Questo discorso che uno deve essere buono a Natale non ci ha mai convinti neppure un poco, e ci viene in mente anzi quanto osservava nostro padre (omo rustico e assai poco religioso che avrebbe provocato crisi isteriche di plotoni di dame di carità col suo parlare) a proposito di Giovanni XXIII. “Lo chiamano il Papa Bono .. loro eh! E allora quell’altri Papi cos’ereno, aspiti?!” Temiamo in fondo che l’essere angelici il 25 Dicembre e nelle ore limitrofe possa costituire un eccellente scusa per essere stronzi nella restante e largamente maggioritaria parte dell’anno. Scusate se non ci adeguiamo al buonume impazzante, alle lacrime a comando per i bimbi poveri del mondo che a Natale debbono avere dei doni, e che per il resto dell’anno possono pure andarselo a prendere in culo, a morire di fame, sfruttamento, malaria, con buona pace dei bilanci delle multinazionali. Insomma ci verrebbe voglia di augurare in luogo di alcuni “Buon Natale!”molti “Pessimo Natale!” nella speranza che i destinatari non siano colpiti certo da niente di grave o letale, ma almeno una colica, una foruncolosi sul naso e una crisi di panico sì. E allora dopo aver augurato un orrendo Natale a chi fa male ai bambini (ed agli adulti) del mondo, torniamo al nostro piccolo ed alla nostra più recente storia. Notiamo che negli ultimi mesi abbiamo visto consumare due piccole-enormi ingiustizie locali, quella ai danni dei poveri cani senza padrone, quella della povera natura del Puntale violentata dagli orrendi pali della telefonia. Lasciateci quindi sperare, diciamo di più, sognare, che a metà del cenone di Natale, tutti quelli che portano responsabilità di quelle ingiustizie, impallidiscano .. ma solo un poco, dicano: “Scusatemi un attimo” e si chiudano nei loro cessi, e ci rimangano fino a Santo Stefano. Non andiamo oltre, non ci spingiamo all’augurio di nostra nonna “Che tu potessi sta’ a sede’ sul vaso quanto ci mette una tartaruga zoppa a fa’ tre volte il giro del mondo!” Ma solo giusto perché è Natale.