Il numero di febbraio del notissimo mensile americano National Geographic dedica oltre 30 pagine ad un esauriente reportage di Tim Appenzeller sull’effetto serra, dal titolo “Dove andrà a finire il carbonio” all’interno del dossier principale del numero di National Geographic in edicola è ospitato un intervento di Mario Tozzi , ricercatore Igag, CNR, dal titolo “Isole mangia smog” . Nell’articolo, il noto conduttore della trasmissione televisiva “Gaia, il pianeta che vive” descrive l’importanza dell’esperienza realizzata da PianosaLab, il laboratorio scientifico voluto da Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e dal CNR. Scrive Mario Tozzi: “C’è un’isola in Italia che, da sola, è in grado di assorbire tutta l’anidride carbonica che producono 9000 autovetture: 5700 tonnellate di gas in soli due mesi. E’ un’isola che si comporta come un serbatoio naturale di carbonio, cioè assorbe molta più CO2 di quanta ne emette attraverso la fotosintesi clorofilliana, affermano i ricercatori del Cnr che hanno installato già dal 2002 una stazione di controllo dei gas che vengono scambiati tra la vegetazione e l’atmosfera. E’ l’isola di Pianosa, piatta e piccola perla dell’Arcipelago Toscanoche rappresenta al meglio gli ecosistemi costieri del Mediterraneo e che può funzionare da base di partenza per i nostri tentativi di sequestrare l’anidride carbonica prodotta in eccesso. Pianosa è in una condizione ideale per lo studio dell’atmosfera: non c’è alcun tipo di traffico veicolare, non ci sono impianti di riscaldamento, non c’è alcuna contaminazione di natura industriale e ci vivono stabilmente solo tre o quattro persone. A pianosa si verifica una “reazione selvosa” dopo la fine, negli anni Ottanta, delle attività agricole legate al penitenziario: la vegetazione spontanea, di tipo mediterraneo, ha preso il posto di quella destinata al lavoro dei detenuti. Il PianosaLab del Cnr dimostra clamorosamente che non solo le foreste tropicali e le piantagioni di alberi del nostro emisfero funzionano da depositi per la CO2, ma anche le piccole isole e le aree costiere.” Il servizio è illustrato con una magnifica foto della costa di Pianosa e con quella dell’antenna del PianosaLab che si staglia sul tramonto pianosino. L’articolo della più nota e diffusa rivista di ambiente del mondo è anche una indiretta ed autorevolissima risposta a chi aveva messo in dubbio, solo pochi giorni fa, le iniziative scientifiche e di ricerca sostenute dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano proprio a Pianosa, un’isola che è già Zona di Protezione Speciale e Sito di Interesse Comunitario, anche se qualche esperto di fiducia dell’Amministrazione Campese crede il contrario (fino e spingersi a chiedere, incredibilmente, l’istituzione a Pianosa di un SIC e di una ZPS che esistono da svariati anni!) e dove sono già stati effettuati progetti come PianosaLab e Life natura che coinvolgono istituzioni, università e centri di ricerca, ma che esperti e commentatori locali ignorano o fingono di ignorare.
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