LEGAMBIENTE, WWF, MAREVIVO, LIPU, CTS (in pratica tutte le firme maggiormente rilevanti dell'ambientalismo nazionale) avanzano una richiesta comune per l’area marina protetta dell’Arcipelago Toscano, che traversa in questo momento la delicata fase della concreta istituzione. Il dettato dei sodalizi ambientalisti dell'Arcipelago Toscano è articolato in una sintesi di dieci punti. Si va a comporre quindi una sorta di manifesto ecologista sul mare delle nostre isole, finalizzato tanto alla conservazione della risorsa naturalistica blu che alla salvaguardia degli interessi e della cultura di chi sul mare opera tradizionalmente usandolo senza abusarne. Il testo viene trascritto, qui di seguito in forma integrale: 1. Criteri di Omogeneità, per quanto possibile, tra la zonazione del Parco Nazionale, a terra, e l’area marina protetta, a mare, tenendo in debita considerazione le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC). 2. Continuità geografica della zonazione e della perimetrazione, evitando la frammentazione delle aree oggetto di tutela in zone di limitate dimensioni con una conseguente protezione “a macchia di leopardo” che risulterebbe incontrollabile ed ingestibile. 3. Presenza di zone A, di tutela integrale, in ciascuna delle isole maggiori, a salvaguardia di ben individuate biocenosi marine o a protezione dell’avifauna marina nidificante, che presenta elementi di rarità e vulnerabilità; a tal fine, dovrà essere confermata la protezione di ampie zone marine delle isole minori – pur con una doverosa revisione di alcuni perimetri provvisori - fin qui salvaguardate dalla zonizzazione “1” del DPR che istituisce il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. 4. Divieto alla pesca subacquea in apnea nell’area marina protetta, perché induce comportamenti elusivi nella fauna ittica (i pesci fuggono alla vista dell’uomo), è scarsamente selettiva per alcune specie ormai a rischio (cernia), e risulta difficile da controllare, per ammissione degli stessi organi preposti alla sorveglianza. Tale attività potrà comunque essere svolta nelle zone non interessate dall’area marina protetta. 5. Garantire la fruizione sostenibile dell’area marina protetta in zona B e C: consentire, previa disciplina dall’organismo di gestione, la navigazione, le immersioni subacquee e, nella sola zona C, la pesca sportiva (ma non con l’utilizzo di attrezzi professionali). 6. Disciplinare la sosta delle unità da diporto in zona B, consentendola unicamente presso i gavitelli di ormeggio predisposti a tale scopo e vietando l’ancoraggio; in zona C, prevedere una progressiva eliminazione della possibilità di dare fondo all’ancora, incentivando la realizzazione di aree di ormeggio per i diving e le unità da diporto. 7. Divieto all’utilizzo delle reti derivanti, tipo cianciolo, nelle zone A, B e C ad esclusione della pesca allo zerro (pesca tradizionale) praticata con la tecnica dello sciabichello o sciapichello. 8. Salvaguardia di alcuni tipi pesca tradizionale effettuata con attrezzi selettivi a basso impatto (zerro, ecc.), comunque assimilabili alla piccola pesca artigianale, appositamente disciplinata con opportune e mirate deroghe. 9. Previsione di un’ampia zona di protezione antistrascico attorno all’area marina protetta, nella quale sia possibile esercitare tutte le rimanenti attività, compresa la pesca subacquea. 10. Presenza di rappresentanti dei pescatori professionisti e dei diving negli organi decisionali dell’area marina protetta (Commissione di riserva).
mare blu