A Roma, la colonia elbana viene venduta a pezzi per fare quattrini da dare ai milionari del pallone. Viene venduto il comparto minerario, testimonianza di un passato doloroso fatto di brutale sfruttamento, ma anche luogo simbolico di vita e lotte comuni, sacrifici e solidarietà; e che per questo dovrebbe rimanere, con le sue strutture morenti, a testimoniare valori legati alla civiltà del lavoro e a tenerci ancorati alle nostre radici. Sono terreni che vennero espropriati agli elbani dalle società concessionarie, dando loro in pagamento solo il diritto di lavorare nella miniera per un pezzo di pane, per lasciarci spesso la salute e qualche volta la vita. E quando tutto questo non è servito più i colonizzatori si sono ritirati lasciando il territorio distrutto e le comunità senza un futuro. Sono proprio questi territori con le loro strutture che le comunità locali vorrebbero adesso utilizzare come richiamo per un possibile sviluppo turistico, anche perché sinora in quelle aree, a causa dello stravolgimento ambientale operato dalle miniere, l’industria turistica non ha potuto decollare. Ora, questi territori dovranno essere venduti per ripianare i debiti del Coni. Si tratta, in realtà dell'ennesima conferma di ciò che noi stiamo affermando ossessivamente da anni in tutti i nostri documenti e cioè che per i continentali, che siano di destra o di sinistra, l'isola è una ricchezza inestimabile che deve essere sfruttata come una colonia e che gli elbani, che sono rozzi e ignoranti, devono essere trattati come indigeni. Né la loro classe dirigente potrà difenderli, accontentandosi delle briciole ed essendo docile, riverente e complessata e soprattutto “appecorata”. In verità, è questo un atteggiamento più razzistico che politico. Adesso attendiamo che i capi di Forza Italia e della Casa delle Libertà, che hanno preso i voti, vengano all'Elba a spiegarcelo. Dovrebbero fare almeno come fecero Mussi e compagni che, comportandosi come colonizzatori, imposero il parco ad una intera popolazione, che poteva anche sbagliare ma non lo voleva. Ebbero comunque il coraggio di venircelo a dire in faccia. Adesso scoprono anche loro (forse perché è la destra a comandare sull'isola) che l'Elba è una colonia. C'è aria di guerre tra bande di colonizzatori per controllare, attraverso i partiti, formazioni ignare di truppe cammellate, sempre disposte a vedersi al migliore offerente. Ed un ruolo importante lo svolgono le segreterie locali (di destra e di sinistra ), che sono al guinzaglio dei loro capi continentali che decidono i candidati e quindi chi deve fare il sindaco nei nostri paesi. La destra si sposta a Livorno a prendere ordini, lì apprendendo dalla viva voce dei propri capi come hanno governato i nostri sindaci. E anche per sapere chi deve fare il sindaco del capoluogo. La sinistra presenta un documento articolato sullo stesso tema in presenza di un esponente del partito inviato da Piombino in colonia a controllare, perché secondo i capi piombinesi l’Elba è troppo a sinistra e si sta mettendo su una brutta strada e deve essere normalizzata. Vi sono anche intere categorie economiche che, essendo sotto il controllo diretto di Piombino e Livorno non sono in grado di dare un contributo insieme alle altre categorie elbane alla soluzione dei problemi, perché anche una semplice firma di adesione ad una iniziativa delle altre categorie deve essere decisa oltre canale (arriviamo anche a casi estremi: il responsabile livornese della CNA elbana che dice a Martini, che era sollecitato nella sala comunale dalle altre categorie sul problema dell’acqua, che “all’Elba acqua ne arriva anche troppa, che ci sono troppi sprechi e che non sarebbe giustificato un investimento importante per risolvere il problema”). All’Elba siamo a questi livelli e dobbiamo farcene una ragione. Purtroppo, rimane ancora irrisolto il problema della selezione della classe dirigente. Finché non riusciremo a fare di meglio non possiamo sperare di essere trattati come cittadini. Senza subire affronti alla nostra dignità.
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