Sì, siamo comunisti! («“comunista”: s. m., indica chi opera nella lotta politica mediante la calunnia ispirata dall’odio»: ‘Nuovo Dizionario della Politica Berlusconi-Bondi’, Arcore 2004). E ora che abbiamo confessato, lasciateci dire una cosina piccina piccina. Il nostro (ahinoi) ministro dell’Economia, fantasista e creativo (peccato che manovri i soldi, e per di più i nostri), una ne fa e cento ne inventa (il proverbio dice “pensa”, ma il verbo ci sembra un po’ azzardato in questo caso): così ha deciso di mettere a capitale del CONI le miniere dell’Elba. In realtà non si tratta di un’idea nuova: la Chiesa, addirittura nel primo millennio, aveva dato le miniere ai Pisani; i Pisani, a suo tempo, avevano fatto cambio con gli Appiani; gli Appiani avevano dato la concessione delle miniere ai Granduchi di Toscana; e poi il Regno d’Italia le aveva date in concessione alle Imprese sfruttatrici. Agli Elbani è sempre toccato di vedere, anche prima, coi Romani e con gli e Etruschi, il loro ferro andare via senza metterci bocca. Solo le braccia e la vita. Il Ministro non ha inventato davvero niente: le “cartolarizzazioni” sono una variante delle “indulgenze” o della “vendita delle cariche” che già usavano i ministri papali dal medioevo in poi per sopperire alle necessità finanziarie. Questa è tutta la modernità del governo delle tre “I” (ma se il Ministro non è neanche fantasista, allora che è?). Proviamo a rigirare il problema. Tutti i rapinatori di ferro visti finora almeno ci facevano lavorare (quasi tutti abbiamo un bisnonno o un nonno o un babbo che s’è confuso con le miniere o con le acciaierie di Portoferraio); capitati ora nelle mani dell’ultimo padrone, invece del ferro cavato col nostro lavoro ci vediamo portar via direttamente un pezzo d’isola per darlo in feudo al signor CONI, che se lo piperà in du’ minuti (pare che giochi…!). O se il Ministro invece levasse il CONI di torno, e con quel che resta del suo capitale finanziasse la più volte promessa valorizzazione delle miniere, facendo almeno in modo che noi e i nostri figlioli ci si potesse continuare a tirar fuori da vivere? Perché il CONI non si sa bene neanche che è e a cosa serve (nel senso che si potrebbe inventare qualcosa di meglio per fare quello che fa), e in fondo non è problema nostro se spende più di quel che può. Le miniere, invece, sono lì e si vedono tutti i giorni, e sono dentro la nostra storia e sono un pezzo immaginato, sperato, progettato del nostro futuro. Per la megalomania (a tacer d’altro) di un paio di bravi imprenditori fantasisti, la passione (in sé innocua) dei tifosi del Parma e della Lazio (e poi si vedrà) la pagano i risparmiatori coi “bond” Parmalat e Cirio. Per la megalomania del Premier e del suo Ministro fantasista la passione sportiva di tutti (in sé innocua) la si deve pagare noi con le nostre miniere. Devono anda’ ma in c… Visto? Siamo proprio i soliti comunisti! (A noi ci piace di più in quell’altro modo, che parla della storia di un secolo e mezzo di lotte per la giustizia e per la dignità, che i nostri vecchi e molti di noi hanno combattuto fino a oggi. Se poi Stalin e compagnia cantante mangiavano i bambini, devono anda’ in c… anche loro. Noi non si sapeva e non si vuole colpe che non s’hanno; ci basta le nostre, per le quali si vede che Dio ci punisce: con Tremonti)
Primula Rossa Fiori Piante