Leggendo il documento del correntone mi è sembrato che l’aspetto più rilevante sia la preoccupazione dei loro dirigenti, che la maggioranza ottenuta da loro stessi nell’ultimo congresso dei ds all’Elba, con annessa maggioranza correntizia nella segreteria, sia venuta meno, si sia sgretolata strada facendo, in questi due anni di loro “egemonia” del partito all’Elba. Questa percezione è divenuta man mano più forte nel momento in cui sono maturate scelte e posizioni importanti nei ds elbani, compresa quella significativa del Segretario di Zona, sia per il contributo venuto dalla Federazione e dal Regionale, sia per scelte condotte dalla dirigenza locale, non ultima la candidatura di Portoferraio ed i contenuti molto innovativi del programma recentemente presentato dal centrosinistra per le prossime elezioni amministrative. In poche parole sembra che l’allarme sia scattato man mano che prendeva quota ed allargava la sua influenza un orientamento più riformista nella posizione politica assunta dal gruppo dirigente locale, più orientato a far assumere un ruolo di forza alternativa di governo al centrodestra. Del resto questo nuovo orientamento si è fatto più forte ed io spero che cresca velocemente, man mano che divengono evidenti i fallimenti ed i guasti prodotti dalla politica del centrodestra all’Elba e quindi al fatto che necessiti offrire una proposta di alternativa di governo credibile e realistica da parte del centrosinistra, con persone e programmi adeguati. Del resto la delusione presente oggi in ampie fasce di elettorato moderato elbano, che aveva inizialmente guardato con interesse alla proposta di modernizzazione e sviluppo avanzata dal centrodestra, se ben interpretata dalle forze del centro sinistra, può produrre, anche se non in modo automatico, significativi spostamenti elettorali e determinare le condizioni di successi elettorali politici e amministrativi per il centrosinistra all’Elba. Ma ritornando al documento, questa percezione di progressiva caduta di forza e presa della politica del correntone viene imputata stranamente ad errori di conduzione e direzione politica del gruppo dirigente attuale (ripetutamente sottoposto ad attacchi di esponenti del correntone sulla stampa e mai da questo difeso); è un’accusa un po’ strana poiché la maggioranza congressuale vincente e quindi la responsabilità di conduzione in questi anni che ci separano dal congresso è stata proprio del correntone. Allora forse la giusta domanda che il correntone dovrebbe porsi è: come mai, nonostante, noi del correntone, avessimo la maggioranza politica nei ds elbani, sancita dal congresso, essa non ha saputo consolidarsi, se non estendersi, ma al contrario ha perso consenso e pezzi per la strada (dimissioni, fuoriuscite, dissociazioni, rifugio in altre associazioni delle quali se n'è compromesso l’autonomia ed indipendenza ecc.). Rispondere a questa domanda vuol dire fare un’analisi politica del come è stata condotta in questi due anni e per quale fine, la politica d’opposizione al centrodestra da parte del correntone, quello dentro e quello fuori gli organi del partito. I punti che io considero veri e propri errori politici e dai quali conviene liberarsi sono stati: 1 - il considerare i partiti politici, pur con i loro limiti ed insufficienze, come gli apparati oppressori e fagocitatori della cosiddetta “società civile”, anzi si è cercato di alimentare un’artificiosa, quanto strumentale contrapposizione, tra i cosiddetti movimenti, comitati, girotondi ed associazioni varie contro i partiti stessi, presentati come espressione della politica con la P maiuscola: quella sporca dei compromessi e della mediazione, per non dire peggio. Si è pensato di cavalcare la cosiddetta “Antipolitica” pensando di riceverne beneficio nella lotta interna contro i cosiddetti riformisti. 2 – il sostenere che il centrodestra è un tutt’uno reazionario, pericoloso ed antidemocratico, pari ad un nemico con il quale neanche confrontarsi politicamente sul piano istituzionale, non cercando, invece, non solo di separare le componenti moderate presenti in esso, ma di batterlo sulla base della proposta alternativa e del metodo del consenso. Così come lo richiederebbe un corretto funzionamento della democrazia dell’alternanza e del sistema bipolare presente nei comuni ed enti comprensoriali. La posizione che si è tenuta in questi anni è stata di netta e radicale contrapposizione politica (specularmene a quella promossa dalla destra), molto urlata e autoreferenziale, elevata a disconoscimento dei diversi ruoli di maggioranza ed opposizione. Contrapposizione, che, come viene ripetuto nel documento “..è necessario demarcare con nette differenze e confini politici…” dei due schieramenti, senza alcuna possibilità di comune impegno su problemi di governo unitario elbano, rinunciando ad esercitare un’azione politica d’opposizione e proposta, che nel rispetto dei reciproci ruoli e delle istituzioni chiamate a responsabilità di governo territoriale e comprensoriale, producesse serie contraddizioni tra i problemi dell’Elba e l’idea che il centrodestra ha del governo: ognuno se le risolva per conto suo, con conseguente ingovernabilità. La cosiddetta politica del tanto peggio tanto meglio, pensando che lo stare a guardare e denunciare sia sufficiente a spostare consensi. 3 – il pensare che la società elbana possa essere governata in base a modelli, visioni parziali e radicali, viste come vere alternative utopiche, in contrasto ed in polemica con quella che invece è una realtà complessa e matura, con interessi corposi e diffusi, economici, sociali, culturali, che necessitano di risposte e proposte praticabili, realistiche e rispettose di tutti i bisogni della comunità elbana e secondo un progetto politico condiviso, perché realizzabile (non si può parlare continuamente di comune unico e poi sostenere che i tempi non sono ancora maturi e che ci si dovrà avvicinare con gradualità ecc.). I problemi del governo unitario mi sembra siano stati ben impostati nel nuovo programma elettorale del centrosinistra a Portoferraio (riprendo..… Un progetto amministrativo che arresti declino e degrado del territorio e dell’economia a partire dalle Istituzioni è l’obiettivo, raggiungibile attraverso: Una visione unitaria del territorio elbano per utilizzare al meglio i rapporti e le risorse Provinciali, Regionali, Europei. Il governo comune delle questioni comuni (acqua e depurazione, rifiuti, sanità, viabilità e trasporti, Parchi , ambiente e territorio, Urbanistica, attività produttive, impianti energetici e per la telefonia, ecc) per meglio affrontarle. Coordinamento , precise e differenziate competenze per Comuni, Parco Nazionale e Comunità Montana)…). Ne condivido pienamente l’impostazione e l’impianto, dove senza fughe in avanti, ma con il senso del reale, ci si misura sui problemi di governo e sviluppo della città. 4 – un altro conseguente errore è che un progetto di governo possa essere sostenuto da un’alleanza di forze genericamente aggregate, che stanno insieme solo per dire “no” o per essere “anti”, in virtù di una purezza identitaria e culturale, di sinistra o verde che sia, che non sa apprezzare l’insieme degli interessi che invece appartengono all’insieme della società Elbana. E’ un errore grave e paralizzante, poiché porta a limitare l’arco delle forze potenzialmente interessate ad una vera alternativa di governo al centrodestra. Dietro la metafora e la polemica contro ….le Partite iva… si vuol disconoscere quella realtà importante, sia economicamente sia socialmente, che all’Elba sono le piccole e medie attività collegate al turismo, al commercio, ai servizi e che sono l’ossatura sociale dell’isola e che ambiscono allo sviluppo ed alla modernità e ad ottenere maggiori livelli competitivi. Quest’area non possiamo regalarla al centrodestra. Così come sul piano politico e culturale dobbiamo recuperare dialogo con le soggettività, sia nuove, ma anche tradizionali, del cattolicesimo democratico, che all’Elba sono una realtà importante e presente, e del riformismo democratico, laico e socialista. 5 – il pensare che all’interno dei partito non possano convivere aree con opinioni e posizioni politiche diverse e che in base ad un confronto democratico si possa governarlo con reciproca legittimazione nell’assumere le responsabilità e le decisioni. Spesso questo confronto è scivolato su attacchi alla dirigenza ed a singoli compagni con toni pregiudiziali e personali, senza rispondere in termini politici, ma con anatemi e scomuniche di lesa fedeltà ad una identità presupposta. Mi ha colpito una lettera di una compagna che ha dichiarato che, essendo sul procinto di abbandonare il partito per prendere la tessera dei verdi, più confacente forse alle sue idee ed alla sua visione politica e quindi delusa dal gruppo dirigente, ci ripensava e restava, anche se contro voglia, perché intendeva condurre una battaglia contro “qualcuno” e in difesa di “qualcun altro”. Io credo che l’associazione ad un partito è un atto di libertà individuale con il quale si accettano le regole di convivenza stabilite statutariamente, ma prima di tutto perché se ne condivide alcuni valori di fondo senza di che si scatenerebbe una guerra tra bande, senza costrutto e beneficio per alcuno. Forse dovremmo anche ritrovare e riconfermare queste ragioni comuni. Giuseppe Coluccia Caro Pino Ho letto con estrema attenzione le lunghissime lettere che hai inviato negli ultimi tempi alla stampa. Non vorrei turbarti citandoti Nanni Moretti, ed il suo noto sbottare davanti alla TV: "D'Alema, di' qualcosa di sinistra! di' almeno una cosa di sinistra!". Ecco Pino, ho seguito rigo per rigo quello che hai scritto ripetendo come Moretti: "Pino .. di' qualcosa di sinistra!" Non lo hai detto.
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