particolari; inoltre tale antropizzazione durante l’estate ha un incremento ancora maggiore. Tutta l’economia isolana infatti, si sviluppa attraverso le risorse che il turismo estivo può dare sopratutto nella libera fruizione del mare regolata da norme compatibili. L’applicazione ad un ampio territorio come quello della nostra Isola, di limitazioni e divieti che potrebbero essere significativi per un’area protetta limitata e ristretta, contraddice le caratteristiche sopra descritte, lasciando perplessi molti Operatori economici elbani ed alcune Amministrazioni locali. Leggendo il depliant illustrativo che descrive il possibile funzionamento della costituenda Area Marina Protetta, possiamo redigere le seguenti osservazioni. Una regolamentazione altamente restrittiva della navigazione da diporto come la riduzione della velocità a 10 nodi o addirittura a 5 nodi, come il divieto di ormeggio in ampie zone di mare prospicienti la costa, limitandolo a campi boe ristretti e delimitati, ridurrebbe in maniera drastica il nostro turismo nautico rappresentato soprattutto da piccoli e medi natanti,impedendo anche di fatto la libera balneazione al di fuori delle spiagge maggiormente frequentate. L’esercizio della pesca sportiva con attrezzi di uso locale permessa ai soli residenti, impedirebbe ai turisti di fruire liberamente di zone di mare, inducendoli a recarsi altrove. e immersioni subacquee con o senza autorespiratore saranno rigidamente regolamentate e contingentate in luoghi specifici di immersione, l’ormeggio delle imbarcazioni appoggio sarà limitato a poche boe, con la conseguenza di possibili indisponibilità degli spazi consentiti. Tutto ciò,anche in questo caso, punirebbe notevolmente questo tipo di turismo e di conseguenza danneggerebbe economicamente i numerosissimi diving presenti sull’Isola. La Pesca Sportiva in Apnea, attualmente vietata in tutte le zone delle Aree Marine Protette, penalizza incomprensibilmente una attività sportiva da anni praticata all’Isola d’Elba sotto il patrocinio del Circolo Subacquei Teseo Tesei che,come già detto, ha visto al suo interno atleti di spicco nazionale ed internazionale che hanno contribuito a far conoscere ed illustrare al grande pubblico, anche attraverso molteplici trasmissioni televisive, il mare dell’Elba e i suoi fondali. La Pesca Sportiva in Apnea, già ampiamente regolata da rigide norme Federali, è, inoltre, rispetto ad altri tipi di pesca, una attività venatoria altamente selettiva. Il nostro Circolo svolge continuamente una attenta attività di reclutamento e di educazione nei confronti delle giovani leve elbane e del continente indirizzate al reale rispetto e conoscenza dell’ambiente in cui svolge la sua attività sportiva. Chi vive quotidianamente a contatto con il mare e questo rappresenta un elemento vitale per la sua esistenza sia materiale che spirituale, non può essere privato della libertà di usufruire compiutamente e in tutti i suoi aspetti di un ambiente in cui è profondamente radicato. Gli Atleti che coltivano la pesca sportiva in apnea sono spesso paragonati ai cacciatori; è sicuramente un paragone del tutto privo di fondamento, infatti come a terra giustamente non è consentita la caccia con trappole, lacci, reti e tagliole per motivi di salvaguardia delle specie, viceversa in mare è permesso l’esatto contrario. Questa osservazione non ha certo uno spirito polemico nei confronti dei pescatori, ma serve a sottolineare ancora di più una ingiusta e incomprensibile discriminazione. Un divieto del genere non significa certo regolamentare, bensì punire e limitare anche la libertà di tante persone amanti di questo Sport che, soprattutto in estate, frequentano il nostro mare. A tale proposito ci piace citare il Libro Bianco predisposto dalla FIPSAS in cui il Dott.Antonio Terlizzi, Ricercatore presso il Laboratorio di Biologia marina del Dipartimento di Scienze biologiche ed ambientali dell’Università di Lecce e coinvolto nel progetto di ricerca ministeriale Afrodite gestito dall’ Istituto per la Ricerca scientifica Applicata al Mare, dopo attenti studi e ricerche, dichiara che l’esclusione della Pesca in Apnea è riconducibile al cosi detto “ Principio di Precauzione” in base al quale, in assenza di prove scientifiche, si proibisce una attività solo potenzialmente dannosa in attesa di una prova contraria. Tale concetto e’ riconducibile a tutti gli altri tipi di pesca oggi ammessi nelle Aree Protette. Pertanto Egli Stesso conclude che tale divieto è il frutto di un incomprensibile pregiudizio e rileva che non ci sia stato negli anni un significativo incremento della fauna ittica e un mantenimento qualitativo della flora marina nelle Aree soggette a protezione secondo l’attuale regolamentazione. Inoltre come risulta da recenti studi statistici effettuati, la percentuale di prelievo da parte dei pescatori sportivi in apnea raggiunge appena lo 0,4% del prelevamento ittico totale . In base alle osservazioni su scritte, formuliamo di seguito la nostra proposta che,contemperando le diverse esigenze che sono emerse dal dibattito in corso, possono salvaguardare la necessaria tutela dell’ambiente marino e nello stesso tempo salvaguardare la nostra economia turistica e le attività tradizionalmente presenti sull’Isola. Facendo riferimento alla legge quadro n° 394 del 1991 sulle Aree Protette, l’Art.12 definisce i criteri generali per la suddivisione delle zone in cui insistono i diversi gradi di protezione che si vogliono assicurare. Essendo criteri generali possono dunque essere recepiti in diretta funzione delle caratteristiche di ciascun territorio. • Una zona A molto ristretta potrebbe essere costituita in un tratto di mare che sia funzionale allo scopo di indagine scientifica e che possa realmente non interagire con la massiccia presenza umana caratteristica della nostra Isola. • Una zona B,di dimensioni contenute, dovrebbe essere riservata esclusivamente alle immersioni con o senza autorespiratore e in cui fosse vietato qualsiasi tipo di prelievo ittico e dove l’ormeggio sia regolamentato tramite adeguati campi boe. Tale configurazione permetterebbe un adeguato ripopolamento della fauna ittica a beneficio anche delle zone limitrofe senza ovviamente intralciare le attività economiche, nonché quelle amatoriali e sportive, anzi incrementandole. • Una zona C di vaste dimensioni che sia liberamente accessibile al turismo nautico senza rigide limitazioni di velocità o di ormeggio ed ancoraggio; dove sia consentita la piccola pesca professionale con attrezzi di uso locale, la pesca sportiva di superficie regolamentata secondo le leggi in materia, la Pesca Sportiva in Apnea e dove sia vietata o rigidamente regolamentata ogni tipo di pesca altamente distruttiva. Rimarrebbe comunque il divieto assoluto della pesca a strascico. Una simile configurazione rappresenta secondo noi una novità importante rispetto alle esperienze di altre zone protette. Infatti numerose osservazioni hanno constatato che in tali aree non si sono verificati quei risultati che erano nelle premesse delle AMP strutturate secondo gli attuali regolamenti. I risultati sono stati invece ben diversi da quelli che tutti si aspettavano. Di contro le esperienze di altri paesi europei,come la Francia, che hanno previsto una tutela simile a quella da noi proposta, hanno constatato un reale aumento della popolazione ittica, e una adeguata fruizione da parte dell’uomo a vantaggio dell’immagine che un Parco vuole veramente realizzare. Per questo siamo consapevoli che un possibile fallimento dell’esperienza del Parco marino, come lo è stato per molti versi quello del Parco a terra, farebbe perdere in breve gran parte dell’afflusso turistico che a fatica ci siamo conquistati e che per diverse ragioni ogni anno continua a diminuire per una offerta poco competitiva rispetto alle altre e rappresenterebbe un grave e forse irreversibile danno per l’Isola d’Elba. Sicuri che queste nostre riflessioni siano accolte ed esaminate attentamente, porgiamo i più cordiali saluti nella speranza che un incontro diretto, con amministrazioni comunali e con le associazioni ambientaliste, possa in seguito agevolare una migliore comprensione delle ragioni reciproche.


Gorgonie subacqueo fondale

Gorgonie subacqueo fondale

Sarago fondale marino sub

Sarago fondale marino sub

posidonia piante mare sub

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